Consulta, accordo coperto. Si tratta sulla rottamazione

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Microcredito

per le aziende

 


Se l’appello del capo dello Stato sarà bastato a disincagliare le trattative e arrivare alla sospirata elezione dei quattro giudici costituzionali vacanti lo si saprà solo stamattina, sulle soglie della votazione del Parlamento. Ieri mattina tutto sembrava fatto. Alla vigilia del vertice di maggioranza riunito a palazzo Chigi, con all’ordine del giorno tutt’altri argomenti ma che ha parlato anche di Consulta, l’ottimismo era palese. Poi qualcosa si è bloccato e anche solo capire chi sia stato a rimettere tutto in discussione è arduo, dato lo sfacciato rimpallo di responsabilità.

DUE NOMI, Francesco Saverio Marini, papà del premierato, per FdI e Massimo Luciani per il Pd sono in cascina, ormai intoccabili. Sugli altri due la musica è meno armoniosa. Perno dell’accordo era, in veste di “tecnica”, Maria Alessandra Sandulli, ordinaria a Roma Tre. Tecnica sì ma fortemente sponsorizzata da Giuseppe Conte e forse proprio questo è il problema. Alla premier non piace l’idea di una tecnica che piace così tanto al leader 5S. Ma altre voci dicono che a puntare i piedi sia la Lega, che però smentisce. Nel Pd individuano invece i responsabili del nuovo blocco nei forzisti. I quali, peraltro, rappresentano un problema di per sé. Il quarto nome lo dovrebbero indicare loro e in ballo di candidati ce ne sono ben tre: Andrea Di Porto, che però è stato avvocato sia di Berlusconi che di Fininvest e questo farebbe storcere il naso ai tricolori, Gennaro Terracciano e Roberto Cassinelli.

Ieri, fino a sera, è rimasta in sospeso una possibile esternazione della premier, segno di accordo chiuso. Non è arrivata ma il barometro segna di nuovo ottimismo. Mancherebbe solo il nome indicato da Fi che Tajani vuole scoprire solo all’ultimo momento per evitare sgambetti dall’interno del suo partito.

Microcredito

per le aziende

 

RISOLVERE IL NODO Consulta sarebbe per la premier un sospiro di sollievo. La maggioranza ha infatti molti dossier aperti e nessuno vicino alla soluzione. Il vertice di ieri, per esempio, avrebbe dovuto fare un passo avanti sulla sanità. Oltre alla premier e ai due vicepremier c’erano il ministro della Salute Schillaci, quello dell’Economia Giorgetti e, in veste di presidente della conferenza Stato-regioni, il presidente del Friuli Fedriga. All’uscita è proprio lui a far capire che la barca della riforma della sanità è lontana dall’approdo. «Era solo una ricognizione generale. Non siamo arrivati a nessuna conclusione», spiega. Poi si perita di raffreddare ogni eccessivo entusiasmo: «Comunque i risultati di quel che facciamo oggi si vedranno tra anni non tra mesi». Splendida notizia per i malati che già devono vedersela con i tempi da accelerato delle liste d’attesa.

Il problema, o meglio uno tra i tanti problemi, è che non c’è accordo, anzi c’è pieno disaccordo, nella maggioranza sulla proposta di rendere i medici di base dipendenti dal Servizio sanitario nazionale invece che liberi professionisti convenzionati come sono oggi. Il capogruppo di Fi Barelli non la manda a dire: «Noi questa riforma non la votiamo e in una materia tanto delicata vanno evitati i blitz. Il costo sarebbe di 5 miliardi. Dove li troviamo?». Questione di soldi insomma, anche se in questo caso dietro il paravento delle casse vuote c’è una impostazione strategica diversa tra i Fratelli, con la loro forte vena statalista, e i liberal-liberisti di Fi che puntano tutto sul privato.

SULLO SFONDO C’È anche una tensione più complessiva. La premier ha deciso che va tentata la carta di una pacificazione con la magistratura ed è dunque pronta a rimettere parzialmente mano alla riforma costituzionale in Senato intervenendo sul nodo più nevralgico: le nomine per sorteggio. Il capogruppo FdI Bignami spiega che la riforma offre un’indicazione di principio ma poi le leggi attuative saranno in grado di rendere il capitolo “potabile” per la magistratura. Le toghe probabilmente non si accontenteranno ma gli azzurri, che vogliono chiudere in fretta la partita, già affilano le sciabole.

Con la Lega, sul capitolo pace fiscale, invece uno spiraglio si è aperto grazie al ministro Giorgetti, che considera il costo della rottamazione di 10 milioni di cartelle non proibitivo. Ieri, dopo la riunione del Consiglio federale con Salvini e Giorgetti, il Carroccio ha ribadito la richiesta ultimativa di varare «entro la primavera» una legge o un decreto che garantisca la nuova rottamazione. FdI non s’impunta. «Siamo tutti d’accordo. Il problema è solo trovare le risorse», chiosa il ministro Ciriani. Se Giorgetti ci mette i soldi, perché no?



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio