Agli albori di una guerra regionale

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La conquista di Goma da parte del movimento ribelle M23 segna un punto di svolta all’interno del conflitto, latente da anni, in corso nella Repubblica Democratica del Congo. Goma non è una città qualsiasi ma, al contrario, è un capoluogo di regione. E, anche in questo caso, non si può certo parlare di una regione qualsiasi ma, al contrario, di una delle più strategiche dell’intero continente africano: il North Kivu.

Assalto alle terre rare

La regione in questione è quella più orientale della Repubblica Democratica del Congo. Nonché una delle più sfortunate: non solo la guerra, ma anche la costante presenza di bande armate e le frequenti epidemie (in primis di ebola) da tempo funestano quella che inevitabilmente non può far altro che rappresentare una delle aree più povere d’Africa. Tra le tante vittime causate dall’instabilità del North Kivu, si annovera anche l’ambasciatore italiano Luca Attanasio, ucciso in circostanze ancora non chiarite nel febbraio 2021 non distante proprio da Goma.


Questo articolo è reso liberamente disponibile ai lettori dall’ultimo numero di “InsideWar”, la newsletter che racconta i conflitti nel mondo. InsideOver ha raccontato il Congo prima che gli occhi del mondo fossero su di esso e continua a parlare dei conflitti che perturbano l’ordine internazionale, da quelli noti a quelli troppo spesso dimenticati. Per leggere tutte le edizioni di InsideWar, abbonati per riceverla assieme agli altri nostri contenuti extra!

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Il North Kivu è povero sotto il profilo economico, non però dal punto di vista delle risorse. E forse, paradossalmente, è questa una delle disgrazie più importanti per l’intera area. Avere tesori nascosti nel sottosuolo vuol dire, se il territorio in questione appartiene a uno dei Paesi più instabili del continente, essere preda di molti attori interni e internazionali. La guerra nel North Kivu altro non è che una vera e propria caccia all’oro o, almeno, all’oro del XXI secolo rappresentato dalle terre rare.

Sotto le ampie foreste e i vasti altopiani che caratterizzano la zona, si nascondono giacimenti di ogni tipo. Materiali intrappolati nelle rocce che in tanti vorrebbero estrarre prima di ogni altro. A volte per finanziare il proprio gruppo, in alcuni casi per arricchire il proprio clan, in altri invece solo per ricevere compensi dall’estero. Comunque la si veda, l’assalto è in corso e questo a forte discapito di chi ha abita da queste parti.

Una “guerra mondiale africana” mai finita

Andrea Muratore, nell’articolo pubblicato su InsideOver, ha fatto riferimento al ruolo, tra gli altri, del Ruanda. Kigali è accusata dal governo di Kinshasa di aver armato l’M23 e di aver preso possesso di ingenti risorse. Ma il problema è che la guerra in corso rischia di non fermarsi a una semplice, si fa per dire, disputa tra due Paesi vicini. Per la guerra che ha attraversato queste lande del continente già sul finire degli anni ’90, era stato coniato un termine tanto preciso quanto inquietante: guerra mondiale africana.

Il Congo in effetti era diventato all’epoca il ring dove tutte le varie potenze africane hanno duellato per spartirsi l’immensa torta delle risorse. Poi a inizio secolo la situazione era sembrata nuovamente in equilibrio, ma in realtà il conflitto non ha mai lasciato il North Kivu. E oggi, è possibile nuovamente parlare di guerra mondiale africana. Non solo il Ruanda, ma anche l’Uganda e altri Paesi vicini hanno occhi e orecchie sulla regione. E nessuno sembra voler dare seguito ai buoni propositi, rimasti solo tali, di inizio secolo quando si parlava di percorsi di stabilizzazione per il sempre martoriato Congo.

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