CONCESSIONI BALNEARI/ Tra sentenze e ricorsi resta l’incertezza sulle gare

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Il 5 marzo, a Roma, si terranno gli “Stati generali del turismo balneare”, un confronto sul futuro delle coste italiane, organizzato dal Sib-Confcommercio. E ancora una volta si tornerà a discutere sugli effetti della Bolkestein (la normativa europea sulla concorrenza, che prese il nome dal suo primo firmatario, l’olandese Frits Bolkestein, scomparso la scorsa settimana), anche alla luce della recente pronuncia del Tar della Liguria, che ha respinto il ricorso di tre stabilimenti balneari di Zoagli (Genova) contro la delibera del Comune che aveva confermato la scadenza delle concessioni al 31 dicembre 2023 e avviato le gare per riassegnare i titoli.



È una delle prime posizioni assunte da un Tar che contesta la proroga al 2027 disposta dal decreto “salva-infrazioni” del Governo, approvato lo scorso novembre. Ma il tribunale amministrativo ligure l’aveva già disapplicata lo scorso 14 dicembre con un’altra sentenza.

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La pronuncia sostiene che “sulla base del quadro regolatorio attualmente vigente, in forza delle sentenze dell’adunanza plenaria del Consiglio di Stato, le concessioni demaniali marittime per attività turistico-ricreative, beneficiarie di plurime proroghe ex lege, hanno cessato i loro effetti in data 31 dicembre 2023, sicché le nuove assegnazioni devono avvenire mediante selezioni imparziali e trasparenti tra i potenziali candidati, ai sensi della direttiva Bolkestein”.



Il Tar della Liguria, quindi, ha confermato la correttezza della delibera della giunta comunale di Zoagli che ha stabilito di esperire le selezioni per i nuovi affidamenti. Contro la delibera avevano fatto ricorso i tre concessionari, invocando l’applicazione della proroga al 2027 disposta dal “salva-infrazioni”, ma il Tar ha dato loro torto.

Il tribunale ha anche contestato l’origine della proroga, frutto di un accordo tra il Governo italiano e la Commissione europea: “Non vale invocare un accordo tra lo Stato italiano e la Commissione europea – come riporta Mondobalneare -, secondo cui le amministrazioni avrebbero l’obbligo di prorogare le concessioni balneari sino al settembre 2027.



E ciò sia perché non risulta esistente un documento scritto racchiudente tale patto sia in quanto, in ogni caso, un simile accordo non potrebbe prevalere sul dictum della Corte di Giustizia in ordine all’incompatibilità unionale del rinnovo automatico delle concessioni demaniali per finalità turistico-ricreative, essendo la Curia europea l’organo deputato all’interpretazione autentica del diritto eurounitario, con effetti vincolanti sia nei confronti delle autorità nazionali che delle altre istituzioni dell’Unione”.

La proroga al 2027, in realtà, non era prevista automatica e generalizzata, ma responsabilità dei Comuni, che in gran parte l’hanno recepita, mentre alcuni (come Zoagli, ma anche Roma, Maiori e Genova) hanno avviato subito i bandi.

Entrambi gli orientamenti hanno scatenato una valanga di ricorsi, sia da parte dei balneari che chiedono l’applicazione della proroga prevista dalla legge nazionale, sia da parte di comitati a favore delle spiagge libere e imprenditori interessati a entrare nel settore, che contestano la legittimità delle proroghe dove applicate.

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“L’orientamento della giurisprudenza italiana contro le proroghe sulle concessioni balneari è molto consolidato – secondo Mondobalneare -, perciò una pronuncia come quella del Tar Liguria non desta stupore ed è probabile che molte altre arriveranno nei prossimi mesi, vista l’elevata quantità di ricorsi pendenti.

Uno scenario che dimostra come la legge voluta dal governo Meloni, oltre a scontentare la categoria, abbia alimentato ulteriore caos in un settore già in difficoltà a causa dello stratificarsi di sentenze e della mancanza di una riforma organica e compatibile col diritto europeo”.

“Ancora una volta si è scatenata la solita stucchevole polemica politica sulle concessioni balneari – ha detto Antonio Capacchione, presidente del Sib-Confcommercio -. Nonostante nessuno possa ergersi a giudice, visto che in questi 15 lunghi anni tutti si sono cimentati con la questione e nessuno l’ha risolta, limitandosi (tutti!) alle proroghe.

Il Tar Liguria non applica la proroga al 2027 perché la gara era stata già avviata prima dell’entrata in vigore della nuova legge, che espressamente si applica alle “procedure avviate successivamente” e comunque perché ritenuta automatica e generalizzata.

Di diverso avviso era stato il Tar Veneto alcune settimane fa (sentenza n. 2873 del 3 dicembre 2024) che aveva invece ritenuta valida ed efficace la suddetta proroga tecnica (analogamente il Tar Lecce con decreto presidenziale del 30 dicembre 2024). Pertanto la giurisprudenza amministrativa sulle concessioni demaniali marittime non è affatto uniforme e chiara, ma contrastante e contraddittoria”.

“Ci troviamo ancora in una situazione di assoluta incertezza – ha dichiarato l’assessora regionale al Turismo dell’Emilia Romagna, Roberta Frisoni -. Il Governo lascia un intero settore nel caos e nell’insicurezza. Il nostro sistema turistico ha bisogno invece di regole e confini chiari.

Enti locali e operatori balneari hanno bisogno di un quadro giuridico certo in cui muoversi e di tempo per organizzare in modo efficace le procedure di evidenza pubblica.

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Ancora oggi non abbiamo nessuna notizia del decreto attuativo che il Governo, nella legge approvata a novembre, aveva scritto sarebbe stato pronto a marzo. Ma i Comuni devono avviare le gare e non possono farlo senza quel provvedimento proprio per non incorrere in ulteriori contenziosi.

E poi si deve dare loro un tempo congruo per strutturare le procedure. Questo, e non l’automatismo, sembra alla base del percorso tracciato dalla legge nazionale”.

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