Toscana, la sinistra inaugura l’era del suicidio assistito: approvata la prima legge regionale in Italia – Il Politico Web

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La Toscana si conferma ancora una volta laboratorio delle peggiori derive progressiste. Il Consiglio regionale, con 27 voti favorevoli e 13 contrari, ha approvato la legge che regolamenta il suicidio medicalmente assistito, divenendo la prima regione in Italia a sancire con una norma il diritto a morire. Una legge che porta la firma dell’associazione “Luca Coscioni”, baluardo della cultura radicale che da anni spinge per la demolizione di ogni valore legato alla sacralità della vita.

La sinistra unita nella battaglia per la morte

A garantire il via libera alla legge è stata la maggioranza di centrosinistra (Pd + Italia Viva), supportata dalle due consigliere del Movimento 5 Stelle e da un esponente del Gruppo Misto, Andrea Ulmi. Tutta l’opposizione di centrodestra (Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia) ha espresso un secco “no” a una normativa che scavalca il Parlamento e la volontà della maggioranza degli italiani, imponendo per via regionale ciò che il legislatore nazionale non ha ancora normato.

Nonostante il Partito Democratico abbia fatto quadrato attorno alla legge, non sono mancate le crepe interne, segno che neanche nel loro stesso schieramento la deriva eutanasica è universalmente accettata. Lucia De Robertis, consigliera dem, ha scelto di non votare, segnale evidente di un disagio che però non ha frenato la sinistra dall’andare fino in fondo con la propria agenda ideologica.

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37 giorni per morire, la procedura codificata dal progressismo toscano

La legge toscana introduce una vera e propria procedura amministrativa della morte, regolata con un iter burocratico che sembra voler trasformare il suicidio assistito in una pratica ordinaria del sistema sanitario regionale. Il percorso delineato dalla norma prevede:

• Presentazione della domanda al direttore dell’ASL, in modalità semplificata.

• Valutazione di una commissione medica ed etica che, entro un mese, dovrà verificare se il paziente rispetti i criteri previsti.

• Individuazione di un medico volontario e del farmaco letale entro 10 giorni dalla conferma dell’idoneità.

• Attuazione del suicidio assistito entro una settimana dalla conclusione dei passaggi precedenti.

Tutta la procedura dovrà essere garantita gratuitamente, come se si trattasse di una qualsiasi prestazione sanitaria, con fondi pubblici stanziati ad hoc. Un ulteriore schiaffo a chi crede che le risorse della sanità dovrebbero essere destinate a curare e accompagnare i malati, non a fornire scorciatoie per accelerarne la morte.

Il centrodestra denuncia: “Un turismo della morte in Toscana”

La legge è stata aspramente contestata dal centrodestra in Consiglio regionale. La Lega, per voce della capogruppo Elena Meini, ha sottolineato come questa forzatura della sinistra potrebbe essere impugnata dal governo e che il Parlamento deve necessariamente colmare il vuoto normativo.

Ancora più duro Marco Stella (Forza Italia), che ha denunciato il rischio di un pericoloso “turismo della morte”, con persone che potrebbero recarsi in Toscana da altre regioni per usufruire del suicidio assistito, innescando scenari inquietanti.

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L’ennesima battaglia della sinistra contro la vita

Il governatore Eugenio Giani, che ha sempre mantenuto un profilo basso sul tema, ha finito per piegarsi alle pressioni del suo partito, confermando il sostegno alla legge e parlando di “un messaggio nazionale”. Un messaggio che è chiaro nella sua direzione: la cultura progressista, ovunque governi, non perde occasione per promuovere l’ideologia della morte e dello smantellamento di ogni valore tradizionale.

Del resto, non è un caso che la Toscana abbia fatto da apripista: da sempre feudo della sinistra, la regione si è distinta per l’applicazione di ogni dogma progressista, dalla propaganda gender alla promozione dell’immigrazione senza regole. Ora si aggiunge anche il suicidio assistito, come ennesima tappa della battaglia per relativizzare e svilire ogni valore assoluto.

L’appello della Chiesa: “Non arrendetevi alla cultura della morte”

Tra le voci più autorevoli a condannare questa deriva c’è quella del cardinale Paolo Augusto Lojudice, arcivescovo di Siena e presidente della Conferenza Episcopale Toscana. “Prendiamo atto della scelta del Consiglio Regionale, ma questo non limiterà la nostra azione a favore della vita”, ha dichiarato, rivolgendosi direttamente ai cappellani e ai volontari degli hospice: “Non arrendetevi. Continuate a portare speranza e vita. Nonostante tutto.”

Parole forti, che suonano come un monito contro una politica che ha smesso di difendere la vita e si piega alle pressioni delle lobby radicali.

E ora? Il governo potrebbe impugnare la legge

Adesso la palla passa al governo centrale, che ha sessanta giorni per impugnare la legge di fronte alla Corte Costituzionale. La Consulta ha più volte invitato il Parlamento a intervenire, ma le spinte ideologiche della sinistra regionale hanno ancora una volta scavalcato il dibattito democratico nazionale, imponendo una visione che la maggioranza del Paese non condivide.

La battaglia, dunque, non è affatto conclusa. Se il governo Meloni deciderà di difendere il principio di tutela della vita e della dignità dell’essere umano, la legge toscana potrebbe essere smontata. Diversamente, potrebbe aprirsi la strada a una progressiva disgregazione dell’ordinamento nazionale in materia di bioetica, con le regioni di sinistra che continueranno a spingere per l’agenda radicale, sacrificando il valore della vita sull’altare del relativismo progressista.

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