Un Appello per l’Amnistia. Il Coraggio di Ascoltare il Grido dei Dimenticati. Investigatore Biblico. : STILUM CURIAE

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In questo ultimo periodo ho seguito il dibattito sul problema delle carceri italiane. Prima di scrivere questo articolo ho voluto studiare le diverse problematiche che imperversano il “problema carceri”, tenendo presente anche le varie visioni delle fasce politiche su questa questione. Premetto anche che non mi interesso di politica (sicuramente sbagliando). Ma purtroppo è una realtà di cui ho sempre capito poco, e dunque preferisco occuparmi di Sacra Scrittura (di cui sicuramente  capisco ancora meno) ma proprio per questo motivo cerco di dedicare più tempo possibile alla Parola di Dio piuttosto che  alla parola dell’uomo.

Il Papa, nella Bolla di Indizione del Giubileo “Spes non confundit” ha affrontato apertamente questo problema delle carceri: sovraffollamento, condizioni di indigenza, suicidi. In modo particolare il Pontefice al n. 10 riporta:

Nell’Anno giubilare saremo chiamati ad essere segni tangibili di speranza per tanti fratelli e sorelle che vivono in condizioni di disagio. Penso ai detenuti che, privi della libertà, sperimentano ogni giorno, oltre alla durezza della reclusione, il vuoto affettivo, le restrizioni imposte e, in non pochi casi, la mancanza di rispetto. Propongo ai Governi che nell’Anno del Giubileo si assumano iniziative che restituiscano speranza; forme di amnistia o di condono della pena volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società; percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un concreto impegno nell’osservanza delle leggi.

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È un richiamo antico, che proviene dalla Parola di Dio e permane con tutto il suo valore sapienziale nell’invocare atti di clemenza e di liberazione che permettano di ricominciare: «Dichiarerete santo il cinquantesimo anno e proclamerete la liberazione nella terra per tutti i suoi abitanti» ( Lv 25,10). Quanto stabilito dalla Legge mosaica è ripreso dal profeta Isaia: «Il Signore mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri, a fasciare le piaghe dei cuori spezzati, a proclamare la libertà degli schiavi, la scarcerazione dei prigionieri, a promulgare l’anno di grazia del Signore» ( Is 61,1-2). Sono le parole che Gesù ha fatto proprie all’inizio del suo ministero, dichiarando in sé stesso il compimento dell’“anno di grazia del Signore” (cfr. Lc 4,18-19)” (Spes non confundit – Bolla di indizione del Giubileo Ordinario dell’Anno 2025 (9 maggio 2024) | Francesco).

La voce del Papa risuona come un richiamo alla coscienza di ciascuno di noi, ma soprattutto di coloro che hanno il potere e la responsabilità di governare. A Cuba, che è tutto dire, l’appello del Papa è stato ascoltato, ed il governo Cubano ci ha tenuto a ribadire che l’Amnistia a Cuba è stata una risposta all’appello del Pontefice (Cuba rilascia 553 prigionieri: è stata accolta la richiesta di Francesco).

Che dire dunque? Forse è il caso di ricordare le Parole di Gesù: “Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato” (Lc 6,37). Nella mia vita ho imparato poche cose (per la mia testa dura). Ma una ce l’ho sempre davanti: di quell’acqua non ne bevo, non può dirlo mai nessuno. Non siamo in grado di giudicare nessuno e soprattutto non siamo in grado di sentirci migliori degli altri. Perché se Dio si gira un attimo…siamo capaci di compiere le cose peggiori. E se fino ad oggi non le abbiamo commesse, è solo per Grazia di Dio.

Il problema del sovraffollamento delle carceri italiane è una ferita aperta, una piaga che non possiamo ignorare. Troppe vite si consumano nel dolore, nell’abbandono e, purtroppo, nel gesto estremo del suicidio. Queste non sono solo statistiche, ma storie di esseri umani, fratelli e sorelle che, seppur colpevoli di errori, rimangono figli di Dio.

E poi mi chiedo: Perché in una clinica, in un ristorante, in una RSA o in qualunque struttura, i parametri di capienza di persone devono essere rispettate in maniera assoluta, pena la forzata chiusura delle attività e invece nelle carceri (ambienti più chiusi e pericolosi) possono essere superati a dismisura senza che questo fatto provochi nessun provvedimento?

Ascoltare la voce di Papa Francesco significa applicare una “Amnistia” che abbia come fondamento la “misericordia”. E’ vero. Ci sono reati e reati. Ma basterebbe applicare un provvedimento di Amnistia simile all’ultimo emanato in Italia, che fu nel 1990. Era un’Amnistia di 4 anniOggi a parer mio sarebbe urgente una Amnistia per pene inferiori ai 5 anni, vista l’urgenza. Se si utilizzasse questo criterio, si darebbe respiro a chi soffre e anche a chi svolge il servizio di sorveglianza verso i detenuti (il personale addetto sembra molto al di sotto del numero sufficiente).

In questo momento non si può pensare di risolvere il problema aumentando il “numero” delle carceri come si è sentito ultimamente. Questa potrebbe essere una soluzione a lungo termine. Ma ora ci troviamo di fronte ad una emergenza. Non si può pensare di lasciare un incendio acceso e continuare a costruire. Ora urge spegnere l’incendio, perché c’è un’emergenza. Poi si penserà a ricostruire.

L’anno scorso nelle carceri italiane ci sono stati 88 suicidi (Nel 2024 record di suicidi in carcere, perché si parla di un indulto e cosa ne pensa il governo Meloni). Nel 2025 ce ne sono stati già 6 più due casi ancora da accertare (La nuda verità – Punto di vista con Massimo Barra. I suicidi in carcere. Non è solo questione di numeri (16.01.2025)). Cosa dobbiamo aspettare ancora?

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Gesù Cristo bussa ai cuori di ciascun governante, chiede misericordia e compassione. Non è un caso che il ruolo di chi governa sia chiamato “servizio”: un mandato che viene dall’Alto e che comporta il rendere conto a Dio, il Giudice supremo. Come ci ricorda la Sacra Scrittura, “A chi molto è stato dato, molto sarà chiesto” (Lc 12,48). Il potere è un dono, ma è anche una responsabilità, e coloro che ne sono investiti devono esercitarlo con giustizia e misericordia.

Chiedo al Governo Italiano di aprire il cuore a questo appello, non solo come un atto politico ma come un gesto umano e cristiano. Come una risposta a Dio in questo Giubileo 2025. L’amnistia per i detenuti che vivono nel disagio è un atto di clemenza che non toglie giustizia, ma restituisce dignità. È un modo per ascoltare il grido dei poveri, per accogliere l’invito del Papa e per rispondere all’esempio di Gesù, che non ha mai voltato le spalle a chi chiedeva perdono.

Le carceri sovraffollate sono un segno della nostra società che fatica a costruire percorsi di inclusione e riabilitazione. La punizione non può essere fine a se stessa; deve essere accompagnata dalla speranza di un riscatto. Come dice il Pontefice, “atti di clemenza e di liberazione” permettono di ricominciare, di offrire una seconda possibilità a chi ha sbagliato. Questo è profondamente radicato nella Parola di Dio: “Non voglio la morte del peccatore, ma che si converta e viva” (Ez 33,11).

La misericordia non è debolezza, è forza. Ed è questa forza che invoco nel cuore dei nostri governanti. Ogni gesto di misericordia è un atto di fede e di umanità, una dimostrazione che il nostro sistema non è dominato dalla vendetta, ma da un profondo senso di giustizia e di amore.

L’Italia è una nazione che si è sempre distinta per la sua cultura cristiana e per i suoi valori di solidarietà. Dimostriamo che siamo capaci di vivere secondo questi valori, non solo con le parole, ma con i fatti.

A voi, che siete stati chiamati a governare, ricordo che il vostro compito è anche quello di essere strumenti di misericordia. Abbiate il coraggio di fare scelte che possano sembrare difficili, ma che sono giuste. Ascoltate la voce di chi soffre, accogliete l’appello del Papa e lasciate che Gesù Cristo tocchi i vostri cuori. A Dio dovrete rendere conto del modo in cui avete usato il potere che vi è stato affidato. Siate degni di questa fiducia.

Concludo con le parole di San Paolo: “Non stanchiamoci di fare il bene; se infatti non desistiamo, a suo tempo mieteremo” (Gal 6,9).

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Siamo tutti chiamati ad essere seminatori di speranza, e non di disperazione. Diamo una possibilità a chi ha sbagliato, perché solo attraverso il perdono e la misericordia possiamo costruire una società più giusta e umana.

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