Memoria e cultura: il futuro di Gorizia e Nova Gorica

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La Giornata del Ricordo e l’avvio di Go!2025 segnano un’occasione per riflettere sulla memoria storica e sul futuro di Gorizia e Nova Gorica. Cultura, incontro e riconciliazione sono le chiavi per costruire un domani condiviso, superando divisioni e pregiudizi

(Foto ANSA/SIR)

Quest’anno la Giornata del Ricordo segue, di soli due giorni, la data in cui, sabato 8 febbraio, si avvia ufficialmente l’esperienza di Go!2025: Gorizia si fa compagna di viaggio della slovena Nova Gorica nell’esperienza della Capitale europea della cultura.

Una vicinanza temporale che assume una valenza davvero significativa.

Perché, però, questo appuntamento non si riduca a semplice contenitore di eventi, è più che mai necessario essere consci di una certezza: il futuro delle due città non può prescindere dalla memoria del loro passato. Le popolazioni di questa parte d’Europa, nell’ultimo secolo, hanno sperimentato sulla propria pelle e nel profondo del proprio animo quanti danni possa compiere l’essere umano quando si affida ciecamente alle ideologie nazionaliste. A quelle correnti di pensiero che autogiustificano il proprio esistere fondandolo sull’autoritarismo e sulla prevalenza di una razza sulle altre e basano il proprio consenso nell’opinione pubblica evocando il sospetto e la paura permanenti di un “altro” bollato come pericoloso perché reo di parlare una lingua o confessare una religione diverse o colpevole del fatto di essersene dovuto andare dalla propria terra a causa delle guerre, delle carestie…
Chi, però, sperava che le sofferenze patite e le urla di dolore innalzate dagli uomini e dalle donne dell’Isontino fossero calce che avrebbe reso eterni i muri della divisione, della recriminazione e dell’odio, non aveva compreso che c’era un qualcosa di diverso che segna la loro storia: l’essere figli di una terra che ha sempre fatto dell’incontro e dell’accoglienza un proprio tratto distintivo e che da quasi 20 secoli ha nel proprio DNA quei valori cristiani di pace e riconciliazione che la Chiesa di Aquileia seppe portare ai popoli dell’Europa centrale.
Nel momento in cui ancora guardie armate presidiavano la linea bianca che, alla fine del secondo conflitto mondiale, aveva tagliato piazza Transalpina segnando, 14 anni prima del Muro di Berlino, la divisione materiale fra i due blocchi che si erano spartiti l’Europa, dall’Isontino partiva un messaggio che ai più poteva apparire come utopistico: uomini e donne che sapevano fare della propria vita una testimonianza di profezia decidevano che sarebbe stata proprio la cultura la chiave per aprire quelle porte che altri si vantavano di avere chiuso per sempre. E lo facevano nella certezza che l’ignoranza è la madre della paura e della diffidenza del prossimo mentre la cultura può davvero ristabilire ponti e togliere i veli del pregiudizio.

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Ecco che, allora, guardare al passato non significa lasciarsi andare a un’inutile e improduttiva nostalgia fine a se stessa, ma comprendere che proprio quei valori rappresentano il riferimento “vincente” per i giovani che sono già il futuro di questa nostra terra.

Le due città possono davvero essere i due polmoni attraverso cui far respirare un unico soggetto, pur nella salvaguardia delle rispettive peculiarità. E di questa ricchezza unica in Europa (ma non solo!), Go!2025 può imporsi come una vetrina e un’occasione di conoscenza per centinaia di migliaia di visitatori.
L’anno che abbiamo dinanzi prima che un’opportunità, però, è un monito. Il futuro del Goriziano, italiano e sloveno, non può che (ri)fondarsi sulla cultura.
Ed allora l’auspicio è che Gorizia e Nova Gorica possano fare proprie le parole che Papa Francesco ha rivolto nello scorso mese di settembre ai docenti dell’Università Cattolica di Lovanio: “Siate protagonisti nel generare una cultura dell’inclusione, della compassione, dell’attenzione verso i più deboli e verso le grandi sfide nel mondo in cui viviamo. Ci serve una cultura che allarga i confini, che non è “settaria” né si pone al di sopra degli altri ma, al contrario, sta nella pasta del mondo portandovi un lievito buono che contribuisce al bene dell’umanità. Questo compito, questa ‘speranza più grande’, è affidata a voi!”.
Buon anno della Cultura!





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