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Il nuovo Riesame sul sequestro del Q3 slitta a fine gennaio – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni


La pronuncia della Cassazione si è rivelata piuttosto severa nella valutazione delle motivazioni con le quali i giudici del Tribunale del Riesame di Latina avevano stabilito il dissequestro del centro commerciale all’angolo tra via del Lido e la strada Pontina, ma soprattutto vale come un’importante conferma per l’inchiesta della Procura in vista del processo per lottizzazione abusiva e violazioni in materia paesaggistica disposto a carico del proponente della variante, della progettista, dell’allora dirigente comunale e del funzionario del Suap responsabile del procedimento, tutti e quattro citati in giudizio. Eppure i tempi della Giustizia strizzano l’occhio all’imprenditore indiziato di avere aggirato la legge con la compiacenza, o l’errore, dei tecnici comunali che hanno portato avanti la volontà politica dell’epoca, perché la Suprema Corte ha disposto una nuova valutazione dei sigilli da parte del Riesame, ma l’udienza è prevista per la fine di gennaio. Soprattutto l’esito è meno scontato di quanto si possa immaginare.
La prima valutazione compiuta dal collegio dei giudici del Tribunale di Latina in sede di riesame delle misure cautelari reali adottate dal giudice per le indagini preliminari, aveva di fatto smontato l’inchiesta, ma con un giudizio prima di tutto parziale del quadro indiziario e soprattutto erroneo, come contestato appunto dalla terza sezione penale della Suprema Corte di Cassazione, altamente competente in materia, che al contrario, con la decisione presa il 12 settembre e poi depositata un mese dopo, aveva annullato l’ordinanza rinviando la pratica al Tribunale di Latina per un nuovo riesame. Quindi la Suprema Corte era entrata nel merito, sottolineando la gravità indiziaria del caso. Secondo gli “ermellini” del Palazzaccio, non solo «è sufficiente osservare come l’illegittimità del progetto presentato fosse talmente evidente e macroscopica da poter essere rilevata anche da non addetti ai lavori», non solo sono evidenti gli illeciti rilevati dalla Procura, ma il complesso commerciale è stato realizzato aggirando la legge in materia urbanistica. Del resto, sebbene il progetto in variante fosse stato presentato come un corpo unitario, il privato ha chiesto e ottenuto che venisse spacchettato in tre medie strutture di vendita, più una quarta più piccola al primo piano, per evitare la classificazione in centro commerciale che avrebbe richiesto un iter autorizzativo più complesso in Regione e il pagamento di oneri maggiori, tenendo conto che già così la proprietà ha dovuto monetizzare una parte dei gli standard urbanistici perché non ha assicurato la presenza minima di verde pubblico. La successiva unificazione, in corso d’opera, del quarto negozio a uno di quelli sottostanti come ufficio è stata valutata come il tentativo di aggirare le contestazioni degli inquirenti.
Insomma, le 25 pagine di motivazione della Cassazione pesano come un macigno sul futuro del processo, ma intanto il caso deve tornare nuovamente al Tribunale del Riesame per la valutazione del sequestro. Eppure non c’è stato verso di calendarizzare l’udienza prima del 25 gennaio. Intanto le tre medie strutture di vendita, oltretutto una trasformata in attività di ristorazione in difformità alla variante stessa, potranno continuare a lavorare per tutto il periodo natalizio, notoriamente proficuo per il settore del commercio. Anche grazie all’aiuto concesso di recente dal Suap, che ha sorvolato sulle macroscopiche irregolarità ravvisate dall’autorità giudiziaria, e ha persino consentito l’apertura del centro commerciale con un solo passo carrabile a fronte dei tre accessi previsti dal progetto: non solo l’uscita su via Ferrazza e lo scarico merci non rispettano le norme e per questo non sono state autorizzate dal gestore Anas, ma gli accessi del parcheggio retrostante utilizzati in alternativa sono del tutto abusivi. Uno sbocca sulla fantomatica via Viterbo, una stradina non prevista dai piani urbanistici, l’altro esce sul piazzale di via Segantini, realizzato senza alcuna autorizzazione formale.



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