Giochi del Mediterraneo, opposizione all’attacco

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Con Taranto: «L’esperienza politica dell’amministrazione comunale si è consumata, rispetto alle troppe incertezze auspichiamo il ritorno al voto»

Una comunità senza guida politica, estinta la funzione dei partiti e dei movimenti usciti vincitori alle ultime elezioni amministrative, si trascina tra dietrofront continui e incertezze su tutti i contesti nei quali proprio la classe dirigente della città dovrebbe dare risposte. Taranto è da sempre osservata speciale e comunità frequentemente soggetta a commissariamenti, dalla vicenda del dissesto a quella dell’Ilva, finanche alla opportunità dei Giochi del Mediterraneo. Abbiamo a lungo sperato che il cambiamento auspicato nel riposizionamento di una nuova classe dirigente ci portasse fuori da questa immeritata condizione ma dobbiamo constatare che non abbiamo capito molto del nostro recente passato soprattutto nella tendenza di considerarci in un contesto politico avulso dai piani regionali e nazionali. In queste ore per fortuna un po’ tutti i consiglieri comunali si sono resi conto della importanza di evitare l’affidamento ai privati degli asili comunali per quanto essi impattino su di un bilancio pubblico con poche risorse. Nel giro di qualche giorno il Commissario di Governo per i Giochi del Mediterraneo deve intervenire sui progetti per Taranto, poi recepisce la rinuncia del Comune a gestirli in toto, poi di nuovo un dietrofront di queste ore. E ancora l’ennesimo rimpasto di Giunta che servirebbe non per garantire continuità amministrativa ma per soddisfare equilibri di una, sempre in evoluzione, maggioranza. Le premesse programmatiche della seconda candidatura Melucci erano quelle di rimettere al centro della discussione i partiti e non i singoli consiglieri perché proprio a causa di questo processo la prima esperienza era saltata. Constatiamo con rammarico purtroppo che ci siamo ricascati. Rinnoviamo l’appello alle consigliere ed ai consiglieri comunali di Taranto a considerare l’urgenza di tornare al voto, per porre fine ad un processo amministrativo che si è ormai consumato e che i cittadini percepiscono non più positivamente oltre che evitare il peso delle responsabilità politiche verso la città. Tanto più, attese molte altre incertezze che ci preoccupano, come l’eventuale impatto della vicenda BOC sul Bilancio dell’Ente, ed il rischio di un commissariamento assai più lungo della città in ipotesi di dimissioni oltre il termine di febbraio, non ci sarebbero ragioni valide neanche sotto il profilo squisitamente politico, e per nessuno, per procedere ancora a trascinarsi fino al 2027.

Liviano (Demos): «I Giochi non hanno per nulla coinvolto la città: né lato economico, né lato culturale»

Nel 2015 invitai a Taranto il Sindaco di Bilbao (l’architetto Manuel Ibon Areso) e il Sindaco di Torino (il prof. Valentino Castellani). Entrambi ci parlarono delle azioni messe in campo, nelle loro città,per favorire il passaggio da “One Company Town” (città il cui destino era legato esclusivamente alle sorti di un’azienda) a nuove prospettive di diversificazione economica. Entrambi ci dissero che le loro città (Bilbao e Torino) ce l’avevano fatta, perché erano riusciti a instaurare processi di cambiamento dal basso: le diversificazioni economiche che si erano realizzate in quelle comunità, non erano state solo figlie di processi esogeni (provenienti dall’esterno, per esempio da finanziamenti del governo o dell’Unione europea), ma, invece, soprattutto endogeni (cioè da processi culturali sviluppatisi all’interno della stessa città). In particolare Il professor Castellani (sindaco di Torino) ci disse che le Olimpiadi Invernali svoltesi a Torino nell’anno 2006 avevano fortemente influito sui processi di diversificazione economica della città, non solo perché  avevano portato risorse nell’economia della città, ma anche e soprattutto perché avevano risvegliato, dal basso, processi di comunità nei giovani e nella città tutta. Castellani ci disse che se si vuole pensare di cambiare le prospettive economiche di un territorio, bisogna cambiare la prospettiva culturale di quella città e per farlo bisogna attivare processi di partecipazione. La rigenerazione umana è insomma un valore prioritario ed è di là che bisogna partire. Per questa ragione quando ero consigliere regionale e coordinavo il gruppo di lavoro per la legge speciale per Taranto, feci inserire tra le azioni da realizzare, la possibilità di organizzare a Taranto un grande evento sportivo di portata internazionale. Come conseguenza di questa scelta, l’agenzia regionale, presieduta dall’ing. Sannicandro,che mi sostitui’ nel coordinamento del Piano “Taranto Futuro Prossimo”, penso’ ai Giochi del Mediterraneo. I Giochi del Mediterraneo sarebbero dovuti essere il volano di una rigenerazione umana, attraverso percorsi di partecipazione dal basso: un’occasione per cambiare la prospettiva culturale della nostra città. La diversificazione economica non puo’ essere infatti solo la conseguenza di finanziamenti e di opportunità provenienti dall’alto (dallo Stato per esempio, o dall’Unione Europea), ma deve essere necessariamente la conseguenza di cambiamenti culturali provenienti dal basso. Purtroppo questa prospettiva non solo non si è verificata, ma è stata totalmente ignorata.   I Giochi del Mediterraneo, finora, non hanno rappresentato nè un volano economico (non consentendo, o consentendo poco, alle imprese locali di lavorare), nè un’occasione di rigenerazione umana. Nella migliore delle ipotesi, all’indomani dell’evento, a Taranto resteranno alcune strutture nuove. Tutto, paradossalmente accade mentre le principali società di calcio e di pallacanestro locali hanno decretato, la seconda ufficialmente, la prima nei fatti, la conclusione anticipata della loro partecipazione alle attività agonistiche. Questa concomitanza (da un lato tantissimi investimenti nelle strutture sportive e dall’altro il fallimento delle società che a Taranto fanno sport) è emblematica di come la politica e la città seguano processi e percorsi totalmente differenti: addirittura antitetici. Il vero limite, al di là delle beghe umorali del sindaco che ormai sinceramente hanno piu’ il sapore del gossip che la dignità di valutazioni politiche, è proprio questo: i Giochi non hanno per nulla coinvolto la città: né lato economico, né lato culturale. Finora questa manifestazione non ha portato nulla come contributo alla città ( e non certo per demerito del commissario, il cui compito evidentemente non è quello di far crescere la città) e nulla rimarrà sul territorio. Nulla: proprio come chi attualmente governa questa nostra comunità.

Gianni Liviano – consigliere comunale

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Pd: «Taranto ha bisogno di aprire una fase nuova»

Ogni giorno una puntata diversa, stiamo abbandonando man mano la tragedia per accomodarci nella farsa. Si narra di un incontro nella serata di mercoledì tra il commissario Ferrarese e il sindaco Melucci  in versione mite, totalmente diverso da quello che cacciava i giornalisti dalla camera di commercio e che lanciava missive al vetriolo fino a qualche giorno  fa. Serve un riassunto delle puntate precedenti: Melucci lunedì rinuncia alla progettazione di diverse opere e impianti, ritirando persino i rup dalle procedure, e dopo soli due giorni fa marcia indietro su tutta la linea. Il tutto in un silenzio surreale del centro destra locale che sposta l’attenzione attaccando il nemico più temuto, ossia il Pd, ma mai una parola sulla deriva che ha preso la città perché non amministrata da un sindaco ormai sempre più assente.  I Giochi sono una cosa seria, che avevamo programmato, col sostegno della Regione Puglia, per riqualificare intere aree di Taranto e avviare un percorso di rilancio su nuove basi economiche e una nuova immagine della città. Insomma, la manifestazione avrebbe dovuto segnare una nuova era. Abbiamo lasciato incarichi e poltrone e siamo passati all’opposizione, tra i tanti motivi, anche perché Melucci ha sconvolto il progetto originario che era alla base della candidatura di Taranto a ospitare la grande manifestazione sportiva. Temiamo che anche questa ennesima, patetica retromarcia abbia poco a che fare con gli interessi della città e sia determinata da equilibri economici e politici basati su incarichi e poltrone da distribuire. Ugualmente, però, ci auguriamo che il sindaco stavolta ponga fine alla telenovela e si metta finalmente a lavorare. Taranto ha bisogno di aprire una fase nuova, fatta di un governo stabile, con interpreti nuovi, preparati, competenti che sappiano tutelarla, difenderne le ragioni e rappresentarla in modo adeguato alla sua importanza e bellezza. Il Partito Democratico è impegnato proprio in  questa direzione con quanti vogliano fin da subito dare un fattivo contributo.

Anna Filippetti (segretaria provinciale Pd); Giuseppe Tursi (segretario cittadino Pd)





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