Stiamo parlando di Trump, ovviamente. Ma anche, ovviamente, del tecno-fascista Elon Musk e di tutta l’Amministrazione trumpiana / trumpista. E l’Europa?
Povera Europa, costretta a (cercare di) mendicare un posto al tavolo delle trattative sull’Ucraina. Povera Ucraina, costretta a mendicare un posto al tavolo delle trattative tra Trump e Putin (ma non ora, forse più avanti…) che devono decidere sul suo destino. Mentre l’oligarca Trump preferisce decidere ovviamente da solo con l’oligarca Putin – tra oligarchi ci si intende bene, soprattutto se già immaginano la pace come fonte di ulteriori profitti economici, ma anche politici, per entrambi; mentre delle 560 imprese occidentali che avevano lasciato la Russia dopo l’invasione dell’Ucraina già 235 sono rientrare e altre 100 si apprestano a farlo, perché il capitalismo è sempre amorale e cinico per sua essenza.
Povera Europa, con lo sceriffo Trump che si allea con il bandito Putin (o viceversa, scegliete voi, tanto cambiando l’ordine dei fattori il risultato non cambia) – entrambi ospiti in Arabia Saudita dell’oligarca / principe Bin Salman, che ha molti soldi in cassaforte, ma che è stato anche il quasi certo mandante dell’assassinio del giornalista e scrittore oppositore Jamal Khashoggi. Povera Europa – politicamente povera perché incapace di darsi una soggettività politica – lasciata fuori dalla porta con il cappello per terra sperando che poi gli oligarchi le lascino almeno qualche moneta, giusto per poter dire di contare ancora qualcosa. Povera Europa, incapace di avere la schiena diritta e che al recente vertice di Monaco sulla sicurezza accoglie con scroscianti applausi il vice-oligarca statunitense Vance, invece che con una bordata travolgente di fischi (è vero, era chiedere troppo…). Povera Europa, che per tre anni ha cercato di essere (di dimostrare di essere) più bellicista del bellicista Biden, giocando ad alzare sempre di più l’asticella della guerra (e dei profitti dell’industria militare soprattutto americana), insieme tacendo sul genocidio a Gaza, surrealmente reiterando oggi le sanzioni economiche contro la Russia mentre Trump e Putin vanno d’amore e d’accordo (tra oligarchi ci si ama sempre…). E povera Ucraina, mobilitata da Biden e che ora si ritrova non solo abbandonata da Trump e a rischio di perdere quella guerra che avrebbe invece dovuto vincere, pedina di un gioco più grande di lei, ma anche a dover ripagare la armi ottenute, svendendo oggi le sue risorse e soprattutto quelle terre rare che tanto interessano all’oligarca tecno-fascista Elon Musk.
Molto si parla e si scrive oggi di neoliberalismo fascista, di tecno-fascismo, di autocrazia trumpista imperiale e imperialista, di morte della democrazia, di dittatura oligarchica del capitale e della IA. Come se Trump e Musk fossero un incidente della storia e non, invece, l’involuzione ulteriore dei processi neoliberali e tecnologici attivi da quarant’anni e più – non solo in occidente – che appunto avevano e hanno nella loro ideologia il fine di rimuovere la democrazia. Perché il neoliberalismo vuole sovra-ordinare il mercato a stato e società (quindi è profondamente illiberale e anti-democratico), che deve diventare una società basata non sulla socialità / solidarietà / uguaglianza, ma sulla concorrenza di mercato e alle esigenze dell’industria e del capitale deve solo adattarsi. Analogamente procedendo il sistema tecnico (dalle macchine di ieri agli algoritmi / IA di oggi), sovra-ordinandosi a stato e società per arrivare a un mondo amministrato e automatizzato tecnicamente (quindi profondamente illiberale e anti-democratico). Il neoliberalismo e la tecnologia promettendo però e paradossalmente (ma propagandisticamente, come tutte le ideologie) più libertà individuale – compreso l’anarco-capitalismo di Trump e soprattutto di Musk – quando invece la negano: sì che quanto più ciascuno è integrato in un sistema organizzato, comandato e sorvegliato da altri (il mercato per il capitalismo o la rete / digitale / IA per il sistema tecnico), meno ovviamente è libero. E giustamente si parla oggi di tecno-capitalismo come di un sistema totalitario tecnico, più e peggio dei totalitarismi politici del Novecento.
Ma il neoliberalismo e la tecnica non sono solo questo. Anche il neoliberalismo e la tecnica amano, cercano, invocano la dittatura se appunto viene ritenuta necessaria a salvare – o a potenziare sempre di più – il mercato (il capitalismo) e il sistema tecnico, come oggi per sostenere l’IA. E perché dunque stupirsi se oggi il neoliberalismo, l’anarco-capitalismo e la tecnica stanno uccidendo la democrazia portandoci a democrature ed ecocidio e a tecno-fascismi e alla dittatura / totalitarismo del mercato (e della tecnica), se questa era appunto una possibilità o una opportunità prevista / auspicata dagli stessi ideologi del neoliberalismo novecentesco? Con von Hayek per il quale è meglio una dittatura favorevole al mercato che una democrazia contraria; con Müller-Armack, per il quale il nazismo è una nuova forma di democrazia, la democrazia plebiscitaria e lo stato deve tutelare gli interessi privati del capitale e dell’impresa, il Volk rigenerandosi nella volontà statale di un ordine imprenditoriale, cioè uno stato totale che agisce sovranamente per la libertà imprenditoriale e che sopprime la lotta di classe. Con Röpke – che invocava la restaurazione dei valori tradizionali delle comunità e valorizzava le piccole imprese, mescolando capitalismo e tradizione (come oggi il neoliberalismo / tecno-fascismo alleatosi con le sette religiose che sostengono Trump; o con l’aberrazione della Teologia della prosperità, corrente teologica neo-pentecostale evangelica basata sulla convinzione che Dio vuole che i suoi fedeli siano ricchi dal punto di vista economico e individualmente felici – Röpke che nel 1942 affermava la necessità di una autentica dittatura per combattere i governi collettivisti o quando, in caso di estrema emergenza “una direzione più o meno autoritaria dello Stato diventa inevitabile”, pur cercando di applicarla entro i limiti di “mandati temporanei”; mentre nel 1940 sosteneva che “le persone devono abituarsi al fatto che esistono anche democrazie presidenziali, autoritarie e sì, e persino – horribile dictu – una democrazia dittatoriale”, senza rendersi conto della contraddizione.
O con von Mises, che affidava al fascismo il ruolo di guardiano della civiltà occidentale basata sulla proprietà privata dei mezzi di produzione – una propaganda ripresa appunto oggi da Trump e da Musk – un postulato che “non ha bisogno di alcuna difesa, giustificazione, motivazione o spiegazione” essendo vero in sé. E tuttavia, a differenza del fascismo storico, il neoliberalismo cerca piuttosto il sostegno della maggioranza dell’opinione pubblica mediante le “armi dell’intelletto”, o le elezioni e oggi i social media, cioè costruendo il consenso all’oligarchia e all’anti-democrazia e quindi l’egemonia; anche se non si può negare, ancora von Mises, che “il fascismo e tutte le tendenze dittatoriali analoghe sono animate dalle migliori intenzioni, e che il loro intervento ha salvato la civiltà europea. I meriti acquisiti dal fascismo con la sua azione rimarranno in eterno nella storia”.
E dunque, dittatura e oligarchia neoliberale e tecnica hanno una lunga storia. Perché quando si tratta di salvare il tecno-capitalismo (il profitto privato e la potenza del sistema tecnico) dai suoi nemici reali (ieri i socialismi e lo stato sociale, oggi l’ambientalismo) o immaginari (quel che resta delle sinistre, mai realmente anti-capitaliste), ogni mezzo è necessario e doveroso.
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