La giustizia terreno di scontro

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Il centro migranti in Albania, la vicenda di Almasri, le proteste per la riforma delle carriere dei giudici, e poi le indagini su Santanchè… sono tutti capitoli di una guerra guerreggiata in cui l’opposizione si inserisce cercando il dividendo politico, ossia l’indebolimento del governo che potrebbe sfiancarsi nel quotidiano botta e risposta. Ma andiamo per ordine.

L’indagine sul generale libico

Lunedì 3 febbraio a dominare ancora la scena è stata la vicenda del generale libico che l’Italia ha prima incarcerato su richiesta della Corte penale europea, poi scarcerato e infine rimpatriato con un volo di Stato, motivo per il quale Meloni, Piantedosi, Nordio e Mantovano sono indagati su denuncia dell’avvocato Li Gotti. L’ira di palazzo Chigi sul procuratore di Roma Lo Voi che ha trasmesso gli atti al tribunale dei Ministri e spedito una informazione di garanzia ai quattro esponenti del governo, si è scatenata in molte dichiarazioni (soprattutto di Fratelli d’Italia) e altrettanti articoli dei giornali vicini al centrodestra. Le opposizioni hanno cavalcato l’onda nell’aula di Montecitorio pretendendo che Meloni si rechi in Parlamento a spiegare quella che è stata definita «una vergogna internazionale» (Conte), «un’onta infame» (Fratoianni), «una complicità coi trafficanti» (Bonelli) mentre il Pd ha evocato l’Aventino: se Meloni non si presenterà in aula, i democratici potrebbero non partecipare più ai lavori, prospettiva che lascia perplessi i grillini che preferiscono esibirsi in maratone oratorie tutte sullo stesso tema. Nel frattempo, come Li Gotti ha denunciato Meloni, così un altro avvocato ha denunciato Li Gotti stesso e il procuratore Lo Voi.

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Parecchi Paesi europei apprezzano l’esperimento albanese, ma molto dipenderà dalla nuova sentenza della Corte europea cui si appella la magistratura italiana per disapplicare le norme nazionali varate dal centrodestra per combattere l’immigrazione illegale

Il caso Albania

E questo è un capitolo. L’altro riguarda l’Albania. Per la terza volta i giudici hanno costretto il governo a riportare in Italia una quarantina di immigrati illegali che erano stati traslocati nel centro allestito in Albania. A nulla è valso togliere la competenza ai giudici specializzati delle sezioni immigrazione – considerati politicizzati – per passarla alle Corti d’Appello: il risultato è stato lo stesso (anche perché le Corti d’Appello hanno incaricato del lavoro i loro colleghi specializzati: un girotondo). Adesso non è chiaro cosa escogiterà palazzo Chigi per spuntarla. Dalla sua ha il favore di parecchi Paesi europei che apprezzano l’esperimento albanese, ma molto dipenderà dalla nuova sentenza della Corte europea cui si appella la magistratura italiana per disapplicare le norme nazionali varate dal centrodestra per combattere l’immigrazione illegale.

Giustizia e la separazione delle carriere

Tutto questo va compreso nel contesto della riforma della Giustizia che il ministro della Giustizia Nordio ha intenzione di far diventare operativa: la separazione delle carriere tra giudici e procuratori, quella che l’Anm considera un oltraggio e un attacco all’indipendenza della magistratura ma che Meloni è determinatissima a condurre in porto, con la stessa forza con cui è intenzionata a far funzionare il centro in Albania troncando una volta per tutte il pietoso avanti e indietro delle navi militari incaricate del trasloco dei migranti.

Nel 1993 l’immunità fu abolita e si aprì la lunga stagione degli avvisi di garanzia (che evidentemente non è mai finita)

L’immunità parlamentare

Come se tutto questo non fosse sufficiente, Forza Italia medita di proporre il reinserimento dell’immunità parlamentare che fu abolita nel 1993 nel pieno di Tangentopoli. Sia l’opposizione che Magistratura democratica considerano la proposta inaccettabile e irricevibile, un privilegio che la «casta» parlamentare e di governo si auto-assegnerebbe per blindare la propria immunità. In qualche modo la polemica sull’immunità è simbolica: va a chiudere il cerchio dello scontro tra politica e magistratura che si aprì proprio quando, sull’onda dell’offensiva delle procure, l’immunità fu abolita e si aprì la lunga stagione degli avvisi di garanzia (che evidentemente non è mai finita).



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