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Cagliari Quale è l’unica area al mondo dove insistono 12mila siti archeologici preistorici su una superficie di poco più di 24mila chilometri quadrati? È possibile che di questo patrimonio la metà dei turisti che arrivano ogni anno in questa area, ignori persino il significato? In queste due domande la grande incongruenza della civiltà nuragica e della nostra isola, ammirata e misconosciuta allo stesso tempo.
Eppure il più importante effetto della valorizzazione culturale ed economica del patrimonio nuragico sardo è il riposizionamento della Sardegna nel mercato turistico con lo sviluppo di una destinazione turistica poli-prodotto, non più solo mare ma anche nuraghi, con evidenti ricadute per l’economia dell’Isola. Ci vuole tempo, pazienza, impegno e tanto studio mettendo insieme reti di conoscenza, come fa da anni l’Associazione “La Sardegna verso l’Unesco” . L’associazione in questi anni ha chiamato a raccolta tutti i portatori di interessi: università, istituzioni, soprintendenze e imprese, chiedendo a ciascuno il suo contributo per costruire una candidatura di Sardegna come patrimonio Unesco coerente e inattaccabile.
Ieri è stato presentato un pezzo di questa rete, il volume del Crenos, il principale centro di ricerca sardo partecipato dai due atenei sardi, su “Patrimonio nuragico e sviluppo della Sardegna: cultura, identità e turismo”. Il volume è stato presentato ieri alla Fondazione Sardegna dai due autori Raffaele Paci e Andrea Zara.
L’eventuale inserimento nella lista dei beni patrimonio dell’umanità rappresenterebbe un’importantissima occasione per certificare a livello globale il valore e l’unicità dei monumenti della civiltà nuragica. Una certificazione che non riguarderebbe i soli 32 monumenti candidati – uno è Barumini che ha già il riconoscimento dal 1997 – ma l’intera civiltà nuragica e che renderebbe immediata l’associazione tra civiltà nuragica e Sardegna. I risultati delle attività di studio, progettazione e animazione territoriale condotte dal gruppo di lavoro hanno portato nel mese di maggio alla definizione e alla consegna al Ministero della Cultura italiano di un documento preliminare (il cosiddetto preliminary assessment) che rappresenta una sintesi di quello che verrà sviluppato e dettagliato nel Dossier di candidatura e nel Piano di gestione richiesto dall’Unesco.
Nel volume, liberamente scaricabile dal sito di Crenos emerge una analisi quantitativa e qualitativa del valore economico e culturale dei principali siti, le loro potenzialità, i punti critici, le possibile integrazioni virtuose tra paesaggio, ambiente, impresa, storia e tradizioni, partendo da numeri attuali ancora molto contenuti: dei 32 siti candidati 22 sono fruibili, ma richiamano solo 450mila visitatori all’anno, con 150 occupati e ricavi per 7 milioni, di cui però 4 fondi pubblici. I margini di crescita, conclude il rapporto sono notevolissimi.
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