oggi il papà torna a casa ma non troverà la famiglia

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Una tragedia annunciata. I sommersi e i salvati nella stessa famiglia. Tre sono gli ostaggi civili, uomini, che saranno liberati oggi da Hamas. Ma uno porta sulle spalle il fardello di un orrore che si annuncia e potrebbe diventare il simbolo più potente del pogrom del 7 ottobre. Yarden Bibas, un robusto saldatore di 35 anni del Kibbutz Nir Oz, fu trascinato via in motocicletta dai terroristi, ripreso in un video a testa bassa, imponente ma inerme, e nuovamente filmato nella Striscia dove i palestinesi, non militari ma civili come lui, gli lanciavano pietre. Nell’ultima immagine sanguina vistosamente. Lo ritroviamo in un video nel quale gli viene comunicato in tempo reale che la moglie, Shiri, e i suoi due figlioletti, Kfir e Ariel, 9 mesi e 4 anni il giorno in cui vennero rapiti, erano morti in un bombardamento israeliano. E gli viene ordinato di registrare un video in cui rimprovera a Netanyahu di non consentire la restituzione dei corpi dei suoi tesori, pur di continuare a fare la guerra.

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IL VIDEO

Era novembre 2023. L’Intelligence di Tel Aviv non ha mai potuto verificare la notizia e perciò si spera ancora che i Bibas siano tutti vivi, anche se Shiri e i figli non sono stati rilasciati negli ultimi giorni, come previsto, prima delle soldatesse. Due le sequenze sui social in cui si vede la mamma che disperatamente tiene stretti Kfir e Ariel e sgrana gli occhi terrorizzati mentre cerca di salire sull’auto che li porterà a Gaza, e un altro nella ressa di palestinesi in una stradina fangosa di Khan Younis. Poi più nulla. Voci dall’inferno, come quella di Adina Moshe, che dopo esser tornata libera raccontò di aver sentito le urla di Ofer Calderon e Yarden Bibas, torturati nelle loro celle. I capelli rossi, anzi arancione, dei piccoli Bibas sono diventati un’icona nei poster e volantini distribuiti in Israele. Struggente nella sua delicatezza il messaggio diffuso dal resto della famiglia Bibas alla vigilia della liberazione di Yarden, cui i terroristi hanno già ucciso a Nir Oz entrambi i suoceri: «Il nostro Yarden dovrebbe rientrare domani e siamo così emozionati, ma Shiri e i bambini non sono ancora tornati. Le emozioni sono contrastanti e stiamo affrontando giorni complessi. Vi preghiamo di proteggere il cuore di Yarden. Vi amiamo, caro popolo di Israele e nostri fantastici sostenitori in tutto il mondo». L’esercito israeliano ha già espresso la sua “grave preoccupazione” per la sorte della donna e dei due piccoli. Dovrebbe solo avvenire un miracolo per rivederli vivi, come nella foto in cui Yarden, Shiri, Ariel, il lillipuzziano Kfir ridono in un selfie che li ritrae insieme, radiosi. Calderon, l’ostaggio torturato, è franco-israeliano, falegname appassionato di mountain-bike, e dovrebbe rivedere la luce pure lui oggi. A 54 anni, fu portato via il 7 ottobre dallo stesso Kibbutz dei Bibas, con i figli Erez e Sahar, 12 e 16 anni, liberati durante la prima tregua come la ex moglie di Ofer. Ma la nonna e un nipote sono stati trucidati. Anche fra loro, sommersi. Kieth Siegel, 64 anni, il terzo sequestrato dai terroristi che dovrebbe tornare a casa, è americano-israeliano, originario della Carolina del Nord, rapito insieme alla moglie, Avila, già liberata. Dei 23 ostaggi che mancano all’appello in questa prima fase del secondo cessate il fuoco, otto sono morti e i loro corpi saranno restituiti per ultimi. E c’è un giallo sul numero di palestinesi da far uscire in cambio dalle prigioni israeliane. In teoria 90, nove dei quali ergastolani con reati di sangue e terrorismo sulla testa, eppure la Ong “Palestinian prisoners Club” sostiene che nuovi accordi abbiano portato il numero a 183.

LE GARANZIE

Netanyahu ha autorizzato che i detenuti vengano liberati, nell’ultimo scambio, solo dopo aver avuto «garanzie», fa sapere l’ufficio del Primo Ministro, che non si ripeteranno le scene inaccettabili delle ultime giornate con le soldatesse e civili come Arbel Yehud costrette a camminare dal pick up dei terroristi ai fuoristrada della Croce rossa internazionale pressate da una folla immensa e inferocita, apparentemente tenuta a freno da miliziani mascherati con le bande verdi che imbracciano i mitra presi agli israeliani caduti. Martedì, Netanyahu sarà il primo capo di governo ufficialmente ricevuto in bilaterale dal presidente Trump, per discutere il passaggio dalla prima alla seconda, cruciale, fase del cessate il fuoco ottenuto grazie ai modi bruschi da immobiliarista di Manhattan dell’inviato di The Donald, Steve Witkoff.

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