Taglio Imu agli affitti agevolati «per mettere più immobili sul mercato»

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«Rispondere all’emergenza abitativa, immettere nuove locazioni sul mercato, rendere Piacenza sempre più città universitaria». Per l’assessore al bilancio Gianluca Ceccarelli possono arrivare diversi benefici dalla decisione della Giunta Tarasconi di tagliare una parte di Imu per gli affitti a canone libero e, in particolare, a canone concordato. Centrosinistra, centrodestra e Liberali hanno votato la delibera, ma con dei distinguo. Se la maggioranza è convinta dell’operazione, Fdi, Lega e Civici non ritengono decisiva la mossa che potrebbe far risparmiare 439mila euro a cittadini, società ed enti del terzo settore. Alternativa per Piacenza ha votato contro.

Qualche esempio pratico della riduzione. Con riferimento al canone concordato, considerando una casa con garage e cantina, una persona fisica proprietaria nel 2025 andrà a risparmiare il 17,6% rispetto al 2024. Se l’anno scorso ha pagato 465,60 euro, quest’anno pagherà 383,58. Sempre con riferimento al canone concordato, stesso tipo di immobile, una persona giuridica andrà a risparmiare il 53,74% rispetto all’anno scorso, ovvero 446,20 euro: nel 2024 829,78 euro e nel 2025 sarà 383,58. 

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«La scelta di aumentare l’Irpef nel 2023 fu lungimirante – ha aggiunto Ceccarelli – perché ha permesso di aiutare le fasce più deboli della popolazione. Non si pensi che questi 439mila euro su 31 milioni di euro sia un “topolino partorito dalla montagna”. Se questi li avessimo aumentati invece che toglierli, sarebbero stati una montagna per il centrodestra».

Ceccarelli ha ricordato che Piacenza ha le aliquote più basse rispetto al resto dell’Emilia-Romagna e alla città limitrofe. «Non suoniamo la grancassa, non siamo alla ricerca dei titoli dei giornali, ma vogliamo abbassare le aliquote, al contrario di quello che ci dite, ovvero che siamo la Giunta delle tasse. E non siamo nemmeno la Giunta dell’immobilismo».

LEGA: «SCONTO POCO SIGNIFICATIVO»

«Tagliate 439mila euro – fa notare Luca Zandonella (Lega) – perché l’ente incassa un’analoga cifra di Irpef in più. Non penso che l’emergenza abitativa cessi dopo questa decisione. State aiutando la componente liberale della Confedilizia che vi ha aiutato a vincere le Elezioni e nient’altro. È uno sconto poco significativo».

APP: «LISCIATE IL PELO ALLA CONFEDILIZIA»

«Il Catasto ci dice che Piacenza 113mila immobili – rileva Luigi Rabuffi (ApP) – di cui 57mila di carattere abitativo. Diecimila non sono “prima casa”. Le famiglie piacentine sono 49mila. Quindi 8mila immobili non sono occupati da persone. Chi ci sta dentro? Forse quegli affitti in nero di cui tanto si parla con stranieri, clandestini, studenti universitari».

In questa delibera Rabuffi ci vede «opportunismo politico», per «aiutare i Liberali Piacentini, che hanno contribuito alla vittoria del centrosinistra alle elezioni», «lisciate il pelo all’associazione della Confedilizia». Poi, l’affondo: «Siete gli “anti Robin Hood”: alzate le tasse sul reddito (Irpef) e tagliate quelle sul patrimonio».

FDI: «MARCHETTA ELETTORALE»

«Si cerca di far passare questo taglio – ha dichiarato Sara Soresi (capogruppo Fdi) – come una compensazione dell’aumento Irpef, ma il paragone non regge, perché la platea oggi coinvolta tocca solo una parte della popolazione, ovvero chi possiede due o più immobili. Intanto in questi due anni l’aumento Irpef lo hanno pagato tutti, lavoratori e pensionati». «Per 36 euro di risparmio ad immobile cosa smuoviamo sul mercato?», ha polemizzato Soresi, «mentre l’Irpef porta in dote 5 milioni di euro in più per il Comune. Mi sembra una mossa da “sinistra radical chic”: si è preso tanto da molti e si è restituito poco a pochi. È una marchetta elettorale per una coalizione chi prepara alle prossime elezioni».

CIVICA BARBIERI: «NEL PROGRAMMA NON C’ERA»

«Buona notizia il taglio, metterei un “bollino liberale” stavolta – ha ironizzato Massimo Trespidi (Civica Barbieri-Liberi) – al posto di quello antifascista. Provvedimento lungimirante? Nel programma elettorale e nel bilancio non c’era questa proposta. Intanto tutti i soldi incassati dall’Irpef a cosa sono serviti? Se volete una vera sfida politica, tornate alle aliquote precedenti: di quelli vi ringrazieranno tutti i piacentini e non solo i Liberali».

«Stiamo parlando di niente – ha commentato Barbara Mazza (Civica Barbieri-Liberi) -, ovvero 439mila euro su 31 milioni di gettito Imu. Come si fa a risolvere l’emergenza abitativa così? Comunque è un taglio, anche se un favore politico. Però non condivido i toni trionfalistici».

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Boris Infantino (Pc Coraggiosa) ha ricordato l’iter dell’introduzione dell’Imu dopo che l’Ici era stata abolita. «I comuni sono lasciati da soli dallo Stato centrale, possono incamerare risorse solo tassando i redditi e le seconde e terze case, perché da Roma ricevono sempre meno risorse. Abbiamo cercato di trovare la modalità migliore per rispondere all’emergenza abitativa, per questo è lungimirante coinvolgere i canoni agevolati». «È un alleggerimento fiscale concreto – il parere di Salvatore Scafuto (Pd) – che mette sul mercato gli alloggi sfitti. Operazione sostenibile e ben bilanciata che tutela chi ha più bisogno».  

BARBIERI: «PROVVEDIMENTO FUFFA»

Dura l’analisi dell’ex sindaco Patrizia Barbieri. «Provvedimento scarsamente utile, debole, di facciata, opportunistico, una fuffa. Confedilizia cosa pensa, invece, dei negozi che diventano garage, delle pratiche edilizie che sono più care, dei rivi urbani sotterranei, delle tasse che aumentano?».

«Ho visto il centrodestra un po’ in difficoltà – ha polemizzato Andrea Fossati, capogruppo Pd – stiamo pur sempre parlando di 439mila euro di taglio, viene meno lo storytelling del centrodestra. Il provvedimento può essere una scossa per gli immobili sfitti. Sappiamo che tante famiglie nei decenni scorsi con i risparmi hanno acquistato una seconda casa per garantirsi una vecchiaia più serena. Magari gli appartamenti nel tempo sono diventati vetusti e non si hanno i soldi per ristrutturarli, quindi rimangono sfitti».

DE MICHELI: «E’ UN PRIMO STIMOLO PER IL MERCATO»

«Nei programmi – è intervenuta la deputata Paola De Micheli (Pd) – si tende ad evitare di parlare di una riduzione di tasse, perché è poi difficile mantenere le promesse. Il Governo Meloni, ad esempio, non aveva scritto da nessuna parte che nel 2025 avrebbe aumentato le tasse. E abbiamo un enorme problema sulle case a livello nazionale e piacentino. La manovra di oggi è un primo stimolo per mettere sul mercato qualche immobile in più. Il provvedimento non è in contraddizione all’aumento Irpef. La sinistra è redistributiva e le due operazioni stanno insieme a favore delle fasce più deboli».

Filiberto Putzu (Liberali) si è limitato a leggere un intervento della premier Giorgia Meloni: «I proprietari di case non sono nemici e essere liberali non significa essere dalla parte dei ricchi». «L’assessore – la puntualizzazione di Sandro Spezia (Pc Oltre) – ha ribadito che non passeremo alla storia per questo provvedimento, che però è buono e dalla parte dei cittadini». «Andiamo incontro solo agli affitti a canone concordato, agevolato, non a tutti», ha sottolineato Elisabetta Menzani (Civica Tarasconi).  

IL SINDACO: «OGGI NON CI SONO LE CONDIZIONI PER RIDURRE ALTRE TASSE»

«Non risolveremo il problema casa – ha preso la parola il sindaco Katia Tarasconi – ma è un indirizzo politico ritoccare l’aliquota degli affitti concordati. Sappiamo che il tema c’è e vogliamo che gli immobili sul mercato vengano messi a disposizione. L’obiettivo è spingere verso la sottoscrizione di canoni concordati, perdendo gettito di Imu».

E sulla proposta di Trespidi (poi condivisa da Barbieri), di tornare alle vecchie aliquote Irpef? «Non c’entra nulla il coraggio, è una questione di numeri. Si prendono le scelte quando si conoscono le risorse che ci sono e i bisogni. Noi esentiamo l’Irpef fino a 15mila euro di reddito e le città vicine, Parma e Cremona, a 12mila. Noi abbiamo gradualità nelle aliquote, e gli altri hanno una quota fissa per tutti. Oggi non siamo nelle condizioni di rispondere ai problemi del sociale e ridurre le tasse».

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«È una “tiritera” – ha incalzato ancora Trespidi – che stanca quella della necessità di risorse per il welfare. L’ente pensi a dare meno consulenze e incarichi esterni, poi i soldi in più ci saranno». «Decisione iniqua, di destra, che strizza l’occhio a una parte di elettorato che neanche si accorgerà del regalo», la motivazione espressa da Rabuffi, che ha indotto ApP a non votare la delibera.



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