Non riesce il tentativo del centrodestra di rompere la maggioranza in Loggia. Il grimaldello della mozione che chiedeva alla Loggia di “condannare gli incidenti di piazza Vittoria del 28 dicembre, esprimere solidarietà a Polizia di Stato, Prefetto e Questore”, oltre che stanziare un fondo destinato a progetti per incrementare la formazione sulla Costituzione italiana rivolto alle scuole, non ha sortito effetto: il centrosinistra ha schivato il colpo proponendo e approvando (con qualche crepa, ma senza grosse fratture) un documento alternativo.
Le due mozioni in discussione
Il primo consiglio comunale del 2025 è l’ultimo capitolo di un dibattito politico e cittadino, cominciato la sera del 13 dicembre scorso, quando 500 appartenenti a movimenti della galassia neofascista hanno marciato lungo via Corsica e fino in Stazione, al grido di “Difendi Brescia”. Da qui, un crescendo di tensioni: a il 18 dicembre, la città si sveglia con il centro storico imbrattato di svastiche (che si scoprirà poi essere opera di due giovani ubriachi); il 20 4mila persone danno vita alla risposta antifascista in piazza Loggia; il 28 dicembre il cartello “Difendi Brescia” dà seguito alla sua prima uscita organizzando un “aperitivo tricolore” in piazza Vittoria, notizia a cui segue la convocazione di un presidio antifascista promosso dall’assemblea antifascista Permanente. Interviene la questura, vietando a tutti la piazza. Gli antifascisti manifestano lo stesso, adottando l’escamotage della conferenza stampa “partecipata”: ma la situazione degenera in tafferugli quando la polizia cerca di levare due striscioni ai manifestanti. Segue una sequela di polemiche, prese di distanza, richieste di abbassare i toni.
La discussione si apre intorno alle cinque del pomeriggio, in una sala gremita di attivisti di Magazzino47, Diritti Per Tutti e collettivi studenteschi, a cui si accompagna un certo dispiegamento di agenti di polizia. Sul tavolo due mozioni: la seconda, frutto di un intenso lavoro di mediazione, arriva poco prima dell’apertura della discussione e non menziona i fatti del 28 dicembre, ma indica le manifestazioni “come quella avvenuta il 20 dicembre 2024” quale risposta corretta alle provocazioni, esprime “gratitudine e piena fiducia” nei confronti delle istituzioni preposte alle forze dell’ordine e condanna l’uso della violenza quale strumento di contrapposizione e azione politica.
Il dibattito in aula
Il confronto dura tre ore, che trascorrono tra botta e risposta tra maggioranza e opposizione, qualche picco di tensione e intrusioni del pubblico (che rumoreggia fino al richiamo del presidente Rossini quando la consigliera FdI Nini Ferrari afferma che la minoranza non abbia mai strizzato l’occhio a fascismo e razzismo). “Le regole vanno rispettate”, è il leitmotiv della minoranza, che batte sulla presenza, nella piazza del 28, di due consiglieri del centrosinistra (Valentina Gastaldi di Brescia Attiva, Francesco Catalano di Al Lavoro con Brescia), “che dovrebbero chiedere scusa”, afferma il leghista Michele Maggi. Come ulteriore argomento, i consiglieri di minoranza sventolano la propria adesione, durante la seduta dello scorso dicembre, all’ordine del giorno che ribadiva il rifiuto dell’ideologia fascista e il carattere antifascista dell’aula.
Recriminazioni a cui tra le file di maggioranza si risponde con il principio del distinguere per non confondere: “Siamo per le regole, ma un conto è violare le prescrizioni della prefettura, altro è violare la Costituzione come fanno le manifestazioni neofasciste”, puntualizza Cammarata. E la mozione presentata dal centrodestra condanna “senza tener conto del contesto di crescente preoccupazione dell’ultimo mese”.
La presa di posizione di Gastaldi (Brescia Attiva): “Governo neofascista”
Ad alzare la tensione è Gastaldi: “Tra le vostre file c’è una persona che non ha il coraggio di definirsi antifascista -afferma – non vedo con queste premesse come avremmo potuto votare insieme questa mozione”. Il riferimento è a Carlo Andreoli, unico in tutto il consiglio comunale a non firmare l’ordine del giorno di dicembre. Rincara: “Siamo in presenza di un governo neofascista, che pretende di controllare i corpi e le libertà personali, riduce la libertà d’espressione, non rispetta il diritto internazionale”. Ne consegue un momento di scompiglio generale e il richiamo del presidente Rossini a moderare i toni. Tra le reazioni, spiccano quella di Maggi che annuncia: “Faremo presenti queste parole ai nostri colleghi in Parlamento”, e l’aperta presa di distanze di Benzoni (Azione), deputato alla Camera.
Mette un punto Castelletti: “La gara di antifascismo non mi ha mai appassionato, e nemmeno quella di solidarietà alle forze dell’ordine: preferisco i fatti. Il 20 siamo riusciti a firmare un documento comune sull’antifascismo meno uno – Andreoli, nuovamente – e bella è stata la risposta in piazza. Il 28 dicembre in piazza Vittoria non l’ho condiviso e l’ho fatto presente a chi c’era”.
Il voto: la maggioranza resta unita
Alla fine è ancora una volta Gastaldi a certificare la tenuta della maggioranza, nonostante gli scossoni: “La grande differenza tra noi e la destra è che ci riconosciamo tutti sotto l’ombrello antifascista e quindi il resto delle differenze non mi spaventano”, afferma. Nella coalizione di maggioranza, decisa a portare a casa la sua mozione, una differenza in realtà sopravvive. La impersona Francesco Catalano (Al Lavoro con Brescia), che sceglie di non votare la il documento alternativo, pur affermando di condividerne impianto e analisi: “Ritengo manchino passaggi utili a non allontanare le diverse forze dell’antifascismo bresciano”. Una crepa, più che una rottura.
Il voto, poco prima delle otto, respinge la mozione dell’opposizione e approva quello della maggioranza. Sullo sfondo, dalla parte del pubblico, va in scena un breve flash mob: per qualche minuto si alzano cartelli e striscioni, rivendicano che “Il 28 dicembre c’eravamo tutti”.
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