Angela Berghi: «Allevatrice per passione, ma la burocrazia oggi è asfissiante» – Cronaca

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SAN LORENZO IN BANALE. Se la prima storia che abbiamo raccontato quest’anno era quella di un giovane che sprizzava fiducia nel futuro, Flavio Marchetti di Bolbeno, questa volta abbiamo incontrato un’allevatrice – tra le partecipanti al concorso indetto dalle Acli e dalla Diocesi per le donne che si dedicano all’allevamento – che vede invece un futuro nero per il settore zootecnico, particolarmente in montagna. La burocrazia secondo Angela Berghi, di San Lorenzo in Banale, è asfissiante e di fatto frena ogni iniziativa valida che si voglia avviare, ma anche quelle in corso a supporto del settore come il premio di sfalcio.

Racconta sconsolata: «Sono venuti a controllare la corrispondenza della superficie dei prati a quella denunciata. Mi hanno obiettato che c’era compresa una piccola parte dedicata all’orto e che la superficie vicina ad una pianta visto che questa fa ombra e all’ombra cresce poca erba, andava tolta».

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Angela Berghi ci tiene subito a precisare che son rimasti fra i pochi che curano con meticolosità anche i prati scoscesi, non solo quelli che si tagliano con la falciatrice, ma anche quelli che si devono falciare a mano. Quindi tutte le lavorazioni del fieno vanno fatte con forca e rastrello, oggetti oggi passati di moda. Ma perché questo lavoro così impegnativo?, chiediamo ad Angela. «Sicuramente è la passione la molla che ci fa rimanere io mio marito, che di professione faceva il fecondatore, che i miei 5 figli, nessuno dei quali è impegnato in azienda, ma sono tutti sempre pronti a dare una mano quando è necessario, ed anche loro hanno una grande passione per l’allevamento. Succede che quando le manze che alleviamo sono gravide e quindi pronte per il mercato, più d’una volta li ho visti piangere perché erano affezionati a quelle giovenche».

L’organizzazione aziendale

Siamo in presenza di un’azienda particolare, che dopo varie esperienze nella produzione del latte, trasformandolo in formaggi in azienda, ha scelto di cambiare completamente allevando solo vitelle. «Di fatto – ci dice Angela – andiamo alle aste in Alto Adige e comperiamo delle vitelle appena svezzate, tutte della razza Bruna, le alleviamo e quando hanno l’età per essere ingravidate provvede mio marito che, come detto faceva il fecondatore. Quando sono pronte per il partole portiamo alla Federazione Allevatori di Trento per la vendita. Normalmente le teniamo in stalla dai due anni e mezzo ai tre in base a quando rimangono gravide. Il numero delle manze che alleviamo e che ogni anno vediamo è in media di 18».

Alla domanda del perché la scelta di fare l’allevatrice, ci dice che solo la passione la ha portata a questa decisione: «Per la verità è una scelta fatta fin da bambina, poi ho sposato un allevatore e quindi ho continuato nella mia attività. Certo quando vedo certi giovani che fanno l’allevatore di professione, io dico che hanno un bel coraggio perché non vedo futuro per la zootecnia di montagna».

Durante l’estate tutte le manze vengono portate in malga e ogni tanto succede la disgrazia che qualcuna si spaventa e finisce nel burrone. «Due anni fa ben 4 manze hanno fatta questa fine, due erano nostre e due di un altro allevatore e non avevamo nessuna assicurazione».

Berghi è titolare d’azienda da molti anni e fino a quando l’azienda andrà avanti rimarrà lei, fino al pensionamento.

Progetti futuri? «Innanzitutto che la salute si conservi buona, per il resto, non vedo innovazioni nella mia azienda almeno fino a quando titolare rimango io». Ci sono ancora sogni nel cassetto? «Certo, quello che ci siano ancora dei giovani che scelgono la professione degli allevatori in montagna perché senza la presenza della zootecnia la nostra montagna è destinata a morire».

Vista questa posizione scettica è pentita della sua scelta di allevatrice? «No di certo la passione mi ha sostenta in tutti questi anni, ma ripeto che la burocrazia mi pesa moltissimo». E il rapporto con l’ambiente? «Come detto in montagna la zootecnia è fondamentale, noi sfalciamo nove ettari di prati, in larga parte scoscesi, quindi diamo un grande contributo alla conservazione dell’ambiente e del territorio. La nostra azienda è anche meta della visita delle scuole ma anche dei turisti che vengono a vere il nostro allevamento tradizionale».

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