Generali, Delfin della famiglia Del Vecchio si prepara a salire nel capitale

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Da Delfin avevano sempre precisato che la richiesta avanzata lo scorso anno all’Ivass, l’authority che vigila sul mercato nazionale assicurativo, a mantenere una quota sopra il 10% del capitale delle Generali (partecipazione tornata ora al 9,93%) era solamente dovuta a un fatto tecnico: il superamento della soglia (autorizzativa) solo per effetto del buyback (e della conseguente cancellazione delle azioni) da parte della compagnia assicurativa triestina.

Invece ora Francesco Milleri, presidente della scatola lussemburghese della famiglia Del Vecchio, in un’intervista al Sole 24 Ore alza il velo sulle reali intenzioni della finanziaria che sono quelle di crescere sopra tale soglia, fra il 10 e il 20%. Sullo sfondo c’è l’assemblea dell’8 maggio del Leone, in cui le Generali rinnoveranno il consiglio di amministrazione. 

La richiesta all’Ivass di salire volontariamente sino al 20%

«Stiamo completando il percorso di autorizzazione in tutte le giurisdizioni coinvolte. Noi abbiamo l’ok dell’Ivass a mantenere una quota sopra il 10%, a seguito del superamento di tale soglia per effetto del buyback delle Generali. Abbiamo poi chiesto l’autorizzazione per poter salire volontariamente sino al 20% e stiamo completando l’iter burocratico che richiede di ottenere il nulla osta dalle autorità di tutti i mercati in cui opera la compagnia», rivela Milleri che aggiunge: «Manca ancora qualche passaggio, ma direi che a breve saremo pronti ad arrotondare la nostra quota».

L’amministratore delegato uscente di GeneraliPhilippe Donnet, punta al rinnovo, quarto mandato invece a cui è contrario l’asse Caltagirone-Delfin al momento intorno al 17% del capitale. Scartata l’opzione lista del consiglio per l’incertezza normativa e i tempi stretti in relazione all’assemblea, Mediobanca (primo socio con il 13,1%) si prepara a presentare una lista propria in cui molto probabilmente riproporrà Donnet. L’opzione potrebbe prefigurare una riedizione della «battaglia di Trieste» del 2022 per la governance del Leone in cuoi il gruppo Caltagirone presentò una lista alternativa di maggioranza. 

Vista la posizione di Delfin di grande azionista di altre istituzioni finanziarie del Paese ora al centro di un processo di consolidamento (Mps, Mediobanca e Unicredit) Milleri affronta anche altri temi, all’indomani, tra l’altro, della presentazione dei conti del 2024 di EssilorLuxottica, il colosso dell’occhialeria controllato da Delfin con il 32,5% che ha superato i 26 miliardi (26,5) di ricavi e i 3 miliardi di utili. 

Mps- Mediobanca: due banche complementari

Si dice d’accordo sull’ops di Mps su Mediobanca, criticando anche la strategia del numero uno di Piazzetta Cuccia Alberto Nagel. « Mediobanca ha possibilità di crescita maggiori che vanno al di là dei risultati attuali. L’integrazione con Mps è tra due banche molto diverse, ma sicuramente complementari», spiega l’ex consulente del fondatore di Luxottica Leonardo Del Vecchio.
 

«Da quello che sappiamo – sottolinea – l’operazione sembra avere forti razionali nell’integrare due realtà finanziarie fortemente complementari e dai valori di borsa molto simili al netto della partecipazione di Mediobanca in Generali. Non vedo criticità. Inoltre – sottolinea-, è una delle potenziali combinazioni che non produrrà impatti sociali con il taglio di posti di lavoro. Lovaglio ha dimostrato di saper gestire Mps in maniera efficace, riportandola a giocare un ruolo centrale nel mondo finanziario del nostro Paese».

Mediobanca, dall’altro lato, aggiunge Milleri, «come peraltro spesso evidenziato da molti osservatori, beneficerebbe dal fare un salto dimensionale. Buyback e dividendi generosi sono importanti ma non possono essere la sola leva per sostenere la crescita nel lungo periodo».

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Quindi sosterrete l’operazione? «La visione e le intuizioni che Leonardo Del Vecchio ci ha consegnato, ma anche il lavoro e le scelte strategiche intraprese negli ultimi anni, hanno incrementato il patrimonio di Delfin in modo esponenziale. EssilorLuxottica è raddoppiata in due anni e mezzo raggiungendo i 120 miliardi di valore, così come le quote in Generali, Mediobanca e Unicredit hanno fortissime plusvalenze. Potremo valutare meglio l’operazione quando tutte le informazioni saranno disponibili, ma crediamo che dall’integrazione Mps Mediobanca potrebbero liberarsi importanti plusvalenze e far sì che le nostre partecipazioni inizino a generare sinergie tra loro».

Essilux verso nuove industry

Alla vigilia del lancio in Italia dei nuovi occhiali Nuance Audio (che aiutano a sentire meglio chi soffre di problemi lievi dell’udito) e del raggiungimento del traguardo di 2 milioni di Ray-Ban Meta venduti (gli smart glasses prodotti in collaborazione con Meta), Milleri traccia la traiettoria di sviluppo di Essilux, gruppo sempre più di servizi associati agli occhiali che si «evolve verso il med-tech e nuove industry».

«Le montature tradizionali oggi pesano poco sui nostri ricavi, il nostro grande business è quello dell’ottica, della diagnostica, della protezione e della cura. I nuovi smartglasses rappresentano lo strumento di accesso ad altri mondi», dice Milleri. «Spesso – aggiunge – ci dimentichiamo che l’occhio è l’estensione più vicina al nostro cervello e occupa una posizione strategica rispetto a tutti gli altri sensi. Difficile immaginare uno snodo più naturale e immediato di interazione tra intelligenza umana e artificiale, tra reale e virtuale. Per questo consideriamo l’occhiale un mezzo più che un fine; da qui potrebbero transitare funzionalità e servizi non solo per la nostra industry naturale ma per molti altri settori che oggi appaiono anche molto lontani». 

Milleri: non temo un’eventuale scalata di Meta

Da qui, qualcuno ha ipotizzato quindi un interesse di Meta a rilevare il gruppo. Il colosso dei social con cui Essilux ha siglato una partnership decennale per la produzione dei nuovi occhiali intelligenti ha manifestato l’intenzione di investire nel capitale. Per il momento con una quota del 3-5%. «Penso che Meta non abbia alcun interesse in tal senso, anche perché comporterebbe il rischio di snaturarsi. Accanto alla forte spinta sulla tecnologia, EssilorLuxottica ha una componente logistica e fisica rilevante – data dalla integrazione tra servizi, produzione e distribuzione – e richiede una gestione molto attenta della complessità in termini di competenze e specializzazioni», conclude Milleri. (riproduzione riservata)



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