Africa: giornalisti in carcere, attivisti uccisi per aver criticato il governo

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Carta di credito con fido

Procedura celere

 



Dal Nostro Inviato Speciale
Costantino Muscau
Nairobi, 20 gennaio 2025

Chi dice no, con la penna, la radio, la televisione, i social finisce imbavagliato, sospeso, incarcerato a vita. O assassinato.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Richard Otieno, ammazzato in Kenya

Attivista ucciso in Kenya

Come è successo a Nairobi, qui in Kenya, dove almeno la libertà di espressione e di stampa sembra garantita rispetto al resto del continente nero. O, meglio sembrava. Dopo l’uccisione domenica notte di Richard Otieno un noto e coraggioso attivista per i diritti umani. Il suo corpo senza vita, trafitto da diverse pugnalate, è stato trovato a Elburgon, cittadina nella contea di Nakuru, a ovest del Paese, a quasi 4 ore di auto da Nairobi. Richard Otieno è stato trafitto a poca distanza dalla stazione di polizia e quasi alle porte di casa, dove lo ha lasciato un Boda Boda, (mototaxi).

Proprio secondo la polizia, Richard Otieno è stato attaccato da individui armati sconosciuti dopo aver visto una partita di calcio del campionato inglese. Gli inquirenti sospettano moventi personali. Al contrario dell’entourage del militante che teme un assassinio politico. L’avvocato della vittima, Rosalinda Wamaitha, ha dichiarato che Richard Otieno si sentiva minacciato.

Intimorito

La moglie di Otieno, Margaret Mwikali, è stata più precisa, parlando con i media: “Mio marito era intimorito, dopo che giovedì scorso era stato seguito da tre individui e, a novembre, era stato aggredito. Dava per certo che i mandanti fossero politici locali”.

Ieri, dopo che la notizia dell’omicidio si era diffusa, la popolazione è scesa in strada per protestare in nome di “Molo President”, o voce critica del governo, come Richard era conosciuto. La folla ha preso il suo corpo, lo ha posto sul tetto di un’auto e portato in processione.

Su un video di YouTube si vedono centinaia di persone che appiccano fuochi, si sente anche l’esplosione di  colpi d’arma da fuoco. Forse delle forze dell’ordine, che hanno lanciato anche gas lacrimogeni.

Intolleranza politica

Richard Otieno era stato uno degli animatori della generazione Z, dei giovani che a giugno avevano manifestato contro la politica economico fiscale del governo. In una dichiarazione su X l’ex vicepresidente destituito, Rigathi Gachagua cavalca il malcontento, definendo la morte di Richard Otieno “una testimonianza scioccante del livello di intolleranza politica e di repressione in Kenya”.

“Questo brutale assassinio, ricorda ancora una volta i crescenti pericoli affrontati dai difensori dei diritti umani in Kenya”, scrive in un comunicato Defenders Coalition, un’organizzazione della società civile.

Sequestro lampo attivista

E pensare che pochi giorni fa Maria Sarungi, l’attivista tanzaniana, in prima linea nella sua campagna on line “Change Tanzania”, contro la presidente Samia Sululu Hassan, aveva esaltato la libertà di stampa del Kenya, dopo la sua brutta avventura. Il 12 gennaio infatti, è stata vittima di un misterioso sequestro. Tre o quattro uomini armati l’hanno portata via dalla guest house in cui vive, da quando 4 anni fa è fuggita dalla Tanzania, l’hanno minacciata e rilasciata dopo poche ore.

Prestito condominio

per lavori di ristrutturazione

 

Rapimenti in Kenya

In realtà, dopo le manifestazioni di giugno, la società civile continua a puntare il dito contro la Polizia e a denunciare violenze e sparizioni forzate. Più di 80 persone sono state rapite in sei mesi.

In carcere da 8 anni

Certo, qui in Kenya non succede come in Senegal, dove la stampa ha visto un suo illustre esponente e scrittore, René Capain Bassène, rinchiuso in cella da 8 anni, con le accuse di omicidio, tentato omicidio, associazione criminale.

Burundi mette museruola

O come in Burundi , dove Sandra Muhoza  è detenuta nelle “accoglienti” celle del burundesi “solamente” dal 13 aprile 2024 e condannata il 16 dicembre scorso a 21 mesi di carcere per un commento su wattsapp. Dal suo sito on line “La Nova Burundi”, Sandra Muhoza avrebbe attaccato l’integrità del territorio nazionale e incitato all’odio razziale. La pubblica accusa aveva chiesto una pena di 12 anni!

Nel Sud Sudan, Emmanuel Monychop Akop, direttore del quotidiano in lingua inglese “The Dawn” è stato, invece, prelevato in redazione a Juba dal National Security Service ( NSS) il 28 novembre scorso ed è scomparso per un mese. Poi, una volta confermata la sua esistenza in questo mondo, è ancora in attesa di comparire davanti a un giudice.

Niger vieta critiche

In Niger – e questa notizia è purtroppo fresca fresca – il giornalista Seyni Amadou è finito in gattabuia la notte tra sabato 18 gennaio e domenica 19. Amadou è il  caporedattore del canale privato Canal 3. È  stato fermato in seguito alla sospensione di Canal 3 per un mese. Perché mai? La tv si sarebbe permessa di stilare una classifica di gradimento dei ministri in base alle loro prestazioni al governo!

In Italia, a essere sinceri, non dovremmo meravigliarci più di tanto, se pensiamo a quello che è successo all’editoria e alla informazione nell’infausto ventennio è a un certo bavaglio che aleggia anche ai giorni nostri.

Senza divagare troppo, però, è evidente che in Africa costa molto caro informare liberamente, mordere, o  soltanto fare il solletico al potere, spesso illegalmente costituito e ancor più illegalmente esercitato.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

67 giornalisti in carcere

Secondo il rapporto del censimento carcerario del 2024 del Comitato per la protezione dei giornalisti (CPJ), “fino al  1° dicembre 2024 non meno di 67 periodisti erano stati incarcerati in tutta l’Africa in relazione al loro lavoro”.

La triste e preoccupante classifica dei regimi forcaioli è guidata da un Paese “notoriamente sicuro” come l’Egitto: 17 in galera.

Dittatura eritrea in testa

Segue un altro bell’esemplare libertario come l’ Eritrea (16 prigionieri). Medaglia di bronzo, nettamente staccata, l’Etiopia con 6 detenuti; quindi Camerun, Ruanda e Tunisia, con 5. Al settimo posto la potente e potenzialmente ricca Nigeria (4). Seguono Algeria e Angola (2), Burundi, Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo (RDC), Madagascar, Guinea e Senegal tutti con 1.

Nel rapporto del CPJ si afferma: “La maggior parte dei giornalisti detenuti in Africa deve affrontare accuse di ostilità nei confronti dello Stato, diffamazione, e diffusione di notizie false”. È una volta rinchiusi sono ammorbiditi a forza di botte.

I regimi liberticidi, come sempre succede (Mussolini docet) sono spietati e stupidi, non hanno il minimo senso del ridicolo.

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Pressioni a testimoni

Il Senegal, ad esempio, figura nel censimento carcerario del 2024, dopo che il Comitato ha accertato che René Capain Bassène sta scontando la condanna all’ergastolo per quei crimini che numerosi testimoni hanno confermato che non avrebbe potuto commettere. Non solo: hanno ammesso di aver subito pressioni per accusarlo.

Due anni fa, Bassene, detenuto nel carcere di Ziguinchor, dopo l’ennesimo rifiuto della libertà provvisoria, dette iniziò a uno sciopero della fame. Niente è valso a cambiare la sua situazione.

Nel Sud Sudan, di fronte alle richieste di chiarimenti per l ‘arresto arbitrario di Monychol Akop, il portavoce dei Servizi di sicurezza nazionale, John David Kumuri, si  rifugiò in un “no comment”.

Il processo a Sandra Muhoza, previsto per settembre 2024, fu spostato di due mesi per mancanza di carburante! Non ce n’era a sufficienza per trasportarla dalla prigione centrale Mpimbi della capitale burundese, Bujumbura, al …tribunale.

Rischio pena di morte

Nigeria e Ruanda infieriscono sui comunicatori utilizzando le leggi sulla criminalità informatica. In Angola, Carlos Raimundo Alberto è stato spedito in galera per diffamazione, nonostante avesse ottenuto la libertà vigilata a metà novembre 2024.

Sempre secondo il rapporto del CPJ  “cinque giornalisti detenuti in Etiopia per essere condannati a morte se giudicati per terrorismo, mentre il sesto è stato arrestato senza accusa. Quelli arrestati in Camerun stanno scontando pene che vanno dai 10 ai 32 anni. L’Eritrea, a sua volta , è rimasta tra i peggiori carcerieri di giornalisti. Tra essi, alcuni detengono il record delle prigionie più lunghe al mondo.

Sì, c’è qualcosa che non va sotto questo cielo africano. Per chi dice no.

Assistenza per i sovraindebitati

Saldo e stralcio

 

Costantino Muscau
muskost@gmail.com
RIPRODUZIONE RISERVATA

Vuoi contattare Africa ExPress? Manda un messaggio WhatsApp con il tuo nome e la tua regione (o Paese) di residenza al numero +39 345 211 73 43

Ci si può abbonare gratuitamente ad Africa Express sulla piattaforma Telegram al canale https://t.me/africaexpress e sul canale Whatsap https://whatsapp.com/channel/0029VagSMO8Id7nLfglkas1R

Il giornalista francese Antoine Galindo di Africa Intelligence arrestato in Etiopia

RSF, la libertà di stampa in Africa peggiora ancora rispetto all’anno scorso

Mistero sul sequestro sotto gli occhi della polizia di un tigrino a Nairobi

La guerra di propaganda fa un’altra vittima eccellente: il giornalismo

Carta di credito con fido

Procedura celere

 



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link