Natalini: «Una sanità per i ferraresi e senza pregiudizi politici»

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Ferrara Da Ascoli, dove ha fatto muovere i primi passi all’Asl provinciale, una delle cinque coinvolte dalla riforma della sanità marchigiana, a Ferrara, dove la prospettiva è la fusione dell’azienda territoriale e dell’azienda ospedaliero-universitaria, uno dei primi casi in Italia nelle regioni a statuto ordinario. Per Nicoletta Natalini, emiliana di Modena, 57 anni, dall’1 febbraio scorso direttrice generale dell’Asl di Ferrara e commissaria straordinaria dell’arcispedale Sant’Anna, è «una nuova sfida» da affrontare senza troppi patemi.

Quando era a Reggio Emilia – spiega – ha esercitato l’incarico di direttrice sanitaria mentre venivano fuse Asl e azienda ospedaliera (lì non universitaria). Nel 2015, mentre già lavorava nella sanità pubblica modenese fu eletta capogruppo Pd a Castelfranco Emilia (Mo). E nel 2023 assunse l’incarico di vertice della sanità ascolana in una regione, le Marche, a guida centrodestra. Oggi si trova al vertice della sanità ferrarese in una provincia dove la Conferenza socio-sanitaria territoriale ha bocciato per tre volte, negli ultimi due anni, i bilanci delle due aziende sanitarie a guida Monica Calamai. Ieri, nella conferenza stampa di presentazione, ha esposto le linee su cui intende muoversi in questa prima fase del mandato: utilizzare al meglio le risorse disponibili a favore soprattutto dell’utenza ferrarese e trattando allo stesso modo «tutti i Comuni», senza differenze di colore politico. Ai «professionisti», che ha già incontrato, chiede «di lavorare in modo integrato, allargando la visione» per far dialogare al meglio due aziende già ben integrate. Sa che dovrà affrontare, sottolinea, inevitabili «resistenze al cambiamento» e che «anche in questa provincia sarà necessario avere un’attenzione particolare per le aree interne, quelle più svantaggiate».

Punto fermo sarà l’avanzamento della ricerca «in entrambe le aziende» ma anche «dell’innovazione clinica e organizzativa, su cui si può fare sperimentazione». Innovazione organizzativa significa anche poter sfruttare risorse come la telemedicina per ridurre la necessità dei pazienti di spostarsi sul territorio (uno degli effetti combinati della specialistica “diffusa” e delle lunghe liste d’attesa). Cambiamenti che coinvolgeranno anche i medici di famiglia, ma saranno chiamate a raccolta – per massimizzare i benefici – tutte le energie disponibili, volontariato compreso.

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Tutto questo nella convinzione che alcune novità, come i Cau, una delle ultime propaggini della riforma regionale della sanità, «stanno funzionando bene e coprono un’importante fetta di bisogni. Ma non hanno alleggerito più di tanto il carico di lavoro dei pronto soccorso, perché oggi nei ps arriva solo una piccola quota di codici bianchi e verdi. Si lavora sui rossi e sugli arancioni» e sono tanti. «Occorrerà, certo, snellire i carichi dei pronto soccorso ma anche fare valutazioni sui fattori che incidono sul boarding (lo stazionamento dei pazienti in attesa di ricovero)», l’annuncio di Natalini.

Sulla bocciatura dei bilanci «è opportuno distinguere fra motivazioni tecniche e politiche. Rifiutare un intero bilancio sembra un atto più politico, diverso è il discorso se si chiede una modifica di specifici interventi e decisioni, ma la richiesta deve essere articolata in una proposta alternativa», ha commentato la dg. In passato i dissidi con le rappresentanze del territorio – ha aggiunto – non sono mancati, come la contestazione di un comitato di cittadini di San Benedetto del Tronto, luogo dove «è molto forte il campanilismo con la vicina Ascoli» anche sull’aspetto della sanità, con un risvolto inatteso: «Due striscioni non proprio benevoli esposti allo stadio della Sambenedettese». Strappo «poi ricucito».

Sulle liste d’attesa il problema «è lo squilibrio fra domanda e offerta. Abbiamo appena ricevuto il nuovo Piano nazionale, lo consulteremo ma ci sarà da lavorare anche sull’appropriatezza. Le Domeniche della specialistica, intanto, proseguiranno». E sull’ex Centro San Giorgio, fiore all’occhiello della riabilitazione che ha subito un taglio di posti letto a Cona negli ultimi due anni? «I finanziamenti sono erogati per quote capitarie e Ferrara ha una popolazione in calo – ha concluso la manager – Le risorse quindi dovranno coprire in particolare i bisogni del territorio. Il servizio ha ancora mobilità attiva, purtroppo era diventato troppo costoso e con degenze eccessivamente lunghe. Al momento un cambio di linea non è prioritario». l

Gi.Ca.

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