L’innovazione genetica per l’agricoltura italiana entra in una fase cruciale. Con un finanziamento di 9 milioni di euro in tre anni, il governo punta a sostenere la ricerca del Crea sulle Tecniche di Evoluzione Assistita (TEA), strumenti avanzati per sviluppare piante più resistenti ai parassiti e ai cambiamenti climatici. Un passo decisivo per il futuro del settore agricolo, che vede il debutto in campo, dalla prossima primavera, delle prime piante selezionate nell’ambito del primo progetto italiano sulle TEA, Biotech, avviato nel 2018 dal Crea.
Nonostante l’alto valore aggiunto di queste colture migliorate, il loro pieno potenziale resta vincolato alla normativa europea attesa per il 2025. Un quadro regolatorio chiaro che le distingua dagli OGM permetterà finalmente il loro accesso al mondo produttivo e al mercato.
L’attenzione verso le TEA cresce sempre di più, e l’Italia compie un passo concreto destinando 9 milioni di euro in tre anni per sostenere la ricerca e la sperimentazione. Per la prima volta, la Legge di Bilancio 2025 affida fondi al Crea, con l’obiettivo di sviluppare – attraverso attività di ricerca e sperimentazione – piante più tolleranti e/o resistenti alle malattie e agli stress ambientali.
L’iniziativa mira a rafforzare la competitività del settore agricolo nazionale, riducendo la dipendenza da input chimici e migliorando la sostenibilità delle colture. Il sostegno istituzionale si affianca all’azione delle principali associazioni agricole, che hanno firmato il Manifesto per la Promozione delle TEA, un documento che chiede maggiori investimenti e un programma di sensibilizzazione per informare cittadini e produttori sui benefici di queste tecnologie.
Le prime piante TEA in campo dalla primavera 2025
Dopo anni di ricerca, le TEA stanno per fare il loro ingresso nei campi italiani. Risale al maggio 2023, l’emendamento al Decreto Legge Siccità convertito poi nella legge 39/2023, che autorizzava le sperimentazioni in campo. E grazie al progetto Biotech, avviato nel 2018 dal Crea, alcune delle piante selezionate saranno sperimentate in campo aperto a partire dalla primavera 2025.
L’iniziativa coinvolge numerose colture strategiche per il made in Italy, dalle arboree tra cui vite, olivo, pesco, melo, pero, kiwi e agrumi, alle ortive, come pomodoro e melanzana, per finire con le cerealicole che includono frumento, riso e orzo. Fino ad ora la ricerca si è concentrata sulla resistenza alle malattie fungine e batteriche, sulla produttività e sul miglioramento delle caratteristiche nutrizionali e qualitative, come la produzione di frutti seedless o arricchiti di antiossidanti. Tuttavia, la sola ricerca non basta, le TEA devono essere integrate nell’ambiente in modo sostenibile e ben comprese dall’opinione pubblica, evitando problematiche come quelle che in passato hanno portato al vandalismo di campi sperimentali.
Presentazione dei risultati del progetto Biotech
TEA e OGM: due realtà distinte
Uno dei punti chiave nel dibattito sulle TEA è la loro differenza rispetto agli Organismi Geneticamente Modificati (OGM). Mentre gli OGM prevedono l’introduzione di materiale genetico esterno, le TEA modificano solo uno specifico gene coinvolto nel carattere di resistenza ad una malattia o, per esempio, alla minore suscettibilità alla carenza idrica. Insomma, si tratta di mutazioni semplici, ottenibili anche con gli incroci tradizionali, con la differenza che per avere risultati soddisfacenti necessitano mediamente di molto pi tempo. Tuttavia, nonostante questa distinzione, attualmente la legislazione europea tratta le TEA allo stesso modo degli OGM, limitandone la coltivazione e l’accesso al mercato. A tal proposito, il Parlamento Europeo sta lavorando a una nuova normativa, attesa per il 2025, che dovrebbe finalmente riconoscere le differenze tra queste due tecnologie, differenziandole in Ngt 1 (quelle con mutazioni semplici) e Ngt 2 (con modifiche più complesse, equiparate agli OGM).
Se approvata, questa nuova regolamentazione permetterà alle TEA di essere considerate equivalenti alle varietà convenzionali, eliminando vincoli normativi e facilitandone la diffusione. Anche se, in secondo luogo, resta pur sempre da definire la questione dei brevetti, che potrebbe influenzare la libertà di utilizzo di queste nuove piante da parte degli agricoltori.
Il futuro delle TEA in Italia e in Europa
Nei prossimi mesi, il dibattito sulle TEA sarà al centro dell’agenda politica e scientifica. Il 19 febbraio, all’Accademia dei Georgofili di Firenze, si terrà un convegno sulle TEA, che vedrà la partecipazione di esperti e istituzioni per fare il punto sulla ricerca e sulle prospettive di regolamentazione.
L’Italia, con il suo investimento nella ricerca e il sostegno delle associazioni agricole, si posiziona come uno dei Paesi più attivi nella promozione delle TEA. Tuttavia, il futuro di queste tecnologie dipenderà ora dalle scelte politiche europee e dalla capacità di comunicare ai cittadini il loro potenziale per un’agricoltura più sostenibile e innovativa.
Donato Liberto
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