L’omicidio di Ermanno Buzzi – referio

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Ermanno Buzzi, nato il 18 agosto 1939 a Brescia, fu una figura controversa e peculiare nel panorama dell’eversione di estrema destra in Italia. Militante legato ad Avanguardia Nazionale, con articoli a sua firma pubblicati negli anni Sessanta e segni distintivi come le rune naziste tatuate sulla mano destra, fu anche coinvolto in attività criminali legate al furto di opere d’arte. Il suo carattere istrionico e il suo aspetto eccentrico, con il mantello nero e il cilindro, lo resero un personaggio noto e discusso, così come la sua bisessualità e le relazioni con giovani complici.

Le sue vicende giudiziarie iniziarono presto: nel 1971, due psichiatri che lo avevano sottoposto a perizia scrissero un saggio su di lui, definendolo un mistificatore. Buzzi si faceva passare per giornalista, scrittore, spia jugoslava, agente speciale e persino figlio di un gerarca nazista. La sua vita fu segnata da fughe, suicidi simulati, un matrimonio con una chiromante più anziana di lui e una passione per i travestimenti.

Buzzi e Piazza della Loggia

Il suo nome emerse con forza nel contesto della Strage di piazza Loggia a Brescia, per cui fu il principale imputato nel primo processo. Nel 1975 un operaio lo accusò di molestie ai danni dei figli e di aver trascinato il primogenito, Angelino Papa, verso l’eversione. Nonostante le dichiarazioni dei testimoni fossero state forzate dai carabinieri e il teste chiave, Ugo Bonati, risultasse inaffidabile, Buzzi e Papa furono condannati in primo grado per strage nel 1979. Secondo la sentenza, Buzzi sarebbe stato la mente dell’attentato e avrebbe collocato l’ordigno in piazza.

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Dopo la condanna, in carcere, Buzzi mostrò segni di inquietudine e lasciò intendere di voler rivelare informazioni. Nel 1980, un magistrato accertò che il superteste Bonati aveva mentito, e Buzzi inviò lettere sotto falso nome, affermando che l’attentato fosse stato opera di altri. Nei primi anni Ottanta furono indagati due esponenti di Ordine Nero, Cesare Ferri e Bruno Luciano Benardelli, entrambi poi assolti.

L’omicidio a Novara

L’11 aprile 1981, alla vigilia del processo d’appello, Buzzi sembrava di nuovo pronto a parlare, ma non ne ebbe il tempo. Venne trasferito in tutta fretta dal carcere di Brescia a quello di Novara, senza che venisse impartita alcuna disposizione al fine di evitare che venisse assegnato nella stessa sezione ove vi erano detenuti di estrema destra e non fu neanche disposto il suo isolamento in attesa del processo.

Due giorni dopo, il 13 aprile, Buzzi fu assassinato sotto gli occhi di tutti durante l’ora d’aria da due terroristi neri, Pierluigi Concutelli, comandante del movimento politico Ordine Nuovo e da Mario Tuti, del Fronte Nazionale Rivoluzionario, che lo strangolarono con le stringhe delle scarpe e gli schiacciarono gli occhi.

Dopo la morte di Buzzi, La Direzione Genereale degli Istituti Penitenziari, diretta dal Ugo Sisti, ebbe a dichiarare che il Buzzi era stato trasferito al carcere di Novara in quanto vi si trovava una sezione a maggior indice di sicurezza in rispetto a quello di Brescia.

Anche il Ministro di Grazie e Giustizia, Adolfo Sarti, escluse categoricamente qualsiasi ingerenza nel trasferimento di Buzzi. In realtà si venne a conoscenza proprio dall’interrogatorio del Ministro che il trasferimento era stato sollecitato da alcuni parlamentari bresciani.

Le sentenze post-mortem

Nel 1982, la Corte d’Assise d’Appello di Brescia assolse Buzzi post-mortem. Tuttavia, nel 1985, la Corte d’Assise d’Appello di Venezia ribadì la sua responsabilità nell’attentato, sebbene con un ruolo più limitato. Le indagini successive, fino al 2017, hanno confermato il suo probabile coinvolgimento nella strage, almeno a livello logistico.

Buzzi fu anche l’autore di due volantini che preannunciavano ritorsioni dopo la morte di Silvio Ferrari, esploso con la sua Vespa pochi giorni prima della strage a Piazza della Loggia. Alcuni collaboratori di giustizia lo collegarono infine all’organizzazione La Fenice, che gravitava attorno a Carlo Maria Maggi, ritenuto l’organizzatore dell’attentato.

Pierluigi Concutelli



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