Fao: migliorare il rapporto agricoltura ambiente con la collaborazione di tutti

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Nel corso dell’ultima Fiera di Cremona, Confagricoltura Lombardia, insieme ad altre istituzioni ha organizzato un convegno internazionale sul tema della riduzione delle emissioni in atmosfera e sulle tecniche di allevamento per il miglioramento del benessere animale. Tra i relatori docenti universitari italiani e stranieri, allevatori e società private che investono per cercare di migliorare ulteriormente gli aspetti ambientali dell’allevamento.

Il tema è certamente sentito e all’attenzione dell’opinione pubblica, ma nonostante il messaggio che si vuole fare passare, gli agricoltori-allevatori e le loro organizzazioni sono altrettanto sensibili e attente a questo problema. Tanto è vero che sono in costante contatto con le istituzioni per promuovere iniziative e progetti volti all’individuazione delle migliori condizioni di allevamento per minimizzare le emissioni.

Posto che la questione ambientale è importante, lo è anche quella alimentare, quella della sicurezza del cibo, del suo costo per il consumatore e dell’economia dell’agro alimentare. Tutti temi di cui si occupa in modo più o meno diretto la politica agricola dell’Unione europea con le sue numerose misure di indirizzo e sostegno.

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Spesso sotto accusa finiscono i cosiddetti allevamenti intensivi, che però non trovano una definizione specifica, salvo scoprire che sono quelli più efficienti in termini di produzioni e di contenimento di emissioni.

La FAO ha recentemente pubblicato il suo rapporto annuale “The State of Food and Agriculture 2024: Value-driven transformation of agrifood systems”.

Il report analizza in dettaglio i costi e benefici visibili e nascosti associati alla produzione, distribuzione e consumo alimentare, utilizzando il “true cost accounting” per considerare aspetti non riflessi nei prezzi di mercato, come impatto sulla salute e sull’ambiente.

Per il futuro la Fao propone alcune tipologie di sistemi agroalimentari in sei categorie: crisi protratte, tradizionali, in espansione, diversificanti, formalizzanti e industriali, per sviluppare strategie mirate di trasformazione.

Le principali evidenze del Rapporto mostrano come: i costi nascosti globali superino i 10 trilioni di dollari.  La  salute  rappresenta  il  70%  di  questi  costi,  causati  principalmente  da  diete  sbilanciate  (basso  consumo  di cereali integrali e frutta, eccesso di sodio e carni rosse/lavorate); gli impatti ambientali, come emissioni di gas serra e inquinamento idrico, sono maggiori nei sistemi diversificanti ($720 miliardi) e formalizzanti, mentre le nazioni in crisi subiscono  costi  ambientali  pari  al  20%  del  PIL;  la  transizione  verso  sistemi  agroalimentari  sostenibili  richiede  un approccio  inclusivo  e  politiche  che  mitigano  gli  impatti  su  piccoli  produttori  e  gruppi  vulnerabili;  gli  stakeholder ricoprono un ruolo essenziale per un impegno collettivo tra produttori, governi, istituzioni finanziarie, consumatori e organizzazioni internazionali per promuovere la sostenibilità e l’equità; le scelte dei consumatori e il potere d’acquisto delle istituzioni possono indirizzare verso filiere alimentari più sostenibili, influenzando le abitudini di consumo nel lungo periodo.

Il Rapporto della FAO prosegue con una serie di raccomandazioni, tra cui: l’adozione di pratiche sostenibili prima di future regolamentazioni; la creazione di linee guida alimentari che affrontino specificità locali; la valutazione mirata dei costi per bilanciare priorità e compromessi e infine il sostegno ai consumatori con incentivi finanziari, programmi educativi e regolamentazioni.

In ultima analisi la Fao ci dice che si tratta di condividere, tra tutti gli stakeholder, in modo serio e costruttivo le trasformazioni sui diversi sistemi agro alimentari in grado di garantire l’approvvigionamento di cibo nel massimo rispetto ambientale e del benessere animale.

Insomma, il futuro è già qui e si lavora per migliorarlo. Un esempio concreto di questo percorso è il Living Lab, promosso da Ersaf e da Regione Lombardia, e a cui partecipa attivamente Confagricoltura Lombardia, insieme ad altre organizzazioni agricole e ambientaliste. Uno spazio in cui misurarsi concretamente su di una serie di iniziative in essere avvallate dalla ricerca e sgombre da suggestioni ideologiche.

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