Roccaraso e l’invasione turistica della montagna: dov’è finito il rispetto dei luoghi?

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Abruzzo – Vi prego, non scomodiamo serie analisi sociologiche sulla giustizia sociale per per giustificare fruizioni indecorose delle nostre montagne. Credo che una riflessione più profonda e a freddo su quanto accaduto a Roccaraso – piccola località dell’entroterra abruzzese presa d’assalto in maniera improvvisa e sospetta da migliaia di turisti nei giorni scorsi – sia importante per togliere di mezzo alcune strumentalizzazioni e mistificazioni sull’accessibilità della montagna.

RISPETTO DEI LUOGHI E ACCETTAZIONE DEL LIMITE

Si può ad esempio discutere sui costi delle strutture turistiche nei luoghi più blasonati che rendono difficile se non impossibile la vacanza alla maggior parte delle persone e su tanti altri motivi che potrebbero non rendere paritario l’accesso a un certo tipo di fruizione. Si può discutere di tutto ed è giusto farlo ma tenendo fermi alcuni principi di fondo che valgono per qualsiasi luogo che ci troviamo ad abitare o frequentare anche solo per una vacanza mordi e fuggi. Sono due i concetti di base da cui partire se vogliamo provare a ragionare a tutto tondo sul cosa vuol dire fruire della montagna e degli spazi naturali: rispetto dei luoghi e delle comunità e accettazione del limite

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Veduta di Roccaraso

Mi tormenta l’idea di continuare a riflettere su come far diventare il camminare un vero progetto culturale e politico che possa aiutare a sviluppare nuovi modelli di vita più sobri. Su Italia che Cambia sto scrivendo molto su temi che si intersecano con questa esigenza di continuo approfondimento culturale. D’altra parte il mio ultimo libro è la continuazione di tematiche su cui rifletto da anni ma fa anche d’apripista alla ridefinizione del ruolo di un  camminare che in passato ho definito “militante”

Se è vero che il paesaggio che ci circonda è naturale, ma anche mentale, e appartiene alla nostra dimensione interiore – riflessione filosofica di alcuni paesaggisti –, vuol dire che non possiamo continuare a sentirci al di sopra del mondo che ci circonda ma dobbiamo esserne parte integrante. Se appartengo a un luogo non posso non prendermene cura e il camminarci dentro, come atto di conoscenza profonda e consapevole, è una delle strade da intraprendere.  

L’”INVASIONE” DI ROCCARASO

Se non ci educhiamo alla dimensione del rispetto e all’accettazione del limite non potremmo mai essere abitanti consapevoli di un luogo e questa filosofia di vita andrebbe applicata sia nei territori dove abitiamo in modo permanente che in quelli in cui ci rechiamo come turisti. Non conta il tempo di permanenza in un territorio per comportarsi in modo civile e rispettoso. Quello che è successo a Roccaraso, uno dei luoghi dell’Appennino centrale più frequentati, è emblematico di una mancanza assoluta del rispetto e del limite. Volutamente non sto parlando della tiktoker e dei vari altri influencer coinvolti nella vicenda perché alla base dell’invasione incontrollata c’è un’assenza totale del senso di responsabilità individuale. 

Quello che è successo a Roccaraso è emblematico di una mancanza assoluta del rispetto e del limite

Credo siano inutili i tentativi di analisi sociologica che provano a far rientrare quanto accaduto e le critiche successive in una visione classista del fare vacanza per cui solo i ricchi possono fruire di una montagna, che viene dipinta come elitaria. Non mi pare sia proprio questo il caso per fare della facile sociologia – anche se a freddo e in modo distaccato invece un approfondimento è sicuramente necessario – e nessuna delle persone che ama davvero la montagna e il rapporto rigenerativo con la natura ha mai pensato di favorire una fruizione turistica elitaria

Bisogna guardare in faccia la realtà e dire le cose come stanno: quella folla enorme che si è riversata sulla neve facendo, dal bus o dalle macchine, solo pochi metri a piedi e lasciando una marea di rifiuti, ha dimostrato di non possedere l’educazione al rispetto. Lo stesso giudizio – in molti lo diciamo da anni – vale per qualsiasi categoria sociale, anzi quando la volgarità e la mancanza di rispetto arrivano dalle persone più ricche o apparentemente più acculturate la condanna deve essere ancora più decisa. 

Siamo, tra le altre cose, così convinti che tutte le 10.000 persone che hanno invaso Roccaraso appartenessero agli strati sociali più poveri di Napoli e dintorni? Vengo da una famiglia contadina e ho iniziato a soli vent’anni a vivere la montagna apprezzandone gli ampi panorami e la solitudine. Prima di arrivare a questa maturazione c’erano state delle sporadiche uscite giornaliere per scivolare con le buste sulla neve, ma non lasciavamo nulla a terra e comunque erano altri tempi: la montagna era frequentata solo da chi l’amava davvero e sapeva godere anche della fatica della scoperta. Non è poesia né romanticismo, ma la realtà dei fatti. 


Nell’ultimo incontro che ho avuto con gli studenti universitari, invitato dal Politecnico di Milano, un ragazzo mi ha raccontato della bellissima esperienza vissuta con un professore di urbanistica. Per sostenere l’esame il docente ha imposto agli studenti di percorrere 27 chilometri in città in modo che essi potessero conoscere nel dettaglio alcuni elementi significativi del territorio urbano.  

Lo studente mi ha trasferito un’immagine bellissima che si sposa bene con alcune riflessioni condivise da tempo con altri appassionati studiosi del valore universale legato alla dimensione del camminare. La sua lezione più grande è l’aver compreso con l’esperienza della lunga camminata propedeutica all’esame che l’educazione alla conoscenza consapevole e profonda dei luoghi è alla base della possibilità e capacità di prendersene cura

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In sintesi, senza avere la presunzione di possedere la soluzione miracolosa in tasca, una delle cose da fare con l’impegno di qualsiasi livello istituzionale e associativo è lavorare con perseveranza per provare a cambiare la cultura del rapporto con la dimensione pubblica dell’abitare. Bisogna rieducarci – nessuno si senta escluso – ad abitare con cura ogni spazio come custodi del bene comune che chiamiamo territorio. A quel punto una nuova alleanza tra città e montagna diventerà possibile perché saremo finalmente “cittadine/i capaci di cura”, altrimenti le misure saranno solo restrittive o securitarie e non avranno molto senso. 

roccaraso
Code di turisti a Roccaraso
APPUNTAMENTO DOMENICA 9 FEBBRAIO

Per fortuna c’è chi ha introiettato da tempo l’educazione al rispetto e la filosofia del limite: domenica 9 febbraio saranno in molti a salire nelle terre alte dell’Appennino e delle Alpi per dire che un’altra montagna è possibile. L’iniziativa La Montagna non si arrende  lanciata dal coordinamento delle associazioni escursionistiche A.P.E., ha trovato un’adesione vasta e trasversale di associazioni che, a vario titolo, si occupano da anni di tutela dell’ambiente montano e della promozione di una fruibilità davvero sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. 

La mobilitazione nazionale diffusa si svolgerà a un anno dall’inizio delle olimpiadi invernali di Milano e Cortina. Gli organizzatori sottolineano che ormai “le terre alte bruciano e non è una metafora visto che in pieno autunno lo zero termico era a 4200 metri di altitudine”. Le aggressioni alla montagna sono tante e riguardano sia gli impianti di risalita che i progetti di impianti eolici industriali sui crinali. Ad oggi le iniziative in programma spaziano da Cortina fino alla Basilicata passando per il Corno alle Scale –dove il comitato Un altro Appennino èpossibile si batte da anni contro l’inutile costruzione dell’ennesima seggiovia –, il Terminillo e il Molise. 

Per avere tutte le informazioni sulle iniziative e la partecipazione basta andare sul sito di A.P:E..



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