Rivoluzionare l’informazione e l’educazione finanziaria in Italia. Starting Finance nasce con questo, ambizioso, obiettivo.
E in effetti, la società fondata nel 2018 da Marco Scioli ed Edoardo Di Lella è diventata nel tempo un punto di riferimento per moltissimi giovani under 35 interessati al mondo della finanza. In un Paese in cui il 58% delle persone con un’età compresa tra i 18 e i 34 anni utilizza i social come fonte informativa per le questioni finanziarie – stando ai dati dell’ultimo rapporto Consob sulle scelte di investimento delle famiglie italiane – l’intuizione di Scioli e Di Lella non poteva che rivelarsi vincente.
Con una community di oltre 1, 8 milioni di follower sui social, una business school appena avviata e l’ultimo aumento di capitale da 1,5 mln di euro (sottoscritto dal fondo Vertis Venture 5 Scaleup gestito da Vertis Sgr), il progetto – nato sette anni fa tra i banchi dell’università – continua a crescere. Scioli e Di Lella, presidenti e co-founder dell’azienda, hanno condiviso con Fortune Italia i traguardi che intendono raggiungere in questo 2025 appena iniziato.
Innanzitutto, quali sono le principali tappe del percorso che vi ha portato al successo di oggi?
DI LELLA: Siamo partiti nel 2018 con una prima raccolta di capitale di circa 100mila euro, per dare il via a un’idea nata all’università. Volevamo creare un’azienda che avvicinasse i giovani al mondo della finanza, ma non avevamo ben chiaro come realizzare il progetto. Poco prima della pandemia avremmo dovuto concludere un’operazione da circa 300mila euro per un secondo aumento di capitale, ma con l’arrivo di Covid-19 siamo riusciti ad ottenere poco più della metà di questa cifra. Durante il lockdown, però, grazie ai social siamo cresciuti dieci volte tanto quello che ci saremmo aspettati, diventando uno dei pochi punti di riferimento per i giovani sull’educazione economico-finanziaria. Nel 2021 Atypical Partner, un fondo londinese, ha investito su di noi circa 625 mila euro: l’operazione ci ha aperto le porte del Gotha della finanza milanese. Nel frattempo abbiamo continuato a crescere online, ma anche offline. Oggi raggiungiamo tra i 3 e i 5 mln di utenti al mese e siamo presenti in 36 club universitari.
La vostra società si basa su due pilastri: informazione ed educazione.
SCIOLI: Sull’informazione si fondano l’evoluzione e la crescita di Starting Finance. Cerchiamo di semplificare il linguaggio rispetto ai media tradizionali. In Italia infatti una grande fetta di popolazione – in base alle ultime indagini, il 70% – ha ancora una competenza molto bassa in ambito economico-finanziario. Il nostro target sono soprattutto gli under 35, a cui cerchiamo di essere il più possibile vicini nel modo di comunicare. Anche se inizialmente ci interessava sviluppare un prodotto, prima che una community, col tempo è avvenuto il contrario. I nostri autori spesso sono ex membri di questa community: sanno esattamente come vorrebbero ricevere le informazioni e quindi come trasmetterle. Per quanto riguarda l’educazione, invece, ci stiamo concentrando su due filoni. Il primo è quello della ‘personal finance’, cioè percorsi di finanza personale per chi vuole imparare a gestire il risparmio e a investire. E poi c’è Velv, la business school che abbiamo appena lanciato.
Come nasce Velv?
DI LELLA: Si tratta di una business school creata per rispondere a quelli che, secondo noi, sono i tre grandi problemi dell’educazione finanziaria in Italia. Per cominciare, la mancanza di preparazione delle università al mondo del lavoro. Poi, l’assenza di percorsi di orientamento in uscita, che investe anche le migliori realtà accademiche: si demanda sempre allo studente la valutazione delle opportunità lavorative, senza però fornirgli gli strumenti necessari. Infine, il nostro è il secondo Paese, dopo il Giappone, per permanenza sul posto di lavoro: una volta ottenuto, ci rimaniamo in media 4 anni. Ma se quella posizione non è stata scelta con criterio – per un problema nell’orientamento appunto – rischiamo di perdere le migliori unità produttive, ossia i giovani. Chi opera nel mondo dell’educazione dovrebbe garantire alle persone la scoperta del proprio io lavorativo. E Velv intende farlo, sfruttando la rete di relazioni che Starting Finance è riuscita a costruire. Avremo, ad esempio, un corso di Investor relations con Borsa Italiana e uno per Analisti finanziari con Aiaf, l’Associazione italiana per l’analisi finanziaria.
Molte aziende si affidano a voi.
SCIOLI: Il nostro rapporto con le aziende si è evoluto nel corso del tempo. Inizialmente ci tenevamo ad associare a Starting Finance soprattutto brand legati al mondo della finanza. Poi ci siamo resi conto che, sfruttando le specificità delle diverse piattaforme, saremmo riusciti a ottenere due risultati. Da un lato, il posizionamento di aziende che sposano un progetto di educazione finanziaria, per cui noi ci limitiamo a produrre contenuti. Dall’altro, il ‘product placement’ e quindi la diffusione di un messaggio pubblicitario. La cosa interessante, da questo punto di vista, è che non siamo più limitati al mondo della finanza, ma stiamo lavorando anche con brand di altri settori. L’obiettivo rimane comunque trattare temi economico-finanziari, ma con un taglio diverso, legato ad esempio alla storia d’impresa o all’evoluzione del marchio.
Dopo l’aumento di capitale di 1,5 mln di euro, che completa un’operazione avviata nel 2023, quali sono i vostri obiettivi per questo 2025?
DI LELLA: Oltre che nell’avvio della business school, ci impegneremo per portare progetti di finanza personale all’interno delle grandi imprese: pensiamo sia il modo migliore di raggiungere un gran numero di persone. Un altro grande obiettivo è poi quello di far arrivare l’educazione finanziaria fino alle scuole secondarie (come prevede il Ddl Capitali, ndr). Infine, gli Starting Finance Investment Meeting. Si tratta di due appuntamenti, uno a Roma e l’altro a Milano, che vogliamo diventino una vera e propria fiera della finanza e dell’imprenditoria per i giovani. Cioè due eventi di riferimento per il settore. Non sarà un 2025 solo di social.
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