La titolare dell’hotel che ha rifiutato l’ospitalità al leader dell’estrema destra tedesca Gauland: «Ricevo insulti ma anche tantissimi complimenti»

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di
Silvia M.C. Senette

Elisabeth Heiss, titolare dell’Elephant di Bressanone, ha deciso di allontanare il leader dell’estrema destra tedesca: «Veniva da noi da vent’anni ma averlo qui ora, era contro la nostra filosofia. Complicato ma rifarei la stessa scelta»

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L’hotel Elephant di Bressanone, quattro stelle e cinque secoli di storia, è al centro delle polemiche. La scorsa estate, la titolare Elisabeth Heiss ha comunicato ad Alexander Gauland, leader dell’estrema destra tedesca e cliente da decenni, che non era più persona gradita. La vicenda è esplosa solo ora, scatenando forti reazioni politiche e minacce degli hater.

Signora Heiss, come sta?
«Confusa. Non capisco perché la questione sia venuta fuori adesso. Tutto è iniziato tre giorni fa con Anderlan (il consigliere provinciale Jwa che ha sollevato il caso, ndr), ma Gauland era nostro ospite in agosto e abbiamo parlato tranquillamente».




















































Nessun momento di tensione?
«No, nessuno lo ha messo alla porta. Era semplicemente arrivato il momento di dirgli che non venisse più. Volevo chiarire le cose; l’ho preso in disparte, eravamo io, lui e la figlia. Gli ho parlato e ha capito, tant’è che è rimasto ancora quattro giorni».

Era un cliente abituale?
«Sì, veniva da noi da vent’anni, ogni agosto, e durante l’anno ogni tanto passava e si fermava un paio di notti. Però averlo qui era contro la nostra filosofia: non siamo in nessun modo schierati a livello politico, né a destra né a sinistra. Conta solo che gli ospiti stiano bene».

Un cliente ingombrante?
«Non fastidioso: non aveva la scorta, era discreto, ma era imbarazzante averlo qui. La filosofia dell’Elefante è diversa e la vita di un ospite deve essere compatibile. Chiunque può venire da noi, ma se una persona avvelena l’atmosfera con la sola presenza, bisogna intervenire».

Era così imbarazzante?
«Per gli altri sì. Il clima con lui diventava pesante, non c’era quella serenità che garantiamo agli ospiti. Gauland è molto famoso: tutti lo riconoscevano e la presenza creava disagio. Un brutto segno. Sono sicura che troverà un altro albergo che lo accoglierà molto volentieri».

Era dispiaciuta della sua decisione?
«No. Un po’ preoccupata, non sapevo come dirlo senza offenderlo, non era possibile. Mi sono detta che avrebbe capito. E infatti mi ha detto: “Ne prendo atto, Ich nehme es zur Kenntnis”. Mi dispiace tanto per quello che ha detto durante l’intervista in televisione; dopo sei mesi, poi, non ha senso».

Cosa l’ha ferita?
«Ha raccontato che eravamo il suo albergo preferito e ha condiviso i ricordi di tanti anni. Sua figlia ha imparato a nuotare qui, nel nostro albergo lui ha scritto due libri. Ha fatto il nome dell’hotel, la notizia è girata e il signor Anderlan l’ha strumentalizzata per provocare e farsi pubblicità».

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Come sta vivendo questi giorni?
«Non capisco cosa succede, spero solo che finisca. Tutte queste mail e questi attacchi non me li aspettavo; alcuni di quelli che mi scrivono non sono molto gentili, arrivano email di insulti. Per questo voglio chiarire che non l’ho buttato fuori: gli ho soltanto detto che era meglio che si cercasse un altro albergo. Nient’altro».

Le era già successo con altri clienti?
«Sì, con pochi altri, per altri motivi. Mai un politico o persone famose. In tutti gli alberghi succede di avere un ospite che non puoi più tenere».

Rifarebbe la stessa scelta?
«Penso di sì. È stato giusto così. Naturalmente mi dà fastidio tutto quello che questa faccenda ha portato, ma credo durerà pochi giorni: queste persone che scrivono brutte parole troveranno qualcun altro da criticare. Ma riceviamo anche tanti commenti positivi, la maggior parte dei messaggi dicono che abbiamo fatto bene».
Ha paura?
«Abbiamo i carabinieri di fronte, però adesso dobbiamo stare attenti perché non si sa mai cosa passa per la mente di questa gente. Non denuncio: ognuno ha la libertà di scrivere cosa pensa. Domenica festeggio 70 anni e spero che, per allora, tutta questa storia si sia sgonfiata».

5 febbraio 2025 ( modifica il 5 febbraio 2025 | 12:18)

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