Cagliari Dopo gli interventi dei consiglieri in aula, la presidente Alessandra Todde ha replicato chiudendo così la seduta dedicata al tema della decadenza della presidente in seguito alla ordinanza-ingiunzione da parte del collegio regionale di garanzia.
Alessandra Todde ha ricordato che “abbiamo lavorato intensamente in questi mesi”, citando 25 punti che rappresentano le principali attività dell’esecutivo in questi mesi, dall’ambiente, all’energia, dal sostegno alle imprese alla difesa dello Statuto. «Queste sono alcune delle risposte che i sardi si attendono. Nel merito del ricorso ho detto dal primo momento di avere la massima e assoluta fiducia nella Magistratura. E voglio ancora ribadire che il collegio di garanzia non ha contestato, a parte la bolletta della luce, alcuna spesa rendicontata dal Comitato elettorale del M5S. Alla parola imbarazzo ne aggiungerei altre due: dignità e coerenza». E qui la Todde accusa le opposizioni citando il caso-Santanchè e la decadenza di un deputato del M5S decisa dalla giunta delle elezioni di Montecitorio con forti contrasti tra maggioranza e opposizione.
«Coloro che difendono a spada tratta una Ministra rinviata a giudizio dal Tribunale per falso in bilancio e truffa allo stato e oggi attaccano senza remore la magistratura, chiedono le mie dimissioni perché ho pagato una bolletta della luce dal valore di 153 euro per il mio ufficio di rappresentanza parlamentare con i miei soldi e non con quelli della Campagna elettorale»
E poi ancora: «Coloro che chiedono a gran voce la mia decadenza, in televisione e sui giornali e che conseguentemente considerano la volontà degli elettori un mero orpello, non anche il perno della democrazia regionale, sono gli stessi che, in giunta per le elezioni alla Camera dei Deputati, in virtù di tale favor voti alterano retroattivamente i meccanismi di validazione delle schede elettorali, con emendamenti a loro firma, facendo cadere un parlamentare legittimamente eletto in favore di un candidato della loro stessa appartenenza politica. La forza politica che ha cercato di buttare fango sui miei titoli di studio, incluso quello da Ingegnere, con dossieraggi da strapazzo e interviste imbarazzanti, sono gli stessi il cui Presidente di Regione Veneto ha dichiarato nel 2015 zero spese e siede ancora al suo posto»
«Sui miei titoli di studio incluso quello da Ingegnere io non ho niente da nascondere. Di altri non saprei dire lo stesso. Anzi ne vado orgogliosa. È una promessa fatta a mio padre condannato da un male incurabile e mantenuta pochi mesi prima della sua morte. Non permetto a nessuno di spargere fango su queste cose.
Per non parlare di alcuni giornalisti, che si sono presentati a casa di mia madre ottantasettenne importunandola, perché il mio indirizzo di casa è stato illegalmente reso pubblico da giustizieri di memoria corta, che già il 25 e il 26 Ottobre 2024 scrivevano della mia decadenza per il superamento del tetto di spesa, prima anche che mi venisse contestato dal Collegio alcunché».
Alcune battute anche su uno dei rilievi presenti nell’ordinanza del collegio di garanzia, a suo dire travisati dagli orggani di stampa. «E cosa dire del tentativo di strumentalizzare una mia affermazione in una nota trasmissione televisiva dopo il successo elettorale e cioè di essermi pagata la gran parte della campagna elettorale con mezzi miei, per contrapporla alla dichiarazione di non aver sostenuto spese da dover rendicontare. Il periodo in cui era obbligatorio rendicontare le spese per la campagna elettorale andava dal 15 Dicembre 2024 al 24 Febbraio 2025. Ho costruito l’opportunità per la mia candidatura come Presidente della Regione investendo risorse per far conoscere ai cittadini sardi il lavoro fatto nelle esperienze di governo precedenti e nel mio ruolo da parlamentare con iniziative pagate da me, una sede pagata da me e collaboratori pagati da me ben prima del periodo di rendicontazione. Ho condiviso la mia visione di Sardegna in decine di iniziative ben prima dell’inizio del periodo di rendicontazione.
Chiunque pensi che la credibilità di una candidatura si costruisca nei due mesi di campagna elettorale prima del voto, fa Politica con fini diversi dai miei. Dico questo non con astio, né tantomeno con rancore. Lo dico con profonda amarezza. Perché, vedete, quelli che in quest’aula e fuori da quest’aula tifano per un provvedimento palesemente privo di fondamentale, non capiscono che il danno non lo fanno ad Alessandra Todde. Se questa fosse solo una vicenda personale, mi limiterei a difendermi nei contesti opportuni e a portare lì le mie ragioni. Nelle sedi competenti, ferma delle mi convinzioni e della mia buona fede dimostrerò le mie ragioni».
L’ultimo passaggio è invece riservato ancora al collegio, amministrazione statale che avrebbe assunto un «provvedimento con un’ingerenza nella sfera delle attribuzioni della nostra Regione, chiedendo la decadenza del Presidente della Regione, e con essa, la decadenza di un Consiglio intero, decretando dunque la fine di una legislatura e mandando in fumo le preferenze dei cittadini Sardi, non è una questione personale. Non è neanche una questione politica, di questa o di quello schieramento politico. Farei la stessa battaglia e lo stesso intervento se fossi seduta nei banchi dell’opposizione».
La chiusa con una citazione di Giuseppe Fiori, dal “Cavaliere dei Rossomori”, quando si descrive il suo approccio alla guerra che combatte distinguendo il ruolo di capocaccia- cervo dal capocaccia-cinghiale. Il ruolo scelto da Lussu è di capocaccia-cervo. Non capocaccia-cinghiale. “Ecco il cinghiale _ dichiara la Todde citando Fiori _ se ne sta immobile dentro la macchia e per salvarsi spinge avanti i suoi piccoli, che si tirano dietro i cani verso le poste e la morte. Il cervo no. Salva i cerbiatti tenendoli nascosti nella boscaglia e si lancia per primo. Anche io voglio seguire l’esempio di Lussu ed essere capocaccia-cervo. Mai capocaccia-cinghiale”. Io voglio seguire l’esempio di Lussu e parlare dei fatti in quest’aula, da capocaccia-cervo”.
Al termine della replica prolungati applausi e poi il saluto dei consiglieri di maggioranza che si sono avvicinati ai banchi della giunta
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