Maestrale, le mire sui terreni di Limbadi e l’omicidio di Maria Chindamo «convergenza di più volontà»

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VIBO VALENTIA Si è svolta oggi presso l’aula del tribunale di Vibo Valentia una nuova udienza del maxiprocesso che riunisce le inchieste Maestrale, Olimpo e Imperium. Di fronte al collegio giudicante, è toccato al maresciallo dei Carabinieri Francesco Osso, in servizio presso il Nucleo investigativo di Vibo Valentia, deporre riguardo la posizione di Salvatore Ascone, ritenuto dagli inquirenti partecipe all’associazione mafiosa riconducibile a Diego Mancuso, per il quale avrebbe occupato e gestito terreni nel confine a cavallo di Limbadi e Rosarno. Tra questi terreni, nelle mire di Ascone, ci sarebbe stato anche quello appartenente a Maria Chindamo, l’imprenditrice di Laureana di Borrello scomparsa e uccisa il 6 maggio 2016 proprio di fronte l’entrata del suo fondo agricolo.

L’omicidio una «convergenza di più volontà»

Principale indagato per l’omicidio della Chindamo nel processo in corso alla Corte d’assise di Catanzaro è proprio Salvatore Ascone, accusato di aver collaborato e pianificato l’omicidio insieme all’ex suocero della donna, ora deceduto, Vincenzo Punturiero. Il maresciallo Osso, rispondendo alle domande della pm Annamaria Frustaci, ha delineato il profilo di Ascone, imputato anche nel maxiprocesso Maestrale, ed è tornato sulla vicenda dell’omicidio, spiegando come alla base ci fosse «una convergenza di più volontà». Alle dinamiche familiari della Chindamo, scaturite dal suicidio dell’ex marito un anno prima, si aggiunge il fatto che «con la sua morte a Limbadi qualcuno avrebbe avuto sicuramente dei vantaggi». Tra questi – secondo il teste – anche Ascone, dal momento che dalle indagini sarebbe emerso come l’imputato cercasse di acquisire con metodi illeciti i territori altrui.

Il terreno conteso a una donna

Caso emblematico raccontato dal maresciallo Osso è quello inerente al terreno di una donna residente fuori la Calabria. «Nel 2016 si presenta dai Carabinieri come coproprietaria, insieme ai fratelli, di un terreno in località Montalto. Nel primo caso denuncia che nel recarsi sul suo terreno aveva trovato degli ovini che pascolavano liberamente. Pochi mesi dopo, si ripresenta in Caserma denunciando anche il danneggiamento, perché aveva trovato il suo terreno recintato e con un cancello chiuso da un lucchetto. Si era creata questa situazione paradossale per cui lei non poteva accedere alla sua proprietà». Ovini che sarebbero appartenuti, secondo un successivo accertamento dei Carabinieri di Limbadi, proprio a Salvatore Ascone. La donna nei mesi successivi continua a denunciare episodi simili, come «il ritrovamento di un quadriciclo di tipo quad». Nel 2021 Giuseppe Ascone, figlio di Salvatore, viene scoperto sul terreno della donna dai Carabinieri «intento a fare lavori agricoli. A quel punto i militari hanno avvisato la proprietaria che ha sporto denuncia due giorni dopo». Ma le “mire” di Ascone su quel terreno sarebbero iniziate diversi anni prima.

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L’annotazione e le parole di “Nando” Punturiero

È proprio il tentativo di controllo di questo terreno che si intreccia con la storia di Maria Chindamo. «A gennaio 2021, nel programma “Chi l’ha visto?” appare la notizia che la scomparsa della Chindamo fosse avvenuta per opera di Salvatore Ascone. Il maresciallo Nicolosi, che era stato trasferito fuori Calabria, ha collegato la figura di Ascone con i terreni oggetto della scomparsa». È in questo momento che viene scritta un’annotazione da Nicolosi, in cui «precisa di aver conosciuto “Nando” Punturiero, il marito della Chindamo, per motivi di servizio perché si era presentato intorno al 2011-2012 per denunciare un furto avvenuto nel fondo agricolo dove poi è scomparsa la donna. In quell’occasione a lui viene chiesto se avesse subito delle pretese o dei danneggiamenti per quel fondo. Disse di non aver subito nulla in particolare, ma che Salvatore Ascone gli aveva chiesto di poter attraversare con mezzi agricoli il suo fondo per raggiungere un altro terreno». Ovvero, ricostruisce il maresciallo Osso, «si tratta del terreno di proprietà della donna» per cui oggi Ascone risponde di estorsione. «È emblematico – nota il maresciallo – come Ascone chiedesse di usare una strada non sua per accedere a un terreno non suo». (ma.ru.)

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