Perché i super ricchi minacciano la nostra democrazia

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Cessione crediti fiscali

procedure celeri

 




Donald Trump e Elon Musk – Getty Images

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

Già si è parlato a lungo e si continua a parlare delle conseguenze geoeconomiche della nuova presidenza Usa. Quel che ancora fa difetto è la corretta considerazione degli effetti, sui fronti sia politico sia etico, delle vicende rese di dominio pubblico in questi ultimi mesi. Tali vicende però hanno radici antiche che risalgono agli anni Novanta del secolo scorso. Non si deve dunque cadere nell’errore di pensare che il fenomeno “Trusk” (Trump + Musk) sia una sorta di fulmine a ciel sereno, qualcosa di inatteso. Invero, nel corso dell’ultimo trentennio si è andata affermando, a partire dalla California, una duplice presa di posizione, tra i segmenti molto alti della scala sociale, nei confronti del modello di ordine sociale verso cui tendere nel mondo occidentale. Per un verso, quella di patriotic millionaires e per l’altro verso quella dei woke capitalists. Si tratta di soggetti appartenenti alla categoria dei super ricchi. Il motto dei primi è: “In tax we trust”. Costoro chiedono ai governi di accrescere la pressione fiscale a loro carico (fino al 60% dei redditi conseguiti) per provvedere a quanto serve per finanziare il welfare a condizione di essere “lasciati in pace” nella loro attività. Non v’è bisogno di essere più espliciti al riguardo. (Si veda l’intervista di Giorgiana Notarbartolo su Avvenire del 23 maggio 2024, discendente della famiglia Marzotto e prima firmataria dell’appello dei Patriotic Millionaires, per una sintetica ma efficace esposizione della filosofia che guida l’azione dei 260 soggetti sottoscrittori dell’appello).

Diversa, invece, la proposta avanzata dai woke capitalists. (Cfr. C. Rhodes, Il Capitalismo Woke, Torino, 2023). La loro considerazione è che, poiché la politica democratica non è più in grado di assecondare le aspettative di benessere dei cittadini e poiché gli enti di Terzo Settore non hanno la forza, pur avendone la volontà, di provvedere alla bisogna, ricchi e super ricchi devono farsi carico di sostituire lo Stato nell’assolvimento dei suoi compiti nell’area del welfare, a patto di non venire gravati da un’imposizione fiscale sul reddito superiore al 15%. Peter Theil, miliardario digitale di PayPal e Polantir, dettò nel 2009 il “Manifesto Politico della Sylicon Valley Oligarchica” in cui si legge, fra l’altro: «Non credo che libertà e democrazia siano tra loro compatibili perché i sussidi e l’assistenza ai poveri, il voto alle donne (sic!) e ai gruppi ostili alle idee libertarie, rendono impossibile la democrazia capitalista». E più avanti: «La Rivoluzione francese è ormai obsoleta. Perché la Rivoluzione tecnologica trionfi serve una oligarchia, dove maschi, bianchi, imprenditori coordinano la vita dei sudditi consumatori, senza burocrazie di sorta». Il think tank dei capitalisti woke, un gruppo che include persone come J. D. Vance,- attuale vice presidente degli USA – C. Yarwin, D. Sacks e, più recentemente E. Musk, è il “Claremont Institute”, fondato dai seguaci del filosofo ultraconservatore Leo Strauss. Mai si dimentichi, che la magnificenza non è la stessa cosa della munificenza. La prima significa trasformare la ricchezza privata in beneficio pubblico allo scopo di rivendicare il proprio onore e il diritto a governare. (Cosimo de’ Medici salvò bensì Firenze dalla bancarotta, ma se la comprò!). La seconda, invece, rinvia al concetto di dono come gratuità.

Tanti sono ormai gli episodi che confermano una tale tendenza. Si pensi alle fondazioni d’impresa e alla nuova filantropia, al marketing sociale e così via. L’idea è quella di stimolare la filantropia a diventare strategica, anziché reattiva, canalizzando le risorse in modo professionale verso progettualità che siano sinergiche con le imprese stesse e con la Pubblica Amministrazione. (Si veda l’ultimo rapporto dell’Eutax Observatory, il Centro Studi Europeo diretto da Gabriel Zucman). Va da sé che non ci si interroga sui modi, cioè sul come la ricchezza viene ottenuta dai grandi filantropi, perché il fine giustifica i mezzi – anche se non si ha il coraggio di ammetterlo.

È agevole comprendere quale sarebbe l’esito sul fronte della democrazia – propriamente intesa, come sempre si dovrebbe dire, come governo del popolo, con il popolo, per il popolo – qualora tendenze del genere venissero a consolidarsi e a diffondersi. Già sé ne vedono i segni premonitori. La ritirata degli investimenti sostenibili (Esg) annunciata da Larry Fink, il patron di Black Rock (il fondo che amministra un patrimonio che vale sei volte il Pil italiano!); la fuga di Meta (Facebook, Instagram, Thread) dalle politiche a favore dell’inclusione e della difesa delle diversità; la dichiarazione di inizio anno di Peter Thiel rilasciata al Financial Times, secondo cui grazie all’arrivo di Trump alla Casa Bianca saranno svelati “i segreti dell’ancien regime.” La Federal Reserve già si è ritirata dalla Rete delle Banche Centrali e delle Autorità di Vigilanza (Ngfs) per rendere più “verde” il sistema finanziario. La decisione della Federal Reserve giunge dopo quella analoga delle grandi banche di Wall Street (Goldman Sachs, Wells Gargo, Citi, Bank of America, Morgan Stanley e J.P. Morgan). Per i capitalisti woke è giunto finalmente il momento in cui verranno diffuse “verità alternative”, mediante la eliminazione del fact checking professionale sulle principali piattaforme al fine di “combattere la censura”. Non solo, ma un Trattato ONU, firmato anche dagli USA, dichiara lo spazio extra-atmosferico patrimonio dell’umanità. Ora è violato dal monopolio di Musk con i suoi attuali 7.000 satelliti.

Desta tanta preoccupazione, per chi considera la democrazia un valore irrinunciabile, l’esito della recente ricerca svolta dalla società di consulenza inglese Fgs Global (che sarà pubblicata a fine gennaio) da cui si trae che il 21% dei Millenial e della Gen. Z preferirebbero un sistema politico basato su un leader forte anziché sul tradizionale modello democratico. Quanto a dire che in Uk un giovane su cinque non crede più alla democrazia (A livello dell’intera popolazione, la scelta autoritaria incontra il favore del 14% degli inglesi). Il fatto è che la democrazia non può reggere all’attuale concentrato di potere politico, economico e tecnologico nelle mani di pochi soggetti. Il nuovo capitalismo non ha più bisogno della democrazia liberale – come è stato fino a mezzo secolo fa – per continuare ad accumulare profitto. E il grande rischio è che le imprese si allineino al nuovo spirito dei tempi anche nella sostenibilità. In altro modo, il vero rischio è che le imprese che si riconoscono nel capitalismo woke si fanno Stato, mettendo una gerarchia privata (l’impresa) a fare cose di interesse pubblico. È questa la de-democratizzazione della democrazia.

Di questa autentica res nova, il mondo dell’intellettualità e, specialmente di coloro che si dedicano ad indagare la realtà economica e sociale dovrebbero prendere atto, intervenendo con più forza e indipendenza nel pubblico dibattito. È motivo di soddisfazione, a tale riguardo, far conoscere la recente decisione di circa sessanta istituzioni accademiche e di ricerca tedesche dell’Assia di abbandonare la piattaforma social X (ex Twitter). La motivazione è l’incompatibilità tra i valori fondamentali delle istituzioni accademiche e il nuovo orientamento imposto da Musk alla piattaforma, il cui algoritmo è orientato alla disinformazione e soprattutto alla manipolazione delle menti. Ecco, dunque, una battaglia che il mondo cattolico, ma non solo, dovrebbe ingaggiare. Come otto secoli fa si riuscì in Gran Bretagna ad introdurre il diritto all’habeas corpus – di cui conosciamo il grande impatto positivo – occorre oggi battersi per vedere affermato l’habeas mentem, introducendo nella dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, il diritto a non subire manipolazioni della mente, come la mole crescente di fake truths (da non confondere con le fake news) va facendo. Il cristiano, se non vuol tradire la propria sorgente, non può accettare che questo avvenga.
(Da “Vita Pastorale”, marzo 2025)
© riproduzione riservata

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link