Ancora mistificazioni sulla Terra dei Fuochi. Tutta la verità sulla Sentenza della CEDU

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 


CAIVANO – Non so gli altri, ma tra le tante cose del mio lavoro che mi tengono occupato, ho trovato il tempo di leggere e tradurre le 184 pagine della Sentenza della CEDU (Corte Europea dei Diritti Umani) che secondo alcuni soloni del procurato allarme sulla Terra dei Fuochi, in Campania, lo Stato avrebbe lasciato morire varia gente di tumore dopo aver fatto troppo poco per contrastare l’inquinamento: questo, almeno, si è letto in qualche riassunto giornalistico, perché la sentenza supera le 500mila battute e c’è da chiedersi chi l’abbia letta davvero.

Bene, il sottoscritto ci ha messo un po’ ma alla fine, come spesso gli accade, è riuscito a mettere su la verità: Innanzitutto La sentenza riconosce ritardi e inefficienze da parte dello Stato italiano sul tema dell’Ambiente e delle ecomafie, ma non afferma che tutta la Campania sia contaminata o che ci sia un legame diretto tra inquinamento e tumori. Non impone bonifiche generalizzate, né conferma l’esistenza di un biocidio. Non stabilisce che i prodotti agricoli della regione siano pericolosi.

Inoltre: la CEDU ha evidenziato carenze nelle politiche ambientali, infatti che la 628 del 2015 scritta dall’allora Ministro dell’Ambiente Sergio Costa – lo stesso che nella sua ignoranza in materia, nel 2013 sequestrò 13 campi di coltura a Caivano perchè nei pozzi attigui fu trovata presenza di metalli pesanti nell’acqua di irrigazione, salvo poi scoprire, a distanza di sei anni che quei valori erano normali dalle nostre parti perché trattasi di acqua di origine vulcanica data dalla presenza del vicino Vesuvio – fosse farraginosa lo abbiamo sempre saputo. La sentenza non ha sancito l’esistenza di un biocidio né ha stabilito un nesso diretto tra inquinamento e mortalità. Un dettaglio che non fa comodo alla narrazione di chi auspica ad un risarcimento in denaro ai parenti di persone morte per tumori.

Mutuo 100% per acquisto in asta

assistenza e consulenza per acquisto immobili in asta

 

La stessa narrazione che fa il prete Patriciello nel suo articolo su Avvenire e sui propri social, dove ricorre come sempre alla retorica del martirio e all’ennesima operazione di marketing del dolore, un concentrato di pathos che, sotto la maschera della denuncia civile, si trasforma in un manifesto di allarmismo e approssimazione. La Terra dei Fuochi viene ridotta a un’eterna fossa comune, una narrazione che si nutre di tragedie e indignazione, ma che, puntualmente, evita il rigore dell’analisi e il peso delle prove. Il solito copione: emozione senza razionalità.

L’incipit dell’articolo è un classico esercizio di pornografia del dolore: bambini morti, madri disperate, infermiere affrante. Ogni parola è studiata per far leva sulle emozioni del lettore, per evocare un’ingiustizia cosmica senza nemmeno prendersi il disturbo di fornire una base solida ai propri argomenti. Ma dov’è il dato epidemiologico? Dov’è la prova scientifica della correlazione tra l’inquinamento e l’aumento dei tumori? Nulla. Solo lacrime e accuse vaghe.

Infatti la Sentenza della CEDU condanna l’Italia per non aver fatto tanto sulla questione Ambiente, ma chi ha fatto ricorso – a proposito è giusto precisare che dei 41 ricorrenti sono stati accolti solo i ricorsi di pochi mentre quelli delle Associazioni sono stati scartati – non ha informato che grazie alla narrazione sensazionalistica di procurato allarme fatta dal prete e dai suoi adepti in Campania sono arrivati migliaia di milioni di euro tutti in bonifiche inesistenti o non percepite e che qui voglio elencare: 220 milioni di fondi CIS portati direttamente dall’allora Ministra Carfagna direttamente nella chiesa di Patriciello – da sottolineare che all’interno di essi c’erano anche 2,5 milioni di un progetto presentato direttamente dal prete anticamorra – 500 milioni dai fondi PNRR per i siti rimasti orfani di colpevoli; 450 milioni dalla Legge di Stabilità del 2016; 500mila euro per la costruzione di quattro siti operativi della Protezione Civile; 2 milioni per la gestione dei presidi operativi collocati a SMA Campania; 1,4 milioni per evoluzione sistema informativo I.Ter per la gestione legate alle attività della Terra dei Fuochi; 700mila euro per attività di pattugliamento di tre squadre composte da personale SMA Campania; 6 milioni di euro per la realizzazione di un sistema di sorveglianza intelligente del territorio con sensori radar e l’acquisto di sette droni utilizzati dal personale di SMA Campania; 1,5 milioni di euro ai Carabinieri per l’acquisto di droni, laboratorio avionico mobile, 500 tablet per implementazione del Sistema ODINO su cui installare App per segnalazioni di abbandono rifiuti e incendi roghi; 1 milione ai VV FF per aver messo a disposizione cinque uomini e un mezzo per ogni presidio operativo. Squadre attivate per lo spegnimento degli incendi dei roghi; 8,1 milioni a SMA Campania per la gestione dei presidi oeprativi per due anni; 750mila euro ai VV FF per ogni presidio operativo dedicato allo spegnimento degli incendi dei roghi tossici.

Allora più che alimentare una narrazione mistificatoria e fuorviante atta solo alla richiesta di ulteriore esborso di fondi pubblici, ci si dovrebbe indignare e domandare che fine abbiano fatto tutti questi soldi, in quali tasche siano finiti e domandarsi se chi oggi grida al risarcimento o alle responsabilità dello Stato abbia vigilato sulla tracciabilità di questi fondi.

Chi grida oggi alla vittoria, mistificando e ribaltando ancora una volta la verità, come fa anche il prete Patriciello nelle sue ultime uscite, dimentica quello che ha affermato in passato e quali erano, secondo questi, i veri colpevoli e quindi il loro bersaglio.

Patriciello non ha mai dato colpe al Governo centrale, tanto è vero che li chiamava spesso a far passerelle in Chiesa per chiedere aiuto e lì ci sono passati tutti da Renzi a Conte per finire alla Meloni su altri argomenti. Il modus operandi è stato sempre lo stesso, deligittimare le istituzioni locali accusandole di gravi colpe e mancanze per poi creare un vuoto colmabile solo con l’intervento del Governo attraverso la sua intercessione. Un copione riuscito e finalmente messo in scena con la venuta della Premier Giorgia Meloni ma sempre contrastato dal sottoscritto proprio per non incappare in quella confusione istituzionale di cui oggi Caivano ne è vittima.

Oggi, invece si grida alla vittoria, e si è contenti di una fantomatica condanna allo Stato Italiano addossando le colpe perfino ai politici ma la sentenza intende, nondimeno, la magistratura e le sue inchieste che hanno combinato poco. Praticamente la mancata applicazione delle norme e delle leggi, non l’inoperazione e la immobilizzazione del legislatore.

Tra l’altro la magistratura, per esempio, da oltre 10 anni ha fermato e impedito coltivazioni sulla base di «anomalie geomagnetometriche», e questo significa che alcuni sensori avevano rilevato qualcosa sotto terra. Quindi hanno poi scavato? Hanno verificato? No, ma il sospetto preventivo è bastato per bloccare terreni, rovinare aziende e criminalizzare filiere produttive.

Microcredito

per le aziende

 

Inoltre c’è da aggiungere che la superficie contaminata corrisponde all’1 per cento della piana agricola (non l’ha detto solo Vincenzo De Luca, ma anche Raffaele Cantone) come hanno già certificato Arpac, Iss, progetto Ecoremed e diverse commissioni parlamentari.

Mentre Caivano, territorio cui Patriciello ha sempre reclamizzato essere la capitale della Terra dei Fuochi, non rientra in quelle aree ritenute pericolose poiché, da analisi Arpac non c’è nessun terreno inquinato secondo i criteri indicati nella legge 242 del Testo Unico dell’Ambiente e se a tutto questo aggiungiamo che l’ASL Na2 nord non ha mai certificato una maggiore incidenza tumorale rispetto al resto d’Italia, si può benissimo comprendere come la sentenza non sia la condanna definitiva dello Stato italiano per un genocidio ambientale, come alcuni vorrebbero far credere. Specialmente e soprattutto a Caivano.

Tanto è vero che molti ricorrenti non erano nemmeno residenti in aree effettivamente colpite dalle presunte violazioni e che i casi presi in considerazione dalla CEDU non rientrano neanche nelle aree interessate dalla Terra dei Fuochi.

Non vi è mai stata alcuna correlazione scientificamente provata tra inquinamento e tassi di mortalità nella Terra dei Fuochi né la Sentenza lo certificherebbe.

I giornali hanno amplificato e deformato il contenuto della sentenza per renderla più sensazionale. Si è diffusa l’idea che la CEDU abbia certificato una mattanza sanitaria, quando in realtà la Corte ha solo rilevato carenze nelle politiche di gestione del rischio ambientale, senza attribuire cause precise.

Insomma, è brutto da dire, sembra assurdo: ma la CEDU ha deliberato come se fossimo fermi al 1996 o al 2013, quando imperversavano le dichiarazioni televisive del pentito camorrista Carmine Schiavone le cui uscite apocalittiche (parlò di scorie nucleari e della morte, entro vent’anni, di tutti i campani) si sono rivelate infondate. Ma è proprio a partire dal 2013 che i monitoraggi hanno rilevato una mancanza di contaminazioni dei suoli e delle falde acquifere, è da allora che i Patriciello, scrivono che «hanno ucciso» le colture di pomodori, melanzane, carciofi, pesche, mandorle, albicocche e mele: una bugia stra-certificata ma che intanto ha danneggiato spaventosamente il Pil campano, anche perché i consumatori, in tutti i supermercati italiani e non solo, smise di comprare certi prodotti.

Uno degli aspetti più gravi dell’ennesima mistificazione fatta sulla Terra dei Fuochi è il modo in cui Patriciello dipinge chiunque osi mettere in discussione la sua narrazione. La parola “negazionisti” viene usata in modo deliberatamente infamante, senza alcuna distinzione tra chi ha cercato di minimizzare il problema per interessi personali e chi, con dati alla mano, ha semplicemente contestato le esagerazioni mediatiche.

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

In questa categoria, secondo il prete di periferia, rientrano scienziati, agronomi, esperti di qualità agroalimentare e ricercatori oncologici come la scienziata Paola Dama, che hanno osato dire che non tutti i terreni della Campania sono contaminati, che i prodotti agricoli locali non sono avvelenati e che la narrazione apocalittica ha portato a un danno economico immenso e ingiustificato. Tra questi “negazionisti” ci sarebbero anche gli autori degli studi che hanno dimostrato che i livelli di contaminazione sono nella norma e che i prodotti campani sono tra i più controllati d’Europa. Per Patriciello, la verità è accettabile solo se conferma la sua pseudo-indignazione.

La narrazione di Patriciello è il perfetto esempio di disinformazione emotiva: privo di dati verificabili, costruito su una retorica binaria “buoni contro cattivi”, incapace di fare i conti con la complessità della realtà. Il vero problema non è negare che la Terra dei Fuochi esista, ma il modo in cui viene strumentalizzata: trasformata in una farsa mediatica che oscura il lavoro della scienza, danneggia l’economia locale e spinge la politica a scelte dettate dal panico anziché dall’evidenza.

La verità è un’altra: il disastro ambientale della Terra dei Fuochi esiste, ma è stato usato come un’arma narrativa per imporre un racconto che non regge alla prova dei fatti. E finché questo sarà il paradigma dominante, l’informazione su questo tema resterà tossica tanto quanto i rifiuti che denuncia.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Prestito personale

Delibera veloce

 

Source link