Piaccia o no, la guida Michelin non è solo l’unico ranking internazionale, per questo riconosciuto in tutto il mondo, ma è anche un termometro che misura l’andamento della ristorazione. Per questo la stella Michelin assegnata a Plates London è particolarmente significativa, perché accredita la cucina vegana nell’alta ristorazione, non più una categoria a se stante ad appannaggio di una stretta fascia di consumatori con particolari restrizioni alimentari, ma uno stile gastronomico alla stregua di altri, in cui creatività, stile, atmosfera sono parte della proposta, che muove tra fungo maitake con mole di fagioli neri e gateau al cacao crudo.
Con il primo vegano stellato di Regno Unito e Irlanda (in foto) si alza dunque ufficialmente a l’asticella. È solo uno dei ristoranti che hanno conquistato lil loro primo macaron nella guida Michelin UK e Irlanda 2025, presentata al Kelvingrove Art Gallery & Museum in Glasgow.
Due e tre Stelle
La capitale inglese come al solito ha fatto la parte del leone, con 10 insegne che hanno tagliato il traguardo della prima stella e due che invece hanno bissato, come il nipponico Humble Chicken di Angelo Sato (che ha messo a segno la doppietta in tempi record) e quel baluardo del lusso che è il The Ritz, splendido esempio di modern Bristish, Fuori dalla capitale ci sono l’unico nuovo tre stelle di questa guida (anche Stella Verde), Moor Hall dello chef Mark Birchall, ad Aughton nella campagna del Lancashire, e l’altro nuovo bistellato, hide and fox a Saltwood, il delizioso ristorante di quartiere di Allister Barsby e Alice Bussi nel vecchio negozio del paese.
Prodotti e cucina: UK alla riscossa
Stella annunciata per Mauro Colagreco al Raffles London nei magnifici spazi di Owo di Londra (in foto), colossale hotel (54mila metri quadrati, 120 camere, 85 appartamenti privati e 9 ristoranti, tra cui gli italiani Paper Moon e Langosteria) che occupa gli spazi che furono dell’Old War Office, ex quartier generale del Dipartimento di Stato per la Guerra che ospitò Sir Winston Churchill e il tenente colonnello T.E. Lawrence (più noto come Lawrence d’Arabia), teatro di diverse scene dei film di James Bond, riaperto come hotel in occasione dell’incoronazione di Re Carlo. L’hotspot londinese dell’italo argentino pone l’accento su oltre 70 varietà di frutta e verdura britanniche (i prodotti vegetali sono sempre indicati per primi nel menu) sancendo una riscossa della tanto bistrattata gastronomia d’oltremanica, che invece conquista sempre più terreno. Tra i nuovi stellati ci sono infatti insegne classificate come modern British cuisine, con afflati più o meno creativi: Cornus, a Londra, Gorse a Cardiff, LYLA a Edinburgo, 33 The Homend a Ledbury, Starling a Esher o ancora Wilsons a Bristol, anche Green Star grazie alla piccola azienda agricola di proprietà che fornisce gran parte dei prodotti.
La cucina internazionale
Scandagliando la lista dei nuovi premiati scopriamo, o meglio troviamo conferma, della predilezione di Gran Bretagna e Irlanda per la cucina internazionale con il coreano DOSA del Mandarin Oriental Mayfair di Londra e AngloThai, intelligente mix di ingredienti britannici e tecniche e sapori tailandesi; la Francia ha sempre la sua parte, come nel bistrot chic 64 Goodge Street, o da Caractère, insegna franco italiana (in foto), ma emergono anche altre cucine, come la greca di OMA; terrace affacciata su Borough Market; per non contare le insegne già premiate negli scorsi anni, di cui ben 8 indiane (2 bistellate e 6 stellate) e africane premiate nella guida Michelin dello scorso anno.
La cucina creativa
Non mancano poi, ovviamente, i ristoranti più propriamente di cucina moderna e creativa, sparsi un po’ in tutte le aree: AVERY di Edinburgo, LIGИUM di Bullaun, Ballyfin a Ballyfin, Forge di Middleton Tyas (anche stella verde) che propone anche menu degustazione in versione vegetariana e vegana, Mark Poynton a Caistor St Edmund, Row on 5 e Lita – insegna a tutto – entrambi a Londra, The Morrison Room a Maynooth e Skof a Manchester.
Le stelle verdi e i premi speciali
Le nuove stelle verdi: Homestead Kitchen a Goathland; Jericho a Plungar; Native a Tenbury Wells; Pythouse Kitchen Garden a Tisbury; Wild Shropshire a Whitchurch.
Apertura dell’anno – OMA, Londra (in foto)
Chef Mentor – Adam Byatt del Trinity di Londra
Young Chef Award – Ash Valenzuela-Heeger del Riverine Rabbit, Birmingham
Miglior Servizio – Jasmine Sherry del Fish Shop, Ballater
Miglior Sommelier – Zsolt Lukács del daróg, Galway
Le stelle perse
Qualcuno però è stato declassato e non soltanto le insegne che hanno chiuso come Locanda Locatelli (e chissà se chef Giorgio, riavrà il favore degli ispettori nel locale in apertura nella Nation Gallery?), Cornerstone a Hackney Wick, o Pollen Street Social a Mayfair, ma anche posti come il City Social di Jason Atherton e il ristorante cinese Kai a Mayfair. Vedremo cosa riserverà il futuro.
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