Laboratorio di sartoria solidale dedicato alle donne, in Italia e in Camerun, lanciato da Caritas diocesane di Porto-Santa Rufina e Civitavecchia
di Dario Nottola
Nell’anno del “Giubileo della Speranza” scatta “Fili di speranza”, un progetto di solidarietà e imprenditorialità femminile che si articola in un laboratorio di sartoria, promosso dall’associazione Terra e Missione in collaborazione con le Caritas diocesane di Porto-Santa Rufina, che comprende tra gli altri i comuni di Fiumicino, Cerveteri, Ladispoli, e di Civitavecchia-Tarquinia per “ricucire “la propria vita attraverso un percorso professionale e uno spazio di ascolto e condivisione.
L’idea del segno giubilare di speranza portato avanti nelle due diocesi è nata tre anni fa nella Parrocchia Santa Maria del Rosario di Ladispoli, grazie a Terra e Missione Aps e alla confraternita Santa Maria del Rosario con la collaborazione di Caritas Porto-Santa Rufina e dell’ente di formazione Ciofs FP Lazio ETS.
“In questo anno giubilare – evidenzia Gianrico Ruzza, vescovo di Porto-Santa Rufina e di Civitavecchia-Tarquinia – vogliamo valorizzare la sartoria solidale ideata da Terra e Missione e sostenuta dalle nostre diocesi per continuare a promuovere la dignità delle donne più in difficoltà. Auguro alle donne che saranno protagoniste di Fili di speranza di trovare autonomia, libertà e serenità intrecciando relazioni di amicizia per un sostegno reciproco”.
La prima edizione era dedicata a donne disoccupate o migranti; la seconda si è aperta anche alla missione in Camerun, grazie al gemellaggio con la Fondazione Thouret delle Suore della Carità di santa Giovanna Antida che operano a Ngaoundal, nel Nord del Paese. Alla fine del percorso le allieve africane hanno ricevuto, oltre al diploma di fine corso, anche una macchina da cucire e del materiale in tessuto, per rendersi in qualche modo autonome e cominciare a lavorare per la famiglia, e per la comunità.
Per l’edizione 2025 il corso propone una formazione di cucito avanzato, pensato per consolidare le competenze e avvicinare le allieve a confezionare capi e accessori personalizzati, oltre a proporre un nuovo laboratorio dedicato al lavoro a maglia. A settembre ci sarà la sfilata di fine corso con gli abiti realizzati dalle allieve dei due corsi gemellati a Ladispoli e a Ngaoundal, in Camerun: le allieve italiane realizzano una parte del lavoro e le allieve africane lo completano. I capi realizzati sono pezzi unici e attenti all’ambiente. Risaltano nella ultima collezione le camicie realizzate con i tessuti “Ndop”, che presentano forme geometriche di valore simbolico per la tribù locale dei Bamiléké, ma anche diversi accessori con un’impronta di carbonio minima, grazie al riciclo degli scarti tessili. Il ricavato delle attività è destinato a coprire i costi degli eventi e a finanziare il corso di cucito di Ladispoli e del Camerun.
LE STORIE
Angela ha 33 anni e durante la prossima festività di Pasqua riceverà i sacramenti con suo marito Giulio presso la parrocchia di Santa Maria del Rosario a Ladispoli. Ha deciso di fare questo passo dopo aver frequentato il corso di cucito. Una delle insegnanti, che era stata la catechista di sua figlia, è riuscita ad accompagnarla verso questa scelta.
“Ho sempre avuto fede ma i miei genitori non mi hanno fatto fare la comunione, che pure avrei desiderato, e da allora ero bloccata, quasi impaurita quando andavo in chiesa. Frequentare il corso in parrocchia e poter parlare di questo mi ha aiutato a scegliere e adesso, dopo due anni di cammino, sono felicissima ed emozionata perché a Pasqua riceveremo i sacramenti con mio marito e finalmente vivremo la Chiesa come famiglia con i nostri figli Perla e Diego”.
Francesca, 45 anni, sposata e con due figli già grandi, lavorava da casa svolgendo piccoli lavori sartoriali. Ha frequentato la prima edizione del corso di cucito per rimettersi in gioco nel mondo del lavoro e migliorare e sull’onda dell’entusiasmo. Finito il corso, si è iscritta ad un’accademia di moda dove sta imparando a diventare anche fashion designer.
“Al corso di Fili di Speranza, oltre ad imparare mi sono divertita moltissimo. Abbiamo preparato anche la sfilata finale con accessori, abiti, cappelli, tutto realizzato da noi allieve e poi abbiamo anche sfilato. Mi ha dato tanto entusiasmo anche per continuare a perfezionarmi. Adesso penso che parteciperò anche alla nuova edizione per imparare il lavoro a maglia”.
In Africa invece, nel villaggio di Ngaoundal in Camerun, Marceline, Nadia, Esther e Louise e altre 16 giovani allieve, dopo aver seguito e completato il corso, hanno ricevuto oltre al diploma anche una macchina per cucire. Un dono inaspettato grazie al quale hanno avviato una loro attività per le famiglie e per il villaggio.
“L’obiettivo del percorso – spiega Anna Moccia, presidente di Terra e Missione – è certamente dare una possibilità di formazione professionale alle donne più in difficoltà ma soprattutto, far loro sperimentare la gratuità, l’assenza di giudizio e l’accoglienza, cosicché possano allargare lo sguardo all’altro a prescindere dal corso e dall’abito e davvero fare esperienza di fraternità. Con l’apertura dell’edizione in Camerun e la collaborazione tra i due corsi Fili di speranza, poi si potrà davvero fare esperienza della missione che è quello che vogliamo promuovere con l’associazione. Siamo davvero felici che poi nascano anche frutti spirituali da questo stare insieme donando le proprie competenze“.
“Sono molto contenta di questo gemellaggio con il progetto ‘Fili di Speranza’ – dichiara suor Maria Luisa Caruso, presidente della Fondazione Thouret – perché nasce dal desiderio di dare dignità e di promuovere tante giovani che altrimenti non avrebbero possibilità di studiare. Grazie a questa collaborazione, al termine del corso di cucito diverse ragazze hanno potuto ricevere in dono una macchina da cucire per avviare il loro lavoro. Questo ha un significato importantissimo per loro perché vuol dire non dipendere necessariamente dalla famiglia o dal marito, vuol dire avere una dignità e autonomia anche nelle scelte e nelle decisioni per la loro vita. Vuol dire dare a loro la speranza di futuro nel quale loro possano essere le protagoniste”.
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