La nuova riforma penalizza i disabili Serve intervenire

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S ono Roberta dipendente di un patronato da più di 10 anni e sono parecchio «incaxxata» se si può dire, se non si può dire pazienza, ma è così! Da gennaio 2025 Brescia e altre 8 provincie italiane hanno avuto la «fortuna» di entrare nella sperimentazione della riforma della disabilità. Cosa vuol dire? Che fino all’anno scorso se un cittadino aveva bisogno di fare richiesta per invalidità e handicap, doveva recarsi dal medico di base che gli rilasciava il certificato telematico e poi doveva andare in un patronato per la trasmissione della domanda all’Inps. Con la nuova riforma da gennaio 2025 queste 9 province italiane si devono adeguare alla nuova procedura, peccato che la procedura ha raddoppiato il lavoro ai medici di base, che, dall’inizio dell’anno riescono a trasmettere le domande di invalidità da pochi giorni e con molti problemi, soprattutto di tempo, che viene portato via ai pazienti. Una volta che il medico di base ha trasmesso il certificato introduttivo all’Inps, il paziente si deve recare al patronato per completare la pratica inserendo i dati socio economici per un eventuale pagamento per prestazioni eventualmente riconosciute. Peccato che ad oggi il portale delle disabilità per i patronati non sia ancora attivo. Io penso a quei poveri pazienti malati, gravi per carità, che devono farsi riconoscere patologie, ma soprattutto ai malati oncologici che di tempo magari, purtroppo ne hanno poco, e devono combattere per ottenere ciò che gli spetta. Solitamente le novità e gli aggiornamenti sono sempre positivi, ma in questo caso stanno rallentando e creando problemi a persone malate che già hanno altri problemi gravi da gestire. Sarebbe buona cosa, attivare delle nuove procedure e farle funzionare da subito, diversamente tenere il vecchio canale aperto per le trasmissioni fino a quando il nuovo canale non funzioni in maniera corretta .

Roberta Il D lg 62 interessa le categorie più fragili le loro famiglie, che vedono finalmente riconosciuti diritti fondamentali, facendo onore a un Paese civile del III millennio. Mi domando, da persona coinvolta professionalmente, se una legge così importante potrà dare una spinta culturale sufficiente ad avviare un cambiamento così ambizioso, o se resterà una legge molto bella da leggere ma a cui nessuno crede veramente, a partire dal legislatore. Il rischio è che si trasformi in una beffa per gli interessati, già duramente provati dall’inefficienza del servizio pubblico sanitario, sociale, socio-sanitario, socio-assistenziale e da una società civile che non si scandalizza sull’uso improprio dei parcheggi riservati alle persone con disabilità. Da osservatore diretto, le premesse non sono rassicuranti: pochissime persone conoscono il Dlg 62 (nelle scuole, nei servizi pubblici, negli ospedali), il Ministero ha fatto in fretta e furia una formazione per gli operatori (servizi specialistici, medici, comuni) alla quale pochi hanno partecipato per tanti motivi. Sono stati cambiati alcuni cartelli (cancellata la parola handicap), ma mancano uffici, personale e risorse. Stiamo aspettando che il Ministero emetta il regolamento attuativo, che avrebbe dovuto essere pubblicato a fine 2024 per l’assegnazione delle risorse e il relativo monitoraggio. A partire dal 1° gennaio, a Brescia, la competenza per l’accertamento dell’invalidità civile è passata dall’Asst all’Inps, che a un mese dall’avvio della sperimentazione non si è ancora organizzato. Nel mese di gennaio, migliaia di richieste di accertamento di invalidità civile (di Brescia e provincia) sono cadute nel vuoto. Pazienti oncologici, bambini e adulti, anziani e persone con grave disabilità non sono riusciti a presentare domanda di accertamento di invalidità nello smarrimento generale dei patronati e dei call center, che non sapevano cosa rispondere. Si è determinata una situazione scandalosa che, purtroppo, colpisce i più fragili. I cambiamenti culturali non avvengono dall’alto, ma dal basso, attraverso le buone pratiche, l’educazione e la cultura. Non basta fare la legge .

Sofia

Care Sofia e Roberta,

quello che lanciate è un grido di cui comprendiamo lo stridore, condividendone il punto focale: i disagi che comporta per le persone più fragili.

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Giri di parole non servono, occorre intervenire, perciò ci appelliamo alla ministra competente, di cui conosciamo la sensibilità e a cui rilanciamo il vostro appello. Di buone intenzioni infatti sono lastricate le strade del paradiso, ma a vivere un girone dantesco sono decine di persone.

Trovare una soluzione o almeno dei correttivi non è una scelta, bensì un dovere. (g. bar.)



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