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Come calcolare l’importo della pensione anticipata, quali sono i requisiti necessari e come variano gli importi in base agli anni di contributi versati.
Introdotta dalla legge Fornero di riforma delle pensioni [1], la pensione anticipata costituisce il trattamento previdenziale che ha sostituito la precedente pensione di anzianità e che può offrire la possibilità di uscire dal lavoro con un’età inferiore a quella prevista per il pensionamento di vecchiaia (attualmente pari a 67 anni).
Questa prestazione pensionistica, infatti, non prevede un requisito anagrafico minimo, ma solo un requisito di contribuzione, cioè un minimo di anni di versamenti.
Ma con la pensione anticipata quanto spetta? A quanto ammonta l’assegno di pensione e qual è la penalizzazione rispetto alla pensione di vecchiaia?
A questo proposito, va innanzitutto sottolineato che, per chi beneficia della pensione anticipata, non sono previsti ricalcoli o tagli dell’assegno. Tuttavia, è importante valutare, caso per caso, quali aumenti potrebbe apportare, in termini di assegno pensionistico, la permanenza al lavoro sino al compimento dell’età per la pensione di vecchiaia ordinaria.
Bisogna tra l’altro specificare che, in alcuni casi, non troppo frequenti ma possibili, restare al lavoro può comportare una pensione più bassa. Ma procediamo con ordine.
Chi ha diritto alla pensione anticipata?
La pensione anticipata può essere ottenuta dagli iscritti presso la generalità delle gestioni previdenziali amministrate dall’Inps, con un minimo di 42 anni e 10 mesi di contribuzione per gli uomini, 41 anni e 10 mesi per le donne.
Al requisito contributivo non si applicano, sino al 31 dicembre 2024, gli adeguamenti alla speranza di vita come riscontrati dall’Istat. Tale requisito può essere raggiunto anche in regime di cumulo, cioè sommando i contributi accreditati in gestioni previdenziali differenti.
A partire dalla maturazione del requisito contributivo, per la liquidazione della pensione è necessaria l’attesa di un periodo di “finestra” pari a 3 mesi; durante questo periodo, l’interessato può continuare a lavorare. Non è previsto il raggiungimento di un requisito anagrafico minimo.
Ad opera della legge di Bilancio 2024 [3] il periodo di finestra, a partire dal 2025, sarà ampliato sino a raggiungere 9 mesi nel 2028, per i dipendenti pubblici non statali, iscritti alle ex Casse amministrate dal Tesoro, ossia CPDEL, CPS, CPI e CPUG.
Come si calcola la pensione anticipata?
La pensione anticipata è calcolata allo stesso modo della generalità dei trattamenti previdenziali, ossia, per quanto concerne le gestioni amministrate dall’Inps, attraverso il sistema:
- retributivo sino al 31 dicembre 2011, poi contributivo, per coloro che possiedono almeno 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995;
- retributivo sino al 31 dicembre 1995, poi contributivo (cd. sistema misto), per coloro che possiedono meno di 18 anni di contribuzione al 31 dicembre 1995;
- integralmente contributivo, per chi non possiede accrediti al 31 dicembre 1995, nonché per coloro che scelgono di avvalersi dell’opzione al contributivo [4] e in merito agli accrediti presso la gestione Separata.
In sostanza, mentre il sistema retributivo si basa sugli ultimi stipendi o redditi e sugli anni di contributi collocati entro uno specifico lasso di tempo (a seconda dell’anzianità contributiva e della gestione Inps considerata, il calcolo retributivo si suddivide a sua volta in differenti quote, ciascuna con regole differenti), il sistema contributivo si basa sui versamenti effettuati nell’intero arco della vita lavorativa, rivalutati sulla base della variazione quinquennale del Pil nominale, nonché sull’età al momento del pensionamento (che determina il coefficiente di trasformazione, cioè quel valore, espresso in percentuale, che trasforma i contributi rivalutati in pensione).
Per quanto riguarda il raggiungimento di 18 anni di accrediti al 31 dicembre 1995, laddove la pensione anticipata sia liquidata in regime di cumulo sono considerati tutti i contributi accreditati presso le gestioni Inps, mentre non è considerata eventuale contribuzione accreditata presso le casse professionali.
Andare prime in pensione abbassa l’assegno?
Non sempre andare prima in pensione determina un assegno più basso:
- è chiaro che meno anni di lavoro corrispondono a meno versamenti, dunque a meno contributi da rivalutare e trasformare in pensione; inoltre, essere più giovani corrisponde anche a un coefficiente di trasformazione più basso, per cui i propri contributi “renderanno” di meno; questo, però, vale solo per la quota di pensione calcolata con sistema contributivo;
- per quanto riguarda, invece, la quota calcolata con sistema retributivo, ci si basa su una media dei redditi: normalmente, a fine carriera si percepiscono i redditi più elevati, quindi la permanenza al lavoro innalza anche la quota retributiva di pensione;
- tuttavia, può capitare un calo degli stipendi o dei redditi a fine carriera: in questi casi, la media reddituale si abbassa, pertanto la permanenza al lavoro potrebbe costituire un danno per la pensione;
- ad ogni modo, nella maggior parte delle ipotesi entrano in gioco dei meccanismi di neutralizzazione, che minimizzano l’effetto dell’abbassamento della retribuzione media pensionabile, o del reddito medio pensionabile; l’impatto dei meccanismi di neutralizzazione e, soprattutto, la possibilità di usufruirne, devono però essere valutati caso per caso.
Calcolo pensione anticipata in regime di cumulo
Se la pensione anticipata è liquidata in regime di cumulo, ai fini dell’importo del trattamento ogni gestione previdenziale liquida la quota di competenza secondo le previsioni del proprio regolamento.
Per quanto riguarda le gestioni amministrate dall’Inps, non si applica mai il ricalcolo contributivo, a meno che l’interessato non abbia scelto di avvalersi dell’apposita opzione. Il ricalcolo contributivo è però applicato da diverse casse professionali, in base al regolamento dell’ente: alcune casse prevedono il ricalcolo contributivo per tutte le tipologie di pensione anticipata, altre non lo prevedono se si supera uno specifico requisito contributivo o se si raggiunge autonomo diritto a pensione presso l’ente considerato.
Integrazione al minimo e incremento al milione della pensione anticipata
La pensione anticipata, sussistendo le condizioni, può essere integrata al trattamento minimo o beneficiare delle maggiorazioni sociali, tra cui il cd. incremento al milione. Può, inoltre, beneficiare della somma aggiuntiva, o quattordicesima.
Ricordiamo che l’integrazione al trattamento minimo determina un innalzamento dell’importo della pensione sino al cosiddetto minimo vitale, pari, nel 2024, a 598,61 euro mensili.
È importante osservare che non tutte le pensioni sotto la soglia minima possono beneficiare dell’incremento, come le pensioni calcolate con sistema interamente contributivo. Inoltre, per aver diritto all’incremento al minimo in misura piena è necessario rispettare precisi requisiti di reddito.
I pensionati possono inoltre beneficiare dell’incremento al milione della maggiorazione sociale base: si tratta di una particolare tipologia di maggiorazione sociale, introdotta dal 1° gennaio 2002 [5]. Nel dettaglio, dal 1° gennaio 2002 l’importo della maggiorazione base è stato incrementato a partire dal compimento del 70° anno di età, in modo da raggiungere (tra integrazione al minimo, maggiorazione e incremento) la somma di 735,05 euro.
Pertanto, nel 2024 la maggiorazione sociale corrisponde a 136,44 euro al mese per i titolari di prestazioni previdenziali, come la pensione anticipata. L’incremento, al pari delle altre maggiorazioni, è corrisposto per 13 mensilità.
Per ottenere l’incremento al milione è necessario, di regola, avere un’età anagrafica di almeno 70 anni: questo requisito può essere ridotto, fino a un massimo di 5 anni, di un anno ogni 5 anni di contribuzione fatta valere dal pensionato. pertanto, possedendo 42 anni e 10 mesi di contributi (41 anni e 10 mesi per le donne), i beneficiari della pensione anticipata possono ottenere, sussistendo i requisiti di reddito, l’incremento al milione a 65 anni.
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