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A cosa servono due Camere uguali, identiche, sovrapposte? Se lo chiedono tutti i cittadini, da tempo. L’unico effetto che produce il parlamentarismo lento, la slow politics, è quello di rendere la democrazia non decidente. Macchinosa, farraginosa, ingessata, la procedura parlamentare obbliga tutte le leggi a stare sotto schiaffo della “navetta”: i rimpalli continui tra i due rami del Parlamento – e tra le rispettive commissioni – rendono di fatto ingovernabile il paese. Costringendo la legislatura ad assumere le vesti esecutive del governo, diventato giocoforza la prima fonte delle leggi.
Ieri è stata presentato un disegno di legge di riforma costituzionale che risolverebbe il problema, con la semplicità di un uovo di Colombo. Non più due Camere uguali e sovrapposte ma una sola, di 600 membri. A presentarlo, Luigi Marattin, leader di Orizzonti Liberali e deputato del gruppo Misto, insieme con il presidente dei Libdem, Andrea Marcucci, Roberto Bellia, presidente di Nos e Gianmarco Brenelli, vicepresidente di Liberal Forum. «La proposta – ha spiegato Marattin – riguarda un aspetto che tutti coloro che sono in questi palazzi, tutti i parlamentari (a telecamere spente) ritengono necessario: ridare centralità al Parlamento. Dopo il taglio dei parlamentari, che ha portato a 400 eletti alla Camera e 200 al Senato con le stesse identiche funzioni e competenze, siamo l’unica democrazia parlamentare al mondo con due Camere identiche, che creano distorsioni periodicamente all’attenzione della stampa: la legge di bilancio un anno la può modificare solo alla Camera e uno solo al Senato, con i dl è sempre così».
Il risultato, ha sottolineato Marattin, è che «i parlamentari sono a mezzo servizio perché possono toccare solo metà degli atti, vengono pagati per pieno ma possono lavorare solo la metà. Pensate anche alla premier e alle comunicazioni in vista del Consiglio europeo, che nella stessa giornata ripete due volte lo stesso dibattito, non ha alcun senso». Secondo il leader di Orizzonti Liberali approvare una riforma del genere «non è mai stato così facile come in questo momento storico e si può fare in sei mesi, con una proposta che interviene sulla carta costituzionale facendo solo una cosa: abolire la Camera, abolire il Senato, creare un’unica Camera, l’Assemblea nazionale da 600 persone, rendendo tra l’altro possibile il doppio turno e uniformando il sistema di elezione. Si aboliscono entrambe le Camere senza creare gelosie e si crea una nuova Camera con le stesse identiche funzioni. Tutti, lontano dai microfoni, lo ritengono necessario, perché ridarebbe centralità e autorevolezza al Parlamento, un contrappeso forte al potere esecutivo. È quello che serve a questo Paese». Inoltre, ha aggiunto Marattin, «vorrei anche che non fosse necessaria la mia prima firma, piuttosto mi piacerebbe vedere tutti i deputati in ordine alfabetico, anche perché io sono un semplice deputato del gruppo misto e non ho mire di partito».
Per Andrea Marcucci, presidente di Libdem, «il bicameralismo perfetto oggi è il suicidio del nostro sistema, non tutela i diritti parlamentari e il parlamentarismo ma anzi accentua il ricorso ai decreti-legge da parte del Governo anche con atti che non ne avrebbero le caratteristiche, ma spesso è l’unico modo per superare questa difficoltà parlamentare. Questa riforma è una risposta molto chiara e semplice per arrivare a una legiferazione con tempi definiti e certi come da esigenza della politica moderna, mentre oggi siamo troppo spostati sull’esecutivo a danno del Parlamento». Questa proposta, ha concluso Marcucci, «non viene da uno schieramento ideologico ma dal buonsenso politico-istituzionale. Ed è molto diversa dalla riforma del 2016 che era molto più ampia e che toccava temi diversi: l’ho appoggiata anche se era sicuramente perfettibile, ma non era su un tema definito e specifico come quella di oggi. Inoltre poi si trasformò in un referendum sul consenso o dissenso su Renzi, non si è mai svolto un dibattito pubblico e politico su una riforma specifica com’è invece questa».
L’occasione della presentazione alla stampa della proposta di legge Marattin è servita anche a ribadire come i quattro soggetti – Orizzonti Liberali, Nos, Libdem e Liberal Forum – si fonderanno in un unico partito liberaldemocratico, con un grande evento fondativo che avrà luogo a Roma l’8 marzo. Non si tratterà di una fusione a freddo ma dell’avvio di un percorso anti-piramidale: si partirà con un manifesto ideale e uno statuto, un dibattito politico aperto e l’apertura del tesseramento capace di concludere in pochi mesi l’iter selettivo dei nuovi quadri dirigenti. Il nuovo leader “pro tempore”, come sottolinea Marattin, rimarrà in carica due anni e dovrà guidare le prime mosse del nuovo partito.
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