c’è uno spirito delle leggi e uno spirito del ministro

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Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 


In una intervista al Corriere, ha parlato di «grande patto istituzionale fra politica e magistrature», dove tra le righe è facile intendere che per accettare il patto la magistratura dovrebbe smettere di inquisire, «e si ritorni all’immunità parlamentare». Eppure nel suo L’esprit des lois (1774) Montesquieu poneva le basi della differenziazione-separazione delle istituzioni: in competizione con ampia autonomia

Co-fondatore di Fratelli d’Italia, solido imprenditore, attuale ministro della Difesa, Guido Crosetto tiene molto alla sua immagine di politico moderato, non antagonizzante, disposto al dialogo e dotato di buon senso. Queste sue qualità gli consentono anche di tanto in tanto, non scriverò «ad orologeria», di sbottare. La sua intervista pubblicata con grande rilievo dal Corriere della Sera il 5 febbraio costituisce un documento esemplare nel suo genere. Era il giorno in cui i ministri della Giustizia e dell’Interno dovevano, finalmente, riferire al Parlamento sul caso Almasri, in cui, quindi, si confrontavano le tre istituzioni sulle quali si fondano le democrazie, in special modo quelle parlamentari.

Le elenco nell’ordine di importanza: il parlamento, il governo, la magistratura. Non c’era, forse, momento migliore per chiamare tutti, o quasi, al senso di responsabilità, al senso dello Stato. Il ministro Crosetto non si è lasciato sfuggire l’occasione. «Ora un patto istituzionale tra politica e magistratura»: il titolo del Corriere rispecchia fedelmente il Crosetto pensiero come espresso nell’intervista firmata da Paola Di Caro.

Dilazione debiti

Saldo e stralcio

 

Cito: «Il suo sogno sarebbe un “grande patto istituzionale” tra poteri (esecutivo, legislativo, giudiziario) per far cessare “la Guerra dei Trent’anni”, modernizzare le strutture dello Stato e rendere l’azione del governo “più rapida, efficiente” non lasciandosi surclassare “dall’avanzare di nuovi paesi emergenti e dal passo rapidisssimo di Trump”».

In questa neppur troppo lunga, ma certamente densa, frase, c’è un po’ di tutto, ma non tutto, quello che concerne il pensiero costituzionale e democratico da Montesquieu a oggi, e per il futuro prevedibile. Nel suo libro, L’esprit des lois (1774), Charles de Montesquieu poneva le basi della differenziazione/separazione delle istituzioni: strappare all’esecutivo i poteri legislativo e giudiziario che avrebbero acquisito una sfera di ampia autonomia operativa.

Da allora, con traduzioni istituzionali anche piuttosto diverse, la separazione delle istituzioni è uno dei cardini delle democrazie. Quelle istituzioni divenute autonome, come hanno poi sottolineato alcuni autorevolissimi studiosi inglesi e americani, entrano regolarmente in competizione per esercitare il potere e ciascuna per porre limiti all’esercizio del potere da parte delle altre.

Dunque, non esiste, non può e non deve esistere alcun “patto istituzionale”. Al contrario, talvolta la competizione fra le istituzioni si trasforma in veri e propri conflitti che saranno risolvibili con riferimento in special modo alla Costituzione, talvolta ai precedenti, spesso anche a quanto deciso dal Parlamento che, ovunque, è il luogo della sovranità popolare.

Nel «patto istituzionale» suggerito da Crosetto tutto sembra molto vago, ma tra le righe è facile leggere che per accettare il patto la magistratura dovrebbe smettere di inquisire, cito, «e si ritorni all’immunità parlamentare».

Forse, ma questo non è detto, la politica, rappresentata dall’attuale governo, si impegnerebbe a fare che cosa: non interferire nel funzionamento della magistratura, non separare le carriere, magari, addirittura, aumentare le dotazioni? Non approfondisco il tema di chi sarebbe il garante del patto e da quali sanzioni e comminate da chi dovrebbero essere colpiti gli inadempienti.

Da Montesquieu in poi è chiaro che esistono due “giudici”: da un lato, gli elettori, il popolo sovrano, meglio se informato da un’opinione pubblica non manipolata; dall’altro, la magistratura, meglio se nella versione Corte Costituzionale (il cui plenum l’attuale maggioranza in preda a incerte preferenze e a neanche troppo oscuri obiettivi non riesce ad assicurare).

In verità, quel che vuole ottenere Crosetto, non più auspice di un patto, ma ministro del governo di destra-certo, è la liberazione da non meglio precisati vincoli e regole “ideologiche”.

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Buona parte dei quali, da Montesquieu in poi, spesso definiti con maggiore precisione checks and balances (freni e contrappesi), assi portanti delle democrazie liberal-costituzionali alle quali troppi sedicenti liberali italiani contrappongono frettolose democrazie decidenti. E il ministro si schiera con loro per andare «a manetta … contro “vecchi meccanismi”». Al proposito è giusto attendersi dal Crosetto dialogante la proposta di un altro Grande Patto Istituzionale offerto dal governo al Parlamento.

Riduzione drastica della decretazione d’urgenza, meccanismo che, quando i partiti al governo sono compatti e sanno cosa vogliono, rende molto decidente la democrazia italiana, schiacciando il Parlamento e le sue prerogative in attesa che il sedicente premierato scombussoli tutta la logica della separazione delle istituzioni, addio, Montesquieu, mettendo la pietra tombale su qualsiasi patto istituzionale à la Crosetto.

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