Il futuro dell’Ucraina, tra hub di armi e terre rare, è in mano ai creditori

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 


Cosa ne sarà dell’Ucraina, se e quando la guerra finirà? Ne ha scritto, acutamente e con informazioni raccolte in ambienti bene informati d’Oltreoceano, Federico Fubini sul Corriere della Sera il 27 gennaio scorso. Una prospettiva, quella disegnata da Fubini, di un Paese sostanzialmente a monocultura produttiva, che poggia la sua possibilità di rinascita dalle rovine della guerra su due leve. Da un lato le armi, di cui potrebbe diventare hub produttivo, libero dai “lacci e lacciuoli” delle policy etiche che invece impediscono lo sviluppo di questo settore in Europa. Dall’altro le risorse del sottosuolo, e in particolare le terre rare, necessarie per produzioni ad alta tecnologia e la produzione di energia nucleare.

W. G. Sebald: la ricostruzione come liquidazione

Può piacere o no, ma è così, afferma Fubini. Ipse dixit. Potremmo aggiungere, non meno cinicamente, il settore immobiliare drogato dai soldi che gireranno dopo la distruzione operata dalle armi russe. Le idee di Trump su Gaza ce lo insegnano: esiste ormai un nesso causa-effetto diretto fra produzione ed esportazione di armi, guerre e settore immobiliare. D’altra parte di questo nesso aveva già scritto W. G. Sebald nel suo capolavoro del 2001 Storia naturale della distruzione:

«La ricostruzione tedesca […] equivalse per la Germania – dopo le devastazioni operate dai nemici durante la guerra – a una seconda liquidazione, per tappe successive, della sua storia precedente: infatti con il grande lavoro che essa richiese e con la nuova anonima realtà che riuscì a creare, impedì fin da principio che si volgesse lo sguardo al passato, e orientando la popolazione esclusivamente verso il futuro la costrinse a tacere su quanto aveva vissuto».

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 

Good Morning Ucraina: un Paese raso al suolo

Ma da dove parte oggi l’Ucraina per giungere a questi luminosi lidi? Oggi l’Ucraina conta circa 500mila vittime e feriti (fra militari e civili). 6,7 milioni di ucraini hanno cercato rifugio fuori dal Paese, mentre gli sfollati interni sono quasi 4 milioni. I bombardamenti hanno danneggiato 3.798 scuole e, di queste, 356 sono state distrutte. 1.619 strutture sanitarie sono state danneggiate e altre 214 sono state rase al suolo.

A dicembre 2024 l’inflazione effettiva in Ucraina era al 12%. A causa soprattutto dell’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, delle spese di produzione e della continua pressione derivante dal deprezzamento della moneta nazionale. Il Paese ha perso quasi 8 milioni di abitanti, dai 41 milioni nel 2021 ai 33,6 a fine 2024. Il tasso di disoccupazione a ottobre 2024 era superiore al 15% e l’indicatore della povertà – ossia di persone costrette a risparmiare sul cibo – è fermo al 20%. Le entrate del bilancio dello Stato, tuttavia, sono destinate per lo più alla spesa militare. Mentre i costi della vita civile sono sostenute in gran parte attraverso gli aiuti provenienti dall’esterno.

Tra guerra e pace: il mercato delle armi

L’Ucraina è diventata l’ottavo Paese al mondo per spesa militare nel 2023, con un aumento del 51% rispetto all’anno precedente: il maggior incremento mondiale. Raggiungendo così i 64,8 miliardi di dollari, pari al 37% del Pil: +11% rispetto al 2023. Questa è la spesa militare nel bilancio statale. Ma l’Ucraina riceve molto altro da altri Paesi. Nel 2023 ha ricevuto 35,7 miliardi in forniture militari da 30 Paesi alleati, di cui 25,4 dagli Usa. Nello stesso anno il Pil in Ucraina era pari a 178,76 miliardi di dollari, secondo i dati ufficiali della Banca Mondiale.

Dunque, l’economia ucraina è fortemente militarizzata. E non è immaginabile che possa drasticamente ridursi una volta che, auspicabilmente, si raggiungesse un cessate il fuoco duraturo o una pace stabile. Ecco dunque l’idea, registrata da Fubini: il Paese si è specializzato nella produzione di droni da guerra, artiglieria, missili a gittata medio-lunga. Peraltro, con una buona iniezione di forniture tecnologiche anche dall’estero (Usa e Germania, soprattutto). Questa produzione “autoctona” può assemblare armi a guida autonoma o comandate da distanza. E fornirle a costi contenuti e soprattutto senza vincoli di carattere politico ai Paesi alleati.

Ucraina: terra di terre rare

L’altra gamba della nuova economia ucraina potrebbe essere la fornitura dei minerali rari, di fondamentale importanza strategica (come dimostrano le ambizioni di Trump sulla Groenlandia). Sia per l’industria dell’alta tecnologia, sia per la produzione di energia nucleare.

Il Pil del settore minerario in Ucraina è diminuito a 69,6 miliardi nel quarto trimestre del 2023, dai 73,2 del terzo trimestre del 2023. Ma resta pur sempre una produzione di tutto rilievo che potrà riprendere a correre a guerra finita o sospesa. Il Pil derivante dall’estrazione mineraria in Ucraina aveva registrato una media di 23,5 miliardi dal 2010. Ma la produzione mineraria è aumentata del 5,6% a giugno 2024 rispetto allo stesso mese dell’anno precedente.

Più che alla pace si pensa a come guadagnare dopo la guerra

In una guerra di logoramento, quale è quella fra Russia e Ucraina, dopo oltre tre anni, si comincia a fare i conti. Sui costi della guerra e su quanto si potrà guadagnare nel dopoguerra. Soprattutto da parte dei Paesi che hanno sostenuto dall’esterno i due contendenti (soprattutto l’Ucraina, ovviamente) e che si aspettano di poter partecipare alla ricostruzione. I costi della guerra sono stati immani per entrambi i contendenti.

Secondo Rosario Patalano su EconomiaePolitica è stata la guerra dai costi in vite umane più alti dopo la Seconda Guerra Mondiale. Con 20mila morti nei primi 50 giorni ha doppiato il numero di vittime della Guerra del Golfo, dove ci furono 10.355 morti. E quasi quadruplicato la Guerra del Vietnam, dove ci furono 5.676 morti. Anche dal punto di vista economico la guerra è una catastrofe per i due belligeranti.

La ricostruzione in mano i creditori alleati

Sempre secondo Rosario Patalano: 107 miliardi di dollari per Mosca nel 2022, con una riduzione del Pil del 2,1%. Mentre per l’Ucraina il Pil nello stesso periodo si è ridotto del 29% rispetto al 2021, cioè un calo di 200 miliardi di dollari. E un deficit a fine 2022 di oltre 24,5 miliardi di dollari. Dei 75 miliardi di dollari spesi dall’Ucraina nel 2022, 32 sono in forma di prestiti dai governi alleati. Prestiti che dovranno essere restituiti e che appunto saranno conteggiati in qualche modo sull’economia del Paese nel periodo della ricostruzione.

Ma fra i due contendenti l’economia russa ha retto meglio l’impatto della guerra. Anche per l’effetto limitato delle sanzioni, alle quali meno del 9% delle imprese occidentali con presenza in Russia ha aderito.

Dunque, il Paese e l’economia da ricostruire saranno piuttosto l’Ucraina. I creditori-alleati stanno già preparandosi a conformare l’economia e il sistema produttivo dell’Ucraina ricostruita al sistema occidentale. Magari in modo meno rigido di quanto facevano i dirigenti sovietici degli anni della Nep, quando assegnavano alle diverse repubbliche dell’Urss delle missioni produttive funzionali alla più complessiva economia dell’Unione. Ma non meno eterodiretto.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link