Medici e infermieri, Trento spende più del resto d’Italia: «Stipendi migliori e servizi per i dipendenti»

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di
Alessandro Rigamonti

Secondo i dati sulla spesa per il personale sanitario della fondazione Gimbe, l’Alto Adige e il Trentino sono ai primi posti: 81mila euro per dipendente a Bolzano, 61mila a Trento. La media nazionale ferma a 57mila

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A guardare i dati della fondazione Gimbe sulla spesa per il personale sanitario l’Alto Adige e il Trentino sono ai primi posti: 81.139 euro per unità di personale dipendente Bolzano, 61.066 euro Trento e la media nazionale ferma a 57.140 euro. Sotto la media nazionale però ci sono esempi virtuosi di sanità come Veneto, Friuli – Venezia Giulia, Toscana ed Emilia Romagna. Ma cosa significano questi dati? Secondo Antonio Ferro, direttore generale dell’Apss, i numeri sono positivi: «Spendiamo di più perché abbiamo un alto numero di dipendenti che lavorano sulla sanità, offriamo più servizi e da noi gli stipendi sono più alti».

I dati Gimbe

I dati della fondazione Gimbe sono stati presentati mercoledì scorso alla XII Commissione Affari sociali della Camera. I numeri presentati per la spesa del personale sanitario sono stati elaborati mettendo in correlazione, per l’anno 2022, le unità di personale dipendente con la spesa pubblica totale. «Quest’inedito indicatore dimostra che l’ottimizzazione della spesa pubblica per il personale sanitario è stata gestita in maniera molto differente tra le regioni — ha commentato Nino Cartabellotta, presidente della Fondazione Gimbe —. Non a caso, quelle più virtuose nell’erogazione dei livelli essenziali delle prestazioni registrano una spesa per unità di personale dipendente più bassa». E ha aggiunto: «Un risultato verosimilmente dovuto sia alla riduzione delle posizioni apicali, sia ad un più elevato rapporto professioni sanitarie/medici, che consente di ridurre la spesa mantenendo una maggiore forza lavoro per garantire l’erogazione dell’assistenza sanitaria».




















































Le critiche della Cgil

Secondo Alberto Bellini, segretario generale della Fp Cgil, i dati non sono positivi: «Nella spesa media per il personale entrano tutte le prestazione del dipendente e se hai un numero basso di dipendenti hai bisogno di un numero di straordinari elevato. Questo significa che i lavoratori li stai sfruttando e offrire prestazioni aggiuntive vuol dire arrivare al burnout». E ha aggiunto: «Il nostro è un sistema non perfettamente ottimizzato che non ha fatto una scelta ponderata di natura organizzativa su qual è il rapporto ospedalizzazione-territorio». Secondo il sindacato, il Trentino avrebbe le possibilità per ottimizzare un sistema che è stato definito «particolarmente complesso»: «Sotto il profilo organizzativo ha moltissime figure apicali che incidono molto su questo aumento della spesa», ha detto Bellini.

Il personale

Si è parlato di elevato numero di dipendenti. Questo è un dato che emerge sempre dallo studio Gimbe. Per quanto riguarda il numero di personale sanitario dipendente ogni mille abitanti (dati del 2022), Bolzano è al terzo posto con 16,8 dipendenti /1000 abitanti, mentre Trento al quinto con 15,3. La media nazionale è di 11,6 dipendenti e all’ultimo posto si trovano Campania e Lazio con 8,5. «Tutte le regioni molto legate al privato, come la Lombardia, sono in basso in classifica perché hanno un minor numero di dipendenti pubblici — ha detto Bellini —. I territori montani e le autonomie speciali tendono ad avere un numero di dipendenti per mille abitanti più elevato e questo si spiega perché serve avere un numero di strutture molto ampio per coprire i territori particolarmente complessi». Poi Bellini ha messo a confronto due regioni con numeri simili come dipendenti: «Trentino ed Emilia Romagna hanno numeri simili però sono due sistemi molto diversi». E infatti l’Emilia Romagna ha una spesa per dipendente quasi 10mila in meno rispetto al Trentino e quasi 30mila euro rispetto all’Alto Adige.

«Siamo attrattivi»

Ferro però offre un’altra lettura a questi dati. «Abbiamo un alto numero di dipendenti perché siamo attrattivi. L’esempio è dato dal Friuli – Venezia Giulia e dalla Liguria che spendono meno di noi a parità di dipendenti perché lì sono pagati meno». E ha aggiunto: «Se il servizio non funzionasse non dovremmo avere questo numero di dipendenti. Noi offriamo tanti extra Lea (livelli essenziali di assistenza) e servizi che le altre regioni non hanno. Ad esempio, in termini di assistenza degli ultra 65enni a casa e delle cure palliative abbiamo i livelli di assistenza migliori d’Italia. Però, per raggiungere questi livelli, devi avere più personale. Inoltre — continua Ferro —, in altre regioni alcuni servizi vengono esternalizzati, ad esempio la mensa. Noi invece usiamo risorse nostre. Ovvio che se esternalizzi paghi di meno, ma noi abbiamo una politica diversa».

La fondazione Gimbe ha anche analizzato la spesa pro capite per il personale dipendente: Bolzano è al primo posto con 1.405 euro («La quota è la più elevata anche grazie all’indennità del bilinguismo», ha detto Cartabellotta) e Trento è al terzo posto con 959 euro. Tra le due province autonome la Valle d’Aosta con 1.085, mentre la media nazionale è di 672 euro.

Dopo il Covid

Dal punto di vista nazionale, la situazione è critica: «Nel periodo 2012-2023 — ha spiegato Cartabellotta — il capitolo di spesa sanitaria relativo ai redditi da lavoro dipendente è stato quello maggiormente sacrificato». Anche se in numeri assoluti questo valore è cresciuto fino a toccare i 40 miliardi nel 2023, in proporzione con le altre spese la quota relativa agli stipendi è calata dal 33,5% al 30,6%. «Se la spesa per il personale dipendente si fosse mantenuta ai livelli del 2012, quando rappresentava circa un terzo della spesa sanitaria totale, negli ultimi 11 anni il personale dipendente non avrebbe perso 28,1 miliardi di euro, di cui 15,5 miliardi di euro solo tra il 2020 e il 2023, un dato che evidenzia il sacrificio economico imposto ai professionisti del sistema sanitario nazionale», ha commentato Cartabellotta. Nello stesso periodo, soprattutto dopo il Covid, è salita la spesa nazionale per i gettonisti: nel 2023 si è attestata a 476,4 milioni di euro.

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10 gennaio 2025

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