addio alla moneta comune BRICS, focus sui pagamenti internazionali

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Negli ultimi anni, il dibattito sulla creazione di una moneta comune per il BRICS ha guadagnato attenzione, ma il Brasile, che nel 2025 assume la presidenza del gruppo, ha deciso di abbandonare questa idea. 

Piuttosto che sfidare direttamente il dominio del dollaro, il Paese sta promuovendo sistemi di pagamento alternativi per facilitare il commercio tra i membri. Tuttavia, questa strategia non è priva di rischi, specialmente di fronte alle minacce di tariffe punitive da parte degli Stati Uniti.

Brasile abbandona l’idea di una moneta BRICS

Nel 2025, il Brasile assume la presidenza dei BRICS, il gruppo economico formato da Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, al quale si sono recentemente aggiunti paesi come Arabia Saudita, Iran ed Egitto. Durante il suo mandato, il Brasile ha deciso di non promuovere l’adozione di una valuta comune per il blocco, segnando una netta inversione di marcia rispetto alle dichiarazioni precedenti del presidente Luiz Inácio Lula da Silva.

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Secondo fonti governative, l’idea di una moneta unica per il BRICS non è mai stata oggetto di analisi tecniche approfondite e, di conseguenza, non verrà discussa nel prossimo summit. Questo incontro cruciale si terrà a Rio de Janeiro il 6-7 luglio 2025 e rappresenterà un momento strategico per il futuro delle relazioni economiche tra i paesi membri.

Al centro del vertice non ci sarà la creazione di una moneta comune, ma piuttosto la promozione di alternative al dollaro per il commercio internazionale. Il Brasile intende proporre soluzioni per ridurre la dipendenza dalla valuta statunitense, facilitando gli scambi commerciali in valute locali. Questo approccio mira a rendere le transazioni più efficienti e meno vulnerabili alle oscillazioni del dollaro sui mercati globali.

La dipendenza dagli Stati Uniti e la minaccia dei dazi

Ancora oggi il dollaro USA domina il commercio e la finanza internazionale, costringendo i Paesi del BRICS a trovare un’alternativa per ridurre la loro dipendenza dagli Stati Uniti e rafforzare la sovranità economica del blocco. Secondo il Fondo Monetario Internazionale (FMI) circa il 90% delle transazioni di cambio coinvolgono il dollaro, rendendolo una valuta quasi imprescindibile per gli scambi globali. Inoltre, il 57% delle riserve valutarie globali è detenuto in dollari, confermando il suo ruolo primeggiante nel sistema finanziario internazionale, sebbene questa percentuale sia in netto calo rispetto a dieci anni fa, quando superava il 65%.

Fonte: https://data.imf.org/?sk=e6a5f467-c14b-4aa8-9f6d-5a09ec4e62a4

Per questo motivo, qualsiasi tentativo da parte del BRICS di ridurre l’influenza del dollaro viene percepito come una minaccia dagli Stati Uniti. L’ex presidente e attuale candidato Donald Trump ha espresso chiaramente la sua opposizione a qualsiasi iniziativa di de-dollarizzazione, minacciando tariffe del 100% sulle esportazioni dei paesi BRICS nel caso in cui provassero a sostituire il dollaro nei commerci internazionali. Questa posizione aggressiva da parte degli Stati Uniti riflette la loro volontà di difendere il primato del dollaro e scoraggiare qualsiasi tentativo di creare un sistema finanziario multipolare che possa ridurne l’influenza.

L’eventualità di pesanti dazi statunitensi potrebbe avere conseguenze significative per il blocco BRICS. Ad esempio, il Brasile esporta annualmente oltre 40 miliardi di dollari di prodotti negli Stati Uniti, principalmente materie prime come soia, ferro e petrolio. L’imposizione di tariffe penalizzanti su questi beni potrebbe avere un impatto negativo sull’economia brasiliana e su quelle degli altri membri del gruppo, rendendo più complesso il commercio internazionale. 

Tuttavia, non tutti i paesi BRICS sono sulla stessa linea in merito alla riduzione del ruolo del dollaro. Se Russia, Cina e Iran stanno spingendo attivamente per una de-dollarizzazione, India e Brasile si mostrano più cauti, preferendo concentrarsi su sistemi di pagamento alternativi piuttosto che sull’introduzione di una valuta unica.

Il Brasile e lo sviluppo di sistemi di pagamento internazionali

Pur rinunciando all’idea di una moneta comune BRICS, il Brasile sta lavorando per sviluppare infrastrutture finanziarie che possano facilitare il commercio tra i membri del blocco senza passare dal dollaro. Tra le iniziative più rilevanti c’è l’adozione del sistema di pagamento istantaneo brasiliano (Pix), e l’espansione del Local Currency Payment System (SML).

Lanciato nel 2020, Pix ha rapidamente rivoluzionato i pagamenti digitali in Brasile, superando in popolarità contanti, carte di credito e bonifici bancari. Il sistema è stato progettato per essere facilmente integrato con altri metodi di pagamento internazionali, aprendo la strada alla sua espansione nei mercati BRICS. 

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Il nuovo Presidente della banca centrale brasiliana, Gabriel Galípolo, ha sottolineato che Pix potrebbe diventare un modello per l’interconnessione dei sistemi di pagamento dei BRICS, riducendo i costi di transazione e accelerando le operazioni finanziarie tra i Paesi membri.

Parallelamente, il Brasile già utilizza il SML (Sistema di Pagamento in Valuta Locale), che consente transazioni dirette tra Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay senza bisogno di convertire le valute in dollari. Nel 2023, il commercio con l’Argentina attraverso il SML ha raggiunto i 5,1 miliardi di real brasiliani (circa 878 milioni di dollari), una cifra significativa ma ancora marginale rispetto al totale degli scambi bilaterali tra i due paesi. L’integrazione del SML con altri sistemi di pagamento digitali potrebbe rendere queste transazioni più rapide ed efficienti, incentivandone l’uso su scala più ampia.

L’adozione di tecnologie come la blockchain e l’interconnessione dei sistemi di pagamento dei BRICS sono altre possibili soluzioni che il Brasile sta considerando. L’obiettivo è ridurre la necessità di passare per il sistema finanziario occidentale, semplificando i pagamenti e rendendo il commercio più indipendente dalle valute di riserva tradizionali.

L’impatto della strategia BRICS sull’Europa

La decisione del Brasile di abbandonare l’idea di una moneta comune BRICS, pur continuando a promuovere l’uso delle valute locali negli scambi commerciali, potrebbe avere conseguenze anche per l’Europa. L’Unione Europea mantiene, infatti, rapporti economici rilevanti con i Paesi BRICS, con esportazioni che nel 2023 hanno superato i 400 miliardi di euro. Cina, India e Brasile rappresentano mercati chiave per le aziende europee, con settori come l’industria automobilistica, farmaceutica e agroalimentare particolarmente esposti.

Se il blocco BRICS dovesse accelerare il processo di de-dollarizzazione, favorendo pagamenti in valute locali o introducendo nuovi sistemi finanziari indipendenti dal dollaro, le imprese europee potrebbero dover adattarsi a nuove dinamiche commerciali. In particolare, le aziende potrebbero trovarsi a dover gestire pagamenti in yuan, rupie o real brasiliani, con possibili impatti sui costi di transazione e sulla stabilità dei flussi finanziari.

Inoltre, le minacce di dazi statunitensi contro i BRICS, se attuate, potrebbero causare ripercussioni indirette sull’Europa. Se paesi come Brasile e India subissero restrizioni all’export verso gli USA, potrebbero reindirizzare le loro esportazioni verso il mercato europeo, aumentando la concorrenza per i produttori locali. Al tempo stesso, un deterioramento delle relazioni tra BRICS e Stati Uniti potrebbe spingere l’Europa a rivedere le proprie strategie commerciali, bilanciando i rapporti tra Occidente ed economie emergenti.

Fonte: https://www.europarl.europa.eu/RegData/etudes/BRIE/2024/762324/EPRS_BRI(2024)762324_EN.pdf



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