“Figli adolescenti, mamme fate un passo indietro”

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La vita con un figlio o una figlia adolescenti può essere molto complicata e snervante ma non c’è niente di peggio con loro che cercare il dialogo a tutti i costi, assillarli con minacce e richieste d’impegno, alzare la voce, promettere castighi e sfoderare gli spiegoni che non hanno funzionato da bambini e tantomeno ora, e andar giù piatti con rimproveri, interrogatori, divieti e urlate.

Insomma replicare alla pari a tutte le provocazioni urticanti di cui i ragazzi sono capaci, che una sola cosa vogliono dire:” Mollami!” Un imperativo che Daniele Novara ha adottato come titolo del suo ultimo lavoro, Mollami! (Edizioni Bur; pagine 186, 16 euro) appena arrivato in libreria con un sottotitolo che inquadra a pennello l’operazione: “Educare i figli adolescenti e trovare la giusta distanza per farli crescere”. Come di consueto un manuale operativo, pieno di risposte agli interrogativi e alle rivendicazioni collezionati nella pratica quotidiana di colloqui con genitori e figli oltre che in quarant’anni di esperienza da educatore. Non consigli sul da farsi ma un metodo, la condivisione con gli adulti “di un patrimonio scientifico e pratico per migliorare la possibilità di farcela”.

Novara dà voce a ragazze e ragazzi irrequieti e insofferenti, silenziosi e musoni ma all’occorrenza arroganti e strafottenti, desiderosi di libertà e indipendenza, di crescere e di sganciarsi dalla tutela di mamma e papà. E dà voce a genitori, altrettanto esasperati e insofferenti, disarmati e sconfortati davanti a figli e figlie che stentano a riconoscere come gli stessi che solo qualche tempo prima erano bravi bambini e bambine, affettuosi e docili.

“I genitori – spiega – faticano a capire che l’adolescenza è la prima parte dell’età adulta e non l’ultimo pezzo d’infanzia. Che lo spostamento del baricentro verso l’autonomia apre a un lungo esodo dalla condizione di accudimento, al tentativo di sperimentare una propria vita. Se i bambini cercano l’attenzione degli adulti, gli adolescenti cercano di eluderla. Agli adulti guardano in termini opportunistici perché foraggiano le loro comodità, ma per il resto vogliono solo sganciarsi dal loro raggio d’azione. Certo non è semplice in poco tempo fare un passo indietro emotivo, gestire l’allontanamento dei figli ma la libertà per loro è un elemento evolutivo necessario”. I genitori se ne facciano una ragione: attraverso i contrasti i giovani esprimono in modo sano e non patologico il loro desiderio di prendere il largo, di emanciparsi, perciò il gruppo, con tutte le imperfezioni possibili, in adolescenza soppianta la famiglia; lì si acquistano nuove competenze, il riconoscimento della propria età, un linguaggio comune, l’adesione a nuovi valori. “I genitori temono le uscite dei figli, guardano con apprensione le compagnie degli amici, piuttosto dovrebbero preoccuparsi di chi si ritira in casa, della mancanza di amici e della loro apatia”.

Ancora una volta Daniele Novara richiama gli adulti a fare la propria parte, ad abbandonare l’idea di controllare l’incontrollabile e riconoscere che trattare da grandi ragazze e ragazzi è indispensabile, sebbene questo non significhi rinunciare alla responsabilità del proprio ruolo educativo. Bisogna allentare la stagione delle parole, l’equivoco del dialogo a tutti i costi e delle confidenze. “Questo è il tempo dei padri – ribadisce – le madri devono fare un passo indietro che non significa sparire né abbandonare i ragazzi e le ragazze a sé stessi, ma solo che è finito il momento della simbiosi e dell’intimità e che è arrivato quello di stabilire una giusta distanza con un gioco di squadra che rimodelli i ruoli e gli atteggiamenti, allenti le attese affettive e rimetta in campo atti di fiducia nella relazione. Con un’attenzione: mantenere dietro le quinte la propria funzione educativa. I padri ora possono collocarsi in un servizio di front office, e cioè di gestione diretta, il riferimento centrale dell’organizzazione familiare, delle regole condivise”.

Questo per dire che rigore e affetto possono felicemente convivere nella dialettica educativa. Novara non si stanca mai di ricordare che sebbene l’educazione degli adolescenti sia un processo faticoso e contorto, gli adulti possono farcela, essendo presenti e non invasivi, mettendo paletti ma solo per garantire la libertà dei figli e la loro possibilità di fare scelte. Negoziandole. Soprattutto ascoltandoli, senza commentare e replicare a suon di giudizi, mortificandoli e mettendoli sotto processo. Comunicare senza filosofeggiare, “sostare nel conflitto” come da sempre ci insegna, con tecniche sperimentate ed efficaci. “Senza eccessi, senza essere punitivi, quando occorre con un silenzio attivo. E senza prendere alla lettera quel modo sgarbato e aggressivo all’eccesso che fa parte della sgradevolezza dell’adolescenza e di quell’effervescenza neurocognitiva dell’età difficile da controllare emotivamente.

Da ultimo Novara ci ricorda che l’adolescente non è un fungo nel bosco che spunta improvvisamente in una notte, ma l’evoluzione del bambino che è stato. Tradotto: educare bene nell’infanzia è già metà dell’opera.

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