Educazione estetica, come insegnare a riconoscere il bello e prevenire atti di bullismo? Il progetto di una scuola di Roma

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Riceviamo e volentieri pubblichiamo un contributo della docente e psicologa Tina Calbi in merito ad un’iniziativa dell’istituto comprensivo Mozart di Roma su un progetto volto ad educare alla bellezza per contrastare bullismo e violenza.

Bullismo e Scuola

Carolina aveva solo 14 anni, si è suicidata perché esasperata per le offese ricevute sui social, a luglio le hanno intitolato una scuola.

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Un sedicenne disabile è stato umiliato e filmato per strada, i video sono stati diffusi sui social.

Leonardo, 15 anni, si è suicidato dopo essere stato tormentato dai compagni di scuola e aver chiesto aiuto invano.

La cronaca entra quotidianamente nelle nostre vite e provoca sgomento e interrogativi: cosa possiamo fare noi educatori per evitare che ancora un altro ragazzo, un’altra famiglia, debba subire tutto questo? Possiamo di certo monitorare, sorvegliare efficacemente e intervenire, in modo mirato e incisivo, promuovendo l’inclusione, ma questo tipo di intervento si attua quando il processo è già iniziato, e non è detto che sia davvero adeguato.

Nonostante solo il 25% dei casi effettivi venga denunciato, in ogni classe ci sono dalle tre alle sei vittime di bullismo. Troppi. Troppi e troppo incisive le conseguenze per poter davvero mettere in atto solo azioni risolutive. Gli effetti del bullismo possono essere devastanti sulle vittime, sia a livello emotivo che fisico, e possono influenzare negativamente la loro vita in molti modi. Nell’immediato è frequente sviluppare vissuti di ansia, depressione, bassa autostima e la sensazione di essere isolati e impotenti, fino ad arrivare a disturbi psicologici più gravi, anche nell’età adulta (abuso di sostanze, autolesionismo o pensieri suicidari per fronteggiare il dolore emotivo). 

La Scuola è stata sempre percepita come lo specchio della comunità che la generava. Questo valeva già per la prima scuola istituita di cui si abbia notizia, la confraternita dei pitagorici, il cui scopo era l’iniziazione dei giovani a un bios theoretikos, inteso come stile di vita capace di elevarsi al di sopra del mero perseguimento dell’utile, come è stato ben rilevato da Platone e Aristotele.

La costruzione armonica di una città parte oggi, più che in passato, da un nuovo modo di pensare la Scuola, espressione delle prime esperienze di vita sociale e comunitaria da parte di piccoli uomini e donne che sono adulti in fieri e si stanno formando in quanto tali.

Il legame comunitario che si struttura a scuola va ad affiancare quello degli affetti e delle empatie familiari. Gli alunni percepiscono il rapporto tra di loro e con i loro docenti sin dalla scuola primaria come una progressiva crescita comunitaria, un’educazione alla cittadinanza che aspira e tende ad essere educazione all’armonia.

Riteniamo che un tale legame sempre in evoluzione riesca al meglio ad essere impostato ed espresso nella modalità della percezione comunitaria delle varie forme di bellezza che si possono presentare, figurativa, musicale, teatrale, dialogica, una bellezza che va di pari passo con la fiducia più che con la percezione dell’autorità, neutralizzando il consueto e tradizionale paternalismo dell’istituzione scolastica a favore di un rapporto fondato più sull’empatia che sul timore, e quindi su un rispetto basato sulla meraviglia, che non è rispetto di una gerarchia, ma di un volto e di una persona.

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Oggi si è sviluppato poi da alcuni anni anche il cyberbullismo che si mostra persino più aggressivo del bullismo concreto in presenza perché – come nella guerra a distanza – il bullo non vede l’effetto della violenza da lui agita, non vede la sofferenza che infligge in tutto il suo concreto dispiegarsi.

E se fosse possibile prevenire? E in che modo si potrebbe raggiungere questo obiettivo?

Bellismo

Da due anni, una sezione della scuola dell’Infanzia dell’Istituto Comprensivo “W.A. Mozart” di Roma, supportata dal Dirigente Scolastico, ha dato vita ad un ambizioso progetto: educare alla bellezza per prevenire il bullismo, in altre parole scegliere quello che ci è piaciuto chiamare bellismo.

Lo spunto su un possibile tentativo di intervento preventivo, è arrivato dalla riflessione fatta a seguito della lettura delle parole attribuite a Peppino Impastato.

“Se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà. All’esistenza di orrendi palazzi sorti all’improvviso, con tutto il loro squallore, da operazioni speculative, ci si abitua con pronta facilità, si mettono le tendine alle finestre, le piante nel davanzale, e presto ci si dimentica di come erano quei luoghi prima, ed ogni cosa, per il solo fatto che è così, pare dover essere così da sempre e per sempre. È per questo che bisognerebbe educare la gente alla bellezza: perché in uomini e donne non si insinui più l’abitudine e la rassegnazione e rimangano sempre vivi la curiosità e lo stupore”.

E se la soluzione fosse proprio riflettere sul ruolo della bellezza nella vita dell’uomo? Questo renderebbe necessario educare le nuove generazioni a riconoscere e apprezzare la bellezza, senza rassegnarsi difronte al degrado esistente. Lo spirito critico impedisce di abituarsi alla bruttezza e permette di utilizzare l’innata curiosità del bambino per stupirsi di fronte a quanto si presenti come armonico, rifiutando l’omologazione e la banalità. Non si tratta di un discorso strettamente legato all’arte o alla cultura, ma è un tema più ampio che include l’educazione responsabile e attiva nei confronti dell’ambiente, degli spazi urbani e naturali, e dell’altro da sé, considerato come persona degna di diritti e di rispetto.

Il progetto parte da quello che nella quotidianità scolastica è già presente: osservazione, verità, bellezza, etica, arte, disciplina, gentilezza, scienza, ascolto, creatività ed espressione del sé. La novità di questo progetto, quindi, non è costituita dai contenuti, ma dagli intenti: permettere ai bambini di riconoscere il bello, vivendolo e coinvolgendo anche le loro famiglie. In questo modo, ogni occasione diventa un’opportunità da sfruttare. 

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Tina Calbi – Docente e psicologa





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