Il parlamento iracheno approva la legge sul matrimonio infantile, che prevede la sua legalizzazione a partire dai 9 anni di età. La decisione, sostenuta soprattutto dai conservatori sciiti, ha suscitato grande agitazione da parte di numerose associazioni civili e femminili, preoccupate per l’indebolimento dei traguardi sociali raggiunti in passato e per il rafforzamento delle istituzioni religiose sulle scelte familiari e personali.
Una legge dettata da rigidi principi culturali
Bambine che diventano mogli e madri fin dalla prima adolescenza. Sarà questo il risultato dell’ultima legge approvata dal parlamento iracheno, che prevede la legalizzazione del matrimonio infantile a partire dai 9 anni di età. L’emendamento, sostenuto e promosso soprattutto dagli sciiti conservatori, ha come principale obiettivo la preservazione della tradizione islamica e il suo allineamento con le norme dello Stato, in modo da evitare una possibile contaminazione dell’influenza occidentale. Si parla quindi di una legge mirata al rafforzamento di principi culturali per mezzo del loro inserimento nelle nuove norme, che vedono le bambine e le ragazze come proprietà esclusiva della famiglia, e non come persone indipendenti, con diritti, valori e possibilità di scelta.
In un Paese in cui già il 28% delle adolescenti arriva al matrimonio prima della maggiore età (secondo un’indagine delle Nazioni Unite risalente al 2023) con il rischio di provocare danni fisici e psicologici devastanti sulle spose bambine, si approva una nuova legge che va ad aumentare i casi di nozze premature. Parliamo di bambine che rischiano di diventare adulte e madri a partire dai 15 anni nelle famiglie musulmane sunnite, e addirittura 9 anni nelle famiglie sciite.
L’emendamento sul matrimonio infantile infatti conferisce pieno controllo alle autorità religiose di decidere autonomamente su questioni familiari fondamentali: matrimonio, divorzio e custodia dei figli non saranno più decisioni da poter prendere in autonomia rispetto al benessere personale del singolo e della famiglia, ma una scelta condivisa con autorità esterne al nucleo familiare e al suo benessere personale.
Gli obiettivi imposti dalla legge sul matrimonio infantile
Questa legge allontana la cultura irachena da quella occidentale, allineandosi alla tradizione islamica. Un altro cruciale punto di interesse della norma è il rafforzamento dei tribunali islamici e delle istituzioni religiose, che ottengono in questo modo il pieno controllo sulle principali scelte interne all’ambito familiare. Decisioni come matrimonio, divorzio e custodia dei figli non dipenderanno più esclusivamente dai componenti della famiglia interessata, ma dovranno passare per approvazione di istituzioni esterne alla stessa.
Le preoccupazioni suscitate nel Paese
La norma sul matrimonio infantile entrata in vigore ha provocato paura e preoccupazione nel Paese, che vede l’approvazione dell’emendamento come un grande rischio di indebolimento della legge irachena introdotta nel 1959 sullo status personale, da sempre considerata una vittoria che ha permesso l’unione del diritto di famiglia e la tutela nei confronti delle donne.
Le opposizioni, formate soprattutto da molte associazioni civili e femminili, mettono in discussione l’intero emendamento, sottolineando come questa scelta danneggi profondamente i traguardi raggiunti in passato e tolga il diritto alla vita a moltissime bambine, private della possibilità di costruirsi il proprio futuro.
Un altro importante fattore di preoccupazione riguarda i rischi a cui vengono sottoposte le ragazze, costrette a trovarsi in situazioni che possono comportare abusi, danni psicologici, fisici e mentali, oltre che il divieto di libero arbitrio sulla loro vita: bambine che diventano mogli e madri ancor prima di essere in grado di diventare ragazze. Le conseguenze potrebbero essere devastanti. Si assiste infatti a una legalizzazione di uno stupro infantile che vede l’accettazione legale di un comportamento crudele. Una legge ostile a gran parte della popolazione stessa, che mette in pericolo i traguardi sociali raggiunti con fatica e determinazione, e indebolisce le norme di tutela di molte donne e bambine.
Ginevra Montenovo
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