Il Grande Vade Retro – Il Diario del Lavoro

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La fotografia della politica italiana dell’immigrazione alla fine di febbraio del 2025 è indiscutibilmente una: la motonave che porta, poi riporta, poi porta ancora un pugno di migranti verso l’Albania, man mano che prosegue il braccio di ferro fra governo e magistratura. E’ una immagine odiosa e antistorica secondo molti, risolutiva e confortante secondo altri. Ma è una immagine che depista. Dietro il velo della propaganda, il Grande Vade Retro è un capitolo marginale degli sconvolgimenti demografici epocali che attraversano l’Italia. Slogan per slogan, quello che sta accadendo si capisce meglio sotto le rubriche: la Grande Fuga, il Grande Spreco, la Grande Bugia.

Siamo un paese in piena implosione demografica, dove i bambini hanno quattro nonni vispi e arzilli, ma neanche un cugino, un paese inesorabilmente destinato a perdere milioni e milioni di lavoratori attivi. Ma siamo anche il paese della Grande Fuga: chi può, se ne va e spesso sono i migliori. Fra il 2011 e il 2023, 550 mila italiani fra i 18 e i 34 anni se ne sono andati all’estero, 100 mila solo negli ultimi due anni. Ne sono rientrati 172 mila. In buona sostanza, abbiamo perso 377 mila giovani. Una emorragia cruciale, anche perchè i giovani di quell’età, che nel 2000 erano 13,5 milioni, oggi sono solo 9 milioni. Chi se ne va è sempre più spesso laureato (oggi siamo saliti al 40 per cento), mentre il resto si divide fra diplomati e no. Portano spirito di iniziativa e competenze altrove, svuotando quanto abbiamo speso per loro. La Fondazione Nord Est ha calcolato il valore economico di questo capitale umano svanito dal 2011 ad oggi: 134 miliardi di euro, sfumati oltre frontiera soprattutto dal Nord.

In qualche misura, quel capitale umano lo potremmo recuperare dai migranti che, più spesso di quanto si creda, arrivano in Italia con  competenze e titoli di studio cui nessuno fa caso. Ma certo potremmo recuperare almeno i numeri, sempre più cruciali per rilanciare lo sviluppo economico. Il Grande Spreco è la contraddizione più stridente di questi tempi e non solo in Italia. Da una parte, la spinta sempre più decisa a chiudere le frontiere e a deviare i flussi di migranti, dall’altra gli SOS sempre più accorati delle imprese a caccia di lavoratori. In Germania, si preparano a rendere più stringenti i controlli alle frontiere, ma, contemporaneamente, hanno calcolato che l’economia avrebbe bisogno di 700 mila lavoratori in più. In Italia, ci si affanna intorno alle navi verso l’Albania, ma il presidente della Confindustria, Orsini, ha lamentato un buco di 100 mila lavoratori.Visto che Orsini parla per gli industriali e che l’industria assorbe abitualmente circa un quinto dei migranti, si deduce che l’Italia avrebbe bisogno di mettere a lavorare 500 mila migranti. Quel buco è, forse, il deficit più importante di questa epoca.

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Ma, siccome la forza della storia si impone quale che sia la resistenza, la situazione è forse diversa da come appare e l’esilio dei migranti in Albania è solo uno show, anche se magari inconsapevole. Anche qui, infatti, i numeri raccontano cose che cozzano direttamente con la propaganda di governo. Salvini potrà gloriarsi di aver fermato il migrante sul bagnasciuga, ma la verità è che la famosa invasione dei migranti non c’è stata e non c’è. Dal 2014, il numero degli stranieri presenti in Italia risulta sostanzialmente fermo, poco sopra i 5 milioni. Neanche nel 2022 e nel 2023 – gli anni degli scontri con le Ong – c’è stata l’invasione. Attenzione: nelle stime rientrano non solo gli stranieri regolarmente registrati all’anagrafe, ma anche gli irregolari. Ed è qui – fa notare Matteo Villa, dell’Ispi, l’Istituto italiano di politica internazionale – che avviene la cosa più interessante: gli irregolari diminuiscono sistematicamente. Negli ultimi due anni, il loro numero è crollato di quasi 200 mila unità: da 510 mila a 320 mila.

Merito dei famosi rimpatri? No, osserva Villa: sono stati in tutto 8 mila. E allora? E allora la storia è che proprio il governo Meloni si sta rivelando il governo che ha consentito (finalmente) l’assorbimento di più migranti negli ultimi 15 anni.

La Grande Bugia, quasi certamente, non è consapevole. Il governo è convinto della sua stessa propaganda ed esalta i centri in Albania e l’ottica dei rimpatri, credendo fermamente di avere imboccato una svolta nella politica delle migrazioni. E’ il caso della mano destra che non sa quel che sta facendo la sinistra. Il governo spedisce le navi verso l’Albania, ma l’inerzia delle grandi migrazioni spinge le autorità pubbliche, un giorno dopo l’altro, senza guardare numeri e somme, ad allargare la platea degli stranieri.

Inconsapevole e inevitabile. Ma il rifiuto di ammetterlo, anzi lo sforzo propagandistico tutto in chiave opposta, significa che l’Italia continua a subire, piuttosto che gestire i flussi migratori. Cercando di scegliere chi arriva, ma soprattutto di adoperarsi perché chi è arrivato venga preparato e indirizzato a colmare i buchi più importanti che la demografia ci impone. Ma di una politica migratoria all’altezza del XXI secolo non si vede traccia.

Maurizio Ricci



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