Direttiva Case Green: un documento dai Commercialisti con le principali indicazioni

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La Direttiva europea sulla “Prestazione energetica nell’edilizia”, conosciuta anche come “Direttiva Case Green”, è una normativa chiave per ridurre il consumo energetico degli edifici e contribuire agli obiettivi climatici dell’UE.

Il documento del Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili (scaricabile a fine articolo) fornisce un primo esame della Direttiva, con l’obiettivo di offrire una panoramica chiara anche ai non addetti ai lavori.

In questo articolo analizzeremo i principali contenuti del documento, illustrando gli obiettivi, gli obblighi e le implicazioni della Direttiva.

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Progettare e costruire case green

Questo testo tecnico, aggiornato alla recente Direttiva EPBD (c.d. Case Green), fornisce informazioni su come si progetta e si costruisce una casa green, dalle fondazioni al tetto. L’opera è strutturata in capitoli, che fanno riferimento alle singole parti componenti costruttive dell’edificio, come le fondazioni, le pareti, il tetto, i solai, ecc.Gli elementi costruttivi e i materiali sono analizzati distinguendo le loro componenti bioedii e sostenibili, considerando che i due termini non sono sinonimi dello stesso concetto. Rappresenta il più recente e completo tentativo di sistematizzazione delle conoscenze, delle tecniche e dei materiali rappresentativi di un approccio “green” all’edilizia.Ma la bioedilizia non è semplicemente “l’arte del costruire secondo natura”. Come evidenzia l’Autore: La casa green, come ogni altra forma costruttiva, è basata su mediazioni, ovvero sull’accettazione anche di quei materiali e quelle tecnologie non propriamente derivati dalla natura, ma che costituiscono una conditio sine qua non, perché non hanno una valida alternativa “naturale” e quindi sono indispensabili al raggiungimento di uno scopo preciso.Operare green o in bioedilizia non vuol dire quindi rifiutare ed escludere a priori i materiali di sintesi, ad esempio, ma, al contrario, ottimizzarne l’uso.L’opera, quindi, per la sua completezza, il rigore scientifico e la trattazione mai astratta, guida il lettore in un appassionante percorso tecnico ed etico per imparare a progettare e costruire case sostenibili, green ed ecologiche.Roberto Sacchiarchitetto libero professionista, titolare dello studio Cultura&Ambiente, consulente CasaClima ed esperto in ecologia dell’architettura, con esperienza ultratrentennale nello studio dei materiali e degli isolanti in edilizia. Co-fondatore dell’INDEP (Istituto Nazionale di Diagnostica e Patologia Edilizia), dal 2005 svolge attività di docenza al Master Polis Maker del Politecnico di Milano.

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Obiettivi della Direttiva e tempistiche

L’Unione Europea punta a ridurre le emissioni di gas a effetto serra del settore edilizio, responsabile di circa il 36% delle emissioni totali di CO₂ legate all’energia. Per raggiungere questo traguardo, la Direttiva prevede che:

  • entro il 2030, il consumo medio di energia degli edifici residenziali sia ridotto almeno del 16%;
  • entro il 2035, la riduzione salga al 20-22%;
  • entro il 2050, tutti gli edifici siano a “emissioni zero”.

Nel documento viene ricordato che per “edificio ad emissioni zero” si intende un edificio avente una altissima prestazione energetica il cui fabbisogno residuo di energia, di qualunque genere, risulta interamente coperto da fonti rinnovabili generate o stoccate in loco o nelle vicinanze oppure da una comunità di energia rinnovabile o, infine, da energia rinnovabile e calore di scarto provenienti da un sistema di teleriscaldamento e teleraffrescamento.

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Dal 2028, tutti i nuovi edifici pubblici dovranno essere a “emissioni zero”, mentre per quelli privati l’obbligo scatterà nel 2030. Inoltre, verrà incentivata l’installazione di impianti solari sugli edifici esistenti e di nuova costruzione.

Piano Nazionale di Ristrutturazione

Ogni Stato membro dovrà redigere un piano nazionale che includa:

  • il censimento del parco immobiliare;
  • una tabella di marcia per il raggiungimento degli obiettivi;
  • l’individuazione di finanziamenti pubblici e privati necessari.

Il piano nazionale di ristrutturazione degli edifici è una strategia delineata per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione e miglioramento dell’efficienza energetica entro il 2050. Ogni Stato membro stabilisce un piano per garantire la ristrutturazione del parco nazionale di edifici residenziali e non residenziali, sia pubblici sia privati allo scopo di trasformare gli edifici esistenti in edifici a emissioni zero.

Di questo ne abbiamo parlato meglio qui.

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Requisiti minimi di prestazione energetica

I Paesi membri sono tenuti a stabilire criteri minimi di efficienza energetica per gli edifici, le unità abitative e gli elementi costruttivi che influenzano in modo rilevante le prestazioni energetiche, con l’obiettivo di raggiungere almeno livelli ottimali in rapporto ai costi sostenuti e standard di riferimento più elevati, come ad esempio i parametri degli edifici a energia quasi zero e quelli degli edifici a emissioni zero.

Tali criteri minimi di efficienza energetica possono variare tra gli edifici esistenti e quelli di nuova realizzazione, così come tra le diverse categorie edilizie e devono essere aggiornati con cadenza quinquennale. Ogni Stato membro ha la facoltà di modulare i criteri minimi di efficienza energetica per gli edifici soggetti a vincoli a livello nazionale, regionale o locale (ad esempio, tutela architettonica o storico-artistica), qualora il rispetto di determinati requisiti comportasse un’alterazione inaccettabile delle loro caratteristiche o del loro aspetto.

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Passaporto di ristrutturazione

È prevista, salvo diversa disposizione nazionale, la possibilità facoltativa di elaborare un passaporto di ristrutturazione, un documento che fornisce informazioni dettagliate sulle strategie di miglioramento dell’efficienza energetica e sulle prestazioni di un edificio dopo un ipotetico intervento di riqualificazione. Questo strumento si configura come un piano personalizzato per il singolo immobile, delineando una roadmap per la sua ristrutturazione completa, eventualmente articolata in più fasi, con l’obiettivo di migliorarne l’efficienza energetica.

Entro 24 mesi dall’entrata in vigore della Direttiva, gli Stati membri saranno tenuti a implementare un sistema per l’elaborazione dei passaporti di ristrutturazione, i quali, sebbene inizialmente previsti su base volontaria, potranno diventare obbligatori qualora la normativa nazionale lo stabilisca.

Tali documenti dovranno essere redatti seguendo un quadro di riferimento comune definito nell’allegato VIII.

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Incentivi e finanziamenti

Gli Stati membri dovranno prevedere misure economiche per sostenere le ristrutturazioni, con particolare attenzione alle famiglie vulnerabili. Tra le soluzioni proposte vi sono:

  • mutui verdi e prestiti agevolati;
  • detrazioni fiscali e incentivi;
  • finanziamenti specifici per edifici con le prestazioni peggiori.

Attestato Prestazione Energetica APE

L’attestato di prestazione energetica (APE) diventerà più dettagliato e dovrà includere informazioni sulle emissioni di gas serra. La validità sarà ridotta da 10 a 5 anni, tranne per gli edifici più efficienti (classi C e superiori).

Tale documento, che verrà redatto sulla base di un modello unico per tutti gli Stati membri.

Gli attestati dovranno essere caricati nella banca dati della prestazione energetica dell’edilizia.

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La Direttiva avrà un impatto significativo sul mercato immobiliare. Gli edifici meno efficienti rischiano una svalutazione, mentre quelli ristrutturati secondo le nuove normative potranno beneficiare di una maggiore attrattività. I proprietari dovranno considerare investimenti a medio-lungo termine per adeguarsi ai nuovi requisiti.

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