Inaugurazione anno giudiziario, magistrati in protesta. Nordio: ‘Riforma non è punitiva’

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ANapoli le toghe hanno abbandonato il Salone non appena il ministro ha preso parola. “Il pm non sarà mai sottoposto al potere esecutivo”, ha detto il Guardasigilli. Da Milano a Palermo, i magistrati hanno manifestato contro la separazione delle carriere con coccarda tricolore, cartelli e Costituzione in mano. La Russa: “Servono concordia e collaborazione. Nessuno può cancellare le scelte del Parlamento”. Meloni: “Anm smetta di criticare senza se e senza ma”

Proteste dei magistrati in tutta Italia durante l’inaugurazione dell’Anno giudiziario delle Corti d’Appello. Da Milano a Palermo, le toghe si sono presentate nelle aule con coccarda tricolore e Costituzione in mano per rivendicare la loro contrarietà alla riforma della Giustizia con la separazione delle carriere, che ha avuto il primo sì dalla Camera nei giorni scorsi. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio era presente all’inaugurazione a Napoli, dove i magistrati hanno abbandonato il Salone dei Busti di Castel Capuano non appena il ministro ha preso la parola. “Il dissenso è il sale della democrazia e ringrazio i magistrati per aver espresso il loro dissenso in maniera composta. Ma pensare che un ex magistrato come me, che ha servito lo Stato per oltre 30 anni, possa avere l’obiettivo di umiliare la magistratura è ingiusto”, ha detto il Guardasigilli. Per lui applausi da chi è rimasto nel Salone, soprattutto avvocati. “Purché tutto sia nell’alveo della Costituzione, nessuno può arrogarsi il diritto di cancellare quelle che sono le decisioni che prende il Parlamento, ma deve prenderle avendo capacità di ascolto e di confronto”, ha commentato il presidente del Senato Ignazio La Russa, a margine della cerimonia per l’inaugurazione dell’Anno giudiziario a Milano.


La protesta a Napoli – ©Ansa

L’intervento di Nordio

“È doloroso – ha proseguito Nordio nel suo intervento – che qualcuno possa pensare che questa riforma costituzionale sia punitiva per la magistratura. Tutte le opinioni sono benvenute, tutte le manifestazioni di dissenso. Però che si possa pensare che un ministro che a 30 anni è entrato in magistratura ed è stato per tre anni alla guida dell’inchiesta contro le Brigate Rosse, tutta la Colonna veneta, e ha assistito alla morte di alcuni dei suoi colleghi, che un ex magistrato quale sono possa avere come obiettivo l’umiliazione della magistratura, lo trovo particolarmente improprio”. E poi: “Vi pare che, avendo io fatto per 40 anni il pm per essere libero e indipendente”, la riforma “vorrebbe un pm sottoposto al potere esecutivo? Non avverrà mai, non in nome di questa riforma costituzionale”. Il Guardasigilli ha inoltre fornito alcuni dati: “Il contributo offerto dagli uffici del Distretto di Napoli è stato molto significativo e, per questo, mi sembra opportuno soffermarmi un momento sui numeri di quello che possiamo definire un successo. Rispetto all’obiettivo Pnrr, previsto per il 31 dicembre 2024, di abbattimento del 95% dell’arretrato civile pendente al 31 dicembre 2019, la Corte d’Appello di Napoli, partendo da un arretrato di 20.819 procedimenti, ha raggiunto il livello di 302 procedimenti ancora pendenti al 30 novembre 2024, con una diminuzione del 98,5%. Secondo i dati disponibili a novembre, anche i Tribunali di Avellino, Benevento, Napoli Nord e Nola, hanno pienamente raggiunto l’obiettivo di abbattimento del 95% dell’arretrato civile pendente al 31 dicembre 2019. Napoli era al -94,8%, Santa Maria Capua Vetere al -94,7%, Torre Annunziata il -93,3%”. E infine: “Particolarmente significativo è stato proprio il risultato del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, che partendo da un arretrato, al 2019, di 15.233 procedimenti pendenti è giunto a soli 809 procedimenti ancora pendenti”.

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La Russa: “Servono confronto e concordia”

“Credo che il modo con cui si possono affrontare i temi che anche oggi sono stati sollevati non possa che essere quello del confronto e della concordia, senza che si arrivi a un conflitto, perché sarebbe controproducente per tutti e soprattutto per i cittadini”, ha detto il presidente del Senato La Russa. Le posizioni, ha proseguito, “possono anche essere diverse e divergenti, ma devono trovare una sintesi in un confronto serio e poi purché tutto sia nell’alveo della Costituzione nessuno può arrogarsi il diritto di cancellare quelle che sono le decisioni che prende il Parlamento, ma deve prenderle avendo capacità di ascolto e di confronto”.

Meloni: “Anm smetta di criticare senza se e senza ma”

“Le proteste sono sempre legittime ma mi rammarica questo atteggiamento dell’Anm per cui ogni riforma sul tema giustizia diventa un’Apocalisse, una fine del mondo che bisogna sempre criticare senza se e senza ma”, ha detto la premier Giorgia Meloni prima di salire a bordo dell’Amerigo Vespucci a Gedda. “Credo non giovi neanche ai magistrati stessi perché quando ci si siede ad un tavolo un punto d’incontro si trova sempre – ha sottolineato -. Mi corre ricordare però che l’articolo 49 della Costituzione dice che i cittadini hanno il diritto di associarsi in partiti politici per concorrere in metodo democratico alla determinazione della politica nazionale. Questo significa che i cittadini si organizzano in partiti politici, votano, decidono quali devono essere le scelte della politica. Stiamo facendo qualcosa di perfettamente adeguato alla Costituzione che non dice che la giustizia non si può riformare”.




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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio nel corso dell'intervento svolto a Napoli in apertura dell'anno giudiziario nel Salone dei Busti di Castel Capuano, Napoli, 25 gennaio 2025. 
ANSA/ CIRO FUSCO
Nordio durante l’intervento a Napoli – ©Ansa

“Riforma veicolata con slogan, non risolve nulla”

Prima della cerimonia di Napoli, nove magistrati aderenti all’Anm si sono riuniti fuori Castel Capuano per far sentire la loro voce, con toga, coccarda tricolore sul petto e tra le mani un cartello con una frase di Piero Calamandrei sulla Costituzione. Durante l’inno di Mameli, le toghe presenti nel Salone hanno levato al cielo la Costituzione. Poi, come detto, hanno lasciato l’aula appena Nordio ha iniziato l’intervento. Il ministro ha poi ricevuto un lungo applauso, con parole di incitamento (uditi diversi “Bravo”), da parte di chi rimasto nel Salone dei Busti in conclusione del suo discorso. Le toghe hanno spiegato il loro gesto. “Toccare l’ordine giudiziario significa toccare uno dei tre poteri dello Stato, modificare l’assetto costituzionale della giurisdizione è un danno per i cittadini nell’interesse dei quali noi cerchiamo di ottenere attenzione”, ha detto Paola Cervo, componente del Comitato direttivo centrale dell’Anm, all’esterno di Castel Capuano, dove le toghe si sono riunite in protesta. “La riforma viene veicolata con slogan. Ci si limita a parlare della separazione delle carriere e si distoglie lo sguardo dal fatto che la separazione delle carriere non risolverà nessuno dei problemi che sperimentiamo quotidianamente in aula”, ha aggiunto. “Si dimentica inoltre di parlare di cosa accadrà al Csm che viene sdoppiato, ci si dimentica di dire che la politica assumerà il potere di decidere i nostri procedimenti disciplinari con una rottura frontale della separazione dei poteri e non è quello che i costituenti ci hanno consegnato”. E poi: “Sotto l’ombrello della Costituzione e con la Costituzione in mano oggi noi protestiamo. Usciremo dalla sala perché siamo stati disponibili ad ogni possibile occasione di confronto, tavolo tecnico e iniziativa ma non siamo mai stati ascoltati per una scelta legittima politica che però mette a repentaglio l’ordine costituzionale dei poteri dello Stato”. Nei pressi di Castel Capuano, i rappresentanti della Rete napoletana hanno protestato contro il Ddl sicurezza: “Questo Paese ancora una volta dimostra di voler fare il forte coi deboli ed il debole coi forti”.




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La mobilitazione a Milano

Giudici e pm milanesi, nonché alcuni procuratori della sede del distretto della Corte d’Appello, si sono schierati – indossando la toga – sulla scalinata davanti all’ingresso del Palazzo di Giustizia del capoluogo lombardo. “Non è possibile che nel diffuso clima di tensione oggi esistente, anche gli interventi meramente tecnici dei capi degli Uffici giudiziari finalizzati solo a dare un contributo alla soluzione di problemi organizzativi nel mondo della giustizia nel solco della lealtà istituzionale, vengano qualificati come interferenze nelle competenze altrui, se non addirittura attaccati in modo gratuitamente denigratorio sulla base di semplificazioni pericolose”, ha detto il presidente della Corte d’Appello di Milano Giuseppe Ondei durante la sua relazione. L’Anno giudiziario passato, ha continuato, “è stato testimone di notevoli e aspri dibattiti sul mondo della giustizia, che talvolta sono sfociati in veri e proprio scontri istituzionali” tra politica e magistratura. Ondei, nella sua relazione, non è entrato nel merito dei “contenuti degli scontri” ma, dato “il grave accentuarsi in questo periodo dei contrasti”, ha sottolineato come “il dialogo e l’ascolto sono gli strumenti che hanno consentito all’Italia di progredire, mentre ora si colgono, talvolta, spinte a considerare un valore la rottura e lo scontro”. Ondei ha poi citato le parole del capo dello Stato Sergio Mattarella, per il quale “l’interlocuzione non è un inciampo” ma “l’esplicarsi della democrazia”. E poiché, con la riforma, esiste un “reale rischio che si vulnerino due principi inderogabili quali l’autonomia e l’indipendenza” delle toghe, che sono “cardini invalicabili della tenuta democratica dello Stato”, la “magistratura, pur sempre mantenendo un doveroso e corretto senso dei propri limiti, non potrà mai tacere laddove dovessero manifestarsi evidenti intenzioni di limitarne in svariati modi il raggio d’azione”, ha evidenziato Ondei.

Magistrati sulla scalinata d'ingresso del Palazzo di Giustizia in toga, con una coccarda tricolore e manifesti con frasi a difesa della Costituzione, in segno di protesta, nel giorno della cerimonia dell'inaugurazione dell'Anno giudiziario nel Distretto, contro il disegno di legge sulla separazione delle carriere, Catania, 25 gennaio 2025.
ANSA/ ORIETTA SCARDINO
La protesta a Milano – ©Ansa

Anche Roma cartelli e Costituzione

Cartelli con una citazione di Calamandrei sono stati mostrati dai magistrati dell’Anm – con toga e Costituzione in mano – prima dell’inizio della cerimonia di inaugurazione dell’Anno giudiziario in Corte d’Appello a Roma. Sui cartelli si legge la frase: “Se volete andare in pellegrinaggio dove è nata la nostra Costituzione, andate sulle montagne, nelle carceri, nei campi, dovunque è morto un italiano per riscattare la nostra libertà perché è che è nata la nostra Costituzione”. “È arduo sostenere che le nuove riforme siano in grado di realizzare, almeno a Roma, in tempi brevi un significativo cambio di passo nei tempi della giustizia civile e penale”, ha affermato il presidente della Corte d’Appello di Roma, Giuseppe Meliadò nella sua relazione. “Quel che è, invece, certo è che, nell’anno decorso, vi è stato in ogni Ufficio del distretto un grande sforzo per ridurre l’arretrato e migliorare i tempi dei processi civili e penali, e che questi risultati sono tanto più importanti in quanto realizzati quasi che tutti gli Uffici del distretto operassero ad organico pieno. Laddove, invece, tutti gli Uffici, a iniziare da quelli più grandi, sono stati costretti a operare in quest’ultimo anno con vuoti di organico, sia del personale di magistratura che di quello amministrativo, sempre più importanti e ormai insostenibili”. E ancora: Roma “sta progressivamente diventando il coacervo di tutte le mafie e di tutte le forme di criminalità e, nonostante ciò, la percezione di tale emergenza stenta ad andare di pari passo con la velocità con cui si radicano e diffondono le organizzazioni e le pratiche criminali”. Poi Meliadò ha spiegato che “un numero irrisorio di giudici fronteggiano a Roma una valanga di reati, e il rischio penale in questa condizione non costituisce un adeguato deterrente rispetto alle opportunità di guadagno che offre l’attività criminale”. Non solo: “Il dato che spicca è quello della criminalità organizzata, con la massiccia presenza di associazioni a delinquere anche di stampo mafioso sia nella città di Roma che nei territori di Velletri, Latina, Cassino e Frosinone, che rende gli uffici romani comparabili a quelli delle ‘capitali storiche’ della associazioni criminali del Paese”.

Protesta Magistrati durante inaugurazione anno Giudiziario presso la Corte di Appello, Roma, 25 Gennaio 2025.ANSA/GIUSEPPE LAMI
La mobilitazione a Roma – ©Ansa

Le proteste da Firenze a Palermo

Scene simili a Firenze: coccarde sulla toga, Costituzione in mano e tutti fuori quando ha parlato il rappresentante del governo. “È un gesto verso un disegno riformatore costituzionale che non condividiamo e che riteniamo inutile per noi magistrati e dannosa per i cittadini”, ha affermato il presidente della sezione toscana dell’Anm Alessandro Ghelardini. “Le priorità del mondo della giustizia sono ben altre: la durata dei processi” e “la riforma non modificherà in nulla l’attuale situazione”. Non solo: per Ghelardini “si va a intervenire su un assetto ordinamentale perché si sostiene che ad oggi ci sia un deficit di terzietà del giudice. L’esperienza, anche recente, dimostra che l’attuale assetto della magistratura è in grado di valutare con piena indipendenza e terzietà le richieste dei pubblici ministeri, magistrati che come noi condividono il medesimo percorso professionale”. E infine: “Tutta questa necessità di intervenire sull’ordinamento giudiziario con questa separazione che riteniamo pregiudizievole dell’interesse dei cittadini, in realtà non può essere una priorità”. Proteste anche a Torino, Bologna e Bari. “Oggi chiediamo un confronto, chiediamo di essere ascoltati perché sul disegno di riforma possa esserci un confronto col governo”, ha affermato Antonella Cafagna, presidente della giunta esecutiva dell’Anm del capoluogo pugliese. Era stracolma l’Aula magna della Corte d’appello di Palermo, dove le toghe sono entrate con la Costituzione in mano. Il presidente della Corte d’Appello Matteo Frasca ha parlato con alle spalle una gigantografia di Giovanni Falcone e ai lati due pannelli che riproducono la Costituzione. In aula, tra gli altri, il procuratore nazionale antimafia Giovanni Melillo, la procuratrice generale Lia Sava, l’eurodeputata di Forza Italia Caterina Chinnici (figlia di Rocco, giudice istruttore ucciso dalla mafia nel 1983) e il presidente della Regione Sicilia Renato Schifani. Proteste anche a L’Aquila, Venezia, Ancona e Catania.

Gratteri: “Inutile partecipare, nessuno ci ascolta”

Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Napoli, ha spiegato ad Agorà Weekend su Rai3 perchè ha disertato la cerimonia di inaugurazione dell’Anno giudiziario nel capoluogo partenopeo alla presenza di Nordio. “Resto qui in ufficio a lavorare perché non ritengo utile la mia presenza, dato che nel corso di tutto questo tempo, mesi e anni, nessuno ha chiesto e ha voluto un confronto per discutere sul piano pratico, tecnico e giuridico della riforma. Quindi andare lì a sentire lo stesso discorso fatto ieri, fatto in televisione ieri sera o fatto l’altro ancora, non ne vale la pena”. Poi ha aggiunto: “Tutte le manifestazioni, le proteste democratiche, sono legittime, devono essere fatte. Anzi, dico che l’Anm sinora è stata molto timida rispetto anche ad altre riforme”. E ancora: “Penso che debba essere la politica a dimostrare di voler dialogare e ragionare. Se questo non c’è… Non parlo di scontro. Noi siamo qui tranquilli sereni, stiamo lavorando, con gli strumenti che il legislatore ci dà. Però è ovvio che ci devono consentire, come per tutti, i cittadini, eccetera, di poter protestare e contestare”. E sulla separazione delle carriere Gratteri ha osservato: “Perché l’esigenza di questa separazione dato che di fatto già c’è separazione? Ogni anno esce un bollettone dove vengono pubblicati circa 400 posti in primo grado in tutta Italia. I termini sono scaduti ieri, 24 gennaio. Mi spiega perché, di questi 400 posti, solo due/tre da pm chiedono di passare a giudice, e da giudice di passare a pm? Nel caso in cui troveranno collocazione e quindi il posto, devono cambiare Regione se cambiano funzione. Quindi qual è l’esigenza? Per il 2% ogni anno si deve dunque cambiare la Costituzione? Non le sembra sproporzionato questo lavoro? Tutto questo lavoro che bisognerà fare alle Camere per meno del 2% dei magistrati che ogni anno cambia funzione? Non le sembra strano questo?”.

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