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Il primo ministro mette subito le mani avanti dopo aver presentato il progetto di finanziaria per il 2025: «È perfettibile». Michel Barnier sa benissimo che la stretta sui conti pubblici proposta dal governo per far fronte a una deriva del debito che quest’anno supera il 6%, sarà decostruita dall’Assemblée nationale, dove non ha la maggioranza.
La sinistra parte all’attacco contro l’austerità nei servizi pubblici, il Rassemblement National difende i pensionati, i partiti che dovrebbero sostenere il governo perché ne fanno parte – l’area Macron e la destra dei Républicains – si sono precipitati a criticare i previsti aumenti delle tasse. La manovra è di 60 miliardi. Un terzo verrà da aumenti fiscali e due terzi da tagli alla spesa. Ma l’Alto Consiglio delle Finanze pubbliche lo contraddice il governo e vede un rientro dei 60 miliardi al 70% addebitato ad aumenti delle tasse.
Non c’è un ritorno alla patrimoniale come esisteva prima di Macron, che ha lasciato solo la parte che colpisce il patrimonio immobiliare, ma gli alti redditi (500mila per una coppia) pagheranno un “contributo straordinario” per 3 anni, si tratta di 65mila persone, dovrebbero portare sui 2 miliardi. Le 440 più grosse imprese vedranno un aumento della pressione fiscale, ridotta da Macron al 25% e riportata al 36% (in caso di fatturato superiore ai 3 miliardi). Saranno tassati anche gli acquisti di azioni proprie, un’operazione puramente finanziaria. Le imprese vedranno inoltre ridursi gli aiuti per l’assunzione di apprendisti. Ma le tasse aumentano per tutti: elettricità, gas, malus sulle auto più inquinanti, biglietti aerei e un aumento del ticket sulle visite mediche. Sei mesi di gelo (da gennaio a luglio) per l’aggiornamento delle pensioni sull’inflazione.
Tagli netti nella spesa pubblica, che deve calare di 21,5 miliardi, 5 dei quali negli enti locali. Il numero di funzionari dovrebbe diminuire di 2.200, a pagare il prezzo è la scuola, con 4000 insegnanti soprattutto elementari in meno (ma 2mila assunzioni in contemporanea). Verrà invece rafforzato il personale nella Giustizia e nell’esercito.
Barnier sostiene che la Francia non sta entrando nell’austerità, ma che il suo governo propone solo un rallentamento della crescita della spesa pubblica (più 2,1% contro un’inflazione dell’1,8%). Le opposizioni però sono sul piede di guerra. Un dibattito in aula molto a rischio per il governo, che potrebbe cadere in una mozione di censura (che può passare solo con un’alleanza di circostanza sinistra- Rn). Il governo ha la possibilità di ricorrere al 49.3, la fiducia rovesciata.
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