Brindisi sta vivendo uno dei ciclici momenti di crisi a livello industriale e, di riflesso, a livello economico ed occupazionale e paga a causa di ciò, come al solito, ricatti occupazionali e vari soprusi.
La chiusura della centrale Brindisi Sud era ben conosciuta da tempo ed era annunciata anche la scelta di Eni di chiudere Versalis il che acuisce la crisi industriale brindisina.
Purtroppo, a livello politico ed istituzionale si è provato a negare l’evidenza, chiedendo una assurda riconversione a gas della centrale Enel.
Sono stati definiti come i “signori del no” quanti avanzavano proposte concrete, anche rilanciando progetti di Enel per realizzare una giga Factory per la produzione di pannelli fotovoltaici, come quella per la produzione di batterie d’accumulo e la tanto osteggiata creazione di uno stabilimento per la produzione di pale eoliche innovative. Un accordo di programma, sicuramente indispensabile deve basarsi su progetti ed investimenti certi e non su vaghe idee progettuali e ciò vale anche per il polo chimico in considerazione del fatto che Eni, a fronte della chiusura di Versalis e di altri impianti , oggi parla soltanto di una giga factory per produrre batterie di accumulo, ma di tutti gli annunci fatti, in sostanza, cosa si realizzerà?
Il Ministero dell’Ambiente dovrebbe definire e chiarire urgentemente i piani di effettiva transizione e le autorizzazioni integrate ambientali conseguenti alla chiusura degli impianti. Accade invece che lo stesso ministero si precipita a concedere a Edison le proroghe delle autorizzazioni e delle concessioni fino alla fine dell’anno 2025 e, si badi bene, si tratta dell’ennesima proroga. Una proroga, in pratica, per agevolare ulteriormente Edison e consentirle di cercare finanziatori per la costruzione del deposito.
Il deposito costiero di GNL rappresenta la negazione delle dichiarazioni a favore del futuro hub delle rinnovabili a Brindisi. Impedisce, inoltre, fatto gravissimo, la creazione dello scalo intermodale punto fondamentale per lo sviluppo della logistica su un’area infrastrutturata con cospicue risorse pubbliche. E blocca di fatto qualsiasi sviluppo sostenibile del porto.
Non giustifica alcuni toni sulla transizione energetica e sollecita dubbi sul mantenimento dei livelli occupazionali, anche nell’indotto, che andrebbero collegati a corsi di formazione. E non si comprende bene in base a quale assunto tecnico, il sindaco Marchionna, asserisce che l’arrivo di bettoline da altro presunto deposito costiero, costituisca un pericolo maggiore rispetto al deposito EDISON, considerando che le bettoline in ogni caso ci sarebbero, ci sarebbero anche le gasiere ed in più un andirivieni di autobotti.
Le associazioni che presentarono un esposto hanno in questi giorni confermato il mandato all’avvocato Stefano Latini per proseguire l’azione in corso. Tanto più se dovessero essere avviati i lavori preliminari, si chiedono provvedimenti urgenti e si attivi il ricorso alla Corte dei Conti affinché verifichi i danni erariali.
Va, infatti, ricordato che rete ferroviaria italiana, Consorzio Asi e Autorità di Sistema Portuale, su specifica richiesta di quest’ultima per attivare il traffico merci da nave a treno hanno sottoscritto nel 2019 un contratto di raccordo che ha comportato anche l’investimento di 60 milioni di fondi pubblici che, qualora si realizzasse il deposito costiero, verrebbero vanificati.
C’è da sottolineare anche la questione dell’approvazione del Piano Regolatore Portuale di Brindisi nel Comitato di Gestione dell’AdGPMAM (del 30 gennaio scorso), cosa che ha fatto convocare in tutta fretta una riunione della Commissione Urbanistica consiliare tenutasi lo stesso giorno per mettere una “toppa” all’iter, riunione propedeutica ad un Consiglio comunale da convocare con altrettanta fretta. Il parere del Comune, obbligatorio anche se non vincolante, è quanto meno doveroso considerato lo stretto rapporto tra la Città di Brindisi ed il suo porto non riscontrabile in altre realtà. Solo che non si può sostenere un confronto serio e costruttivo se la documentazione viene consegnata ai componenti la Commissione neanche 24 ore prima. Il Comune aveva chiesto un differimento della riunione ma il Commissario dell’Ente portuale, Vincenzo Leone, è stato irremovibile: “rinvio del Comitato? Richiesta inaccettabile ed è arrivata fuori tempo massimo! E poi non c’è mai stata una richiesta formale”. Vedendo rigettata la propria richiesta non si comprende perché il Comune abbia, poi, votato anche a favore, consentendo l’unanimità. Ciò pare indice della fretta, delle “pressioni” e delle gravose “stranezze” che gravano sulle varie vicissitudini del nostro porto, come l’incombente presenza del dimissionario ex presidente, anche se invitato.
Torneremo di certo sull’argomento, ritenendolo di primaria importanza per l’economia del territorio.
Le associazioni si faranno carico di organizzare una nuova iniziativa pubblica, con quanti sinora si sono opposti attivamente alla realizzazione del deposito costiero e a difesa della polifunzionalità del porto, per illustrare nei dettagli le azioni che si stanno perseguendo.
Italia Nostra Brindisi, Legambiente Circolo “Tonino di Giulio” Brindisi, WWF Brindisi, Anpi Brindisi, Forum Ambiente Salute e Sviluppo, No al Carbone, Puliamoilmare Brindisi, Associazione “Vogatori Remuri Brindisi
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