Asti, Direzione Antimafia e carabinieri sequestrano il “tesoro” di Lo Porto #finsubito prestito immediato

Non ci sono solo i mandati di cattura, l’arresto dopo la latitanza di mesi, le condanne che si stanno susseguendo a causa di processi dai quali ne “gemmano” altri. A carico Emanuele Lo Porto e della sua famiglia è arrivato anche un maxisequestro ottenuto dalla Direzione Antimafia del Piemonte insieme ai Carabinieri di Asti che da anni indagano sull’uomo.

Usura, estorsione, tentato omicidio, latitanza, minacce sono solo alcuni dei reati contestati  Lo Porto ma la Dia è intervenuta per i suoi rapporti e contatti con soggetti legati al mondo della ‘ndrangheta piemontese.

Così è scattato il sequestro di sette case, due aziende (una delle quali legata alla rottamazione di auto), quote di partecipazione di un’altra società, auto e conti correnti per un valore complessivo di oltre un milione di euro.

L’operazione, scrivono Dia e carabinieri, nasce dalla complessa attività di analisi del materiale acquisito sia dagli investigatori torinesi nell’ambito dei controlli sui rapporti con le associazioni di criminalità organizzata, sia dai militari astigiani che bene conoscono Lo Porto e la sua famiglia. Tutto per ricostruire il patrimonio accumulato dall’intera famiglia nel corso degli anni che non sarebbe per nulla allineato alle attività “in chiaro” dichiarate.

Gli investigatori hanno documentato il profilo criminale del capofamiglia, Emanuele, e i suoi contatti con esponenti di spicco della ‘ndrangheta astigiana e torinese.

Lo Porto è in carcere dall’ottobre dello scorso anno, quando è stato arrestato dopo una latitanza durata oltre quattro mesi. Si era dato alla macchia all’indomani della condanna definitiva per usura ed estorsione ai danni di una famiglia astigiana. Le forze dell’ordine lo avevano intercettato in una cascina di Rocca d’Arazzo, mentre dormiva, vestito su un divano all’aperto pronto per la fuga nel bosco.