Ti spiego in questo articolo quali sono i requisiti per la pensione di inabilità previdenziale, da non confondere con la pensione di inabilitàcivile. La prestazione è garantita ai lavoratori che sono nell’assoluta e permanente impossibilità di svolgere qualsiasi attività. – Scopri le nostre guide complete su invalidità, Legge 104 e pensione anticipata. Entra nei nostri gruppi WhatsApp e Telegram.
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Le due pensioni di inabilità: previdenziale e civile
L’inabilità è uno stato di invalidità al 100%, in cui la persona non può svolgere nessun tipo di lavoro, nemmeno se è temporaneo. In Italia esistono due forme di pensione di inabilità:
- Pensione di inabilità previdenziale (legge 222/1984), rivolta a chi possiede contribuzione nel proprio conto assicurativo.
- Pensione di inabilità civile (art. 12, legge 118/1971), che è un sussidio assistenziale e dipende dal reddito del richiedente.
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A chi spetta la pensione di inabilità previdenziale
La pensione di inabilità previdenziale è riconosciuta a tutti i lavoratori iscritti:
- All’Assicurazione Generale Obbligatoria dei dipendenti.
- Ai Fondi sostitutivi dell’assicurazione generale.
- Alle Gestioni speciali dei lavoratori autonomi.
La pensione spetta se si perde completamente la capacità lavorativa per cause non legate al lavoro. In caso di infortunio o malattia professionale, infatti, si parlerebbe di pensione privilegiata.
Dal 1996, il diritto alla pensione di inabilità previdenziale si è esteso anche ai dipendenti pubblici e ai lavoratori iscritti alla Gestione Separata.
Quali sono i requisiti per la pensione di inabilità
Per avere questa pensione, la persona deve trovarsi in una condizione fisica o mentale che le impedisce in modo assoluto e permanente di fare qualunque lavoro. Inoltre servono:
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- Almeno 5 anni di anzianità assicurativa (cioè devono passare 5 anni dall’inizio dell’assicurazione).
- Almeno 5 anni di contributi totali, di cui 3 devono essere stati maturati nei 5 anni prima della domanda.
Si possono sommare i contributi versati in più enti previdenziali usando la totalizzazione nazionale (Dlgs 42/2006) o il cumulo dei periodi assicurativi (Legge 228/2012), senza costi aggiuntivi.
Pensione di inabilità previdenziale e lavoro
La pensione di inabilità non permette di svolgere alcuna attività lavorativa (subordinata o autonoma), nemmeno all’estero.
Chi la riceve deve:
- Essere cancellato dagli elenchi anagrafici degli operai agricoli, dagli elenchi dei lavoratori autonomi e dagli albi professionali.
- Rinunciare a qualsiasi sussidio di disoccupazione.
Se, dopo aver ottenuto la pensione, la persona ricomincia a lavorare o si verifica un’altra causa di incompatibilità, si deve avvisare l’INPS. L’istituto revoca la pensione di inabilità e, se ci sono le condizioni, la sostituisce con l’assegno ordinario di invalidità. In questo caso, chi percepiva la pensione potrebbe dover restituire la differenza economica tra la pensione di inabilità incassata e l’assegno di invalidità spettante.
La durata della pensione di inabilità
Questa pensione non ha una scadenza prefissata, a differenza dell’assegno ordinario di invalidità, che si rinnova ogni tre anni. L’INPS può comunque sottoporla a revisione (articolo 9 della legge 222/1984).
Durante la revisione, la pensione può:
- Essere confermata.
- Diventare assegno ordinario di invalidità (se l’invalidità scende sotto il 100% ma resta oltre i due terzi).
- Essere revocata se la capacità lavorativa supera un terzo.
L’importo della pensione di inabilità lavorativa
Di base, l’importo si calcola sui contributi effettivamente versati, secondo le regole generali:
- Sistema misto se esistono contributi prima del 1996.
- Quota retributiva fino al 2011 per chi aveva almeno 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995.
- Quota contributiva sui versamenti successivi.
- Se c’erano meno di 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995, il sistema contributivo parte dal 1° gennaio 1996.
- Sistema tutto contributivo per chi si è iscritto dopo il 1996.
Per favorire un assegno più alto, la legge aggiunge una sorta di bonus contributivo:
- L’anzianità versata si aumenta virtualmente delle settimane che mancano dal momento in cui si ottiene la pensione fino ai 60 anni (con un limite di 2.080 settimane, pari a 40 anni).
- Questa contribuzione aggiuntiva si calcola prendendo come riferimento la media dei contributi pensionabili degli ultimi 5 anni, rivalutati.
- Il coefficiente di trasformazione è quello dei 57 anni per chi ha meno di 57 anni al momento del pensionamento.
L’assegno può anche essere integrato al trattamento minimo o ricevere maggiorazioni sociali, se rientra nelle norme che lo consentono. Dai 60 anni, si può accedere all’incremento al milione (legge 448/2001) se si possiedono i requisiti richiesti.
Quando e come si trasforma in pensione di vecchiaia
La pensione di inabilità non passa in automatico a pensione di vecchiaia, come invece avviene per l’assegno ordinario di invalidità.
Il titolare deve:
- Raggiungere l’età e i contributi previsti dalla legge per la vecchiaia.
- Presentare domanda specifica all’ente previdenziale.
I periodi in cui si percepisce la pensione di inabilità non valgono come contributi figurativi per la vecchiaia, contrariamente a quanto succede con l’assegno di invalidità. C’è però un’eccezione (articolo 4, comma 4 della legge 222/1984): se la pensione di inabilità finisce perché la persona recupera la capacità lavorativa, quel periodo viene considerato contributivo.
Reversibilità ai superstiti
La pensione di inabilità è reversibile. Se il titolare muore, i familiari hanno diritto alla pensione di reversibilità, seguendo le regole previste dalla legge.
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