retail USA, insolvenze in aumento nonostante la resilienza dei consumatori Assinews.it

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L’ultimo report di Coface, “Il rischio nel retail statunitense: perché le insolvenze stanno aumentando nonostante la resilienza dei consumatori”, analizza le difficoltà strutturali del settore retail USA e le prospettive per i prossimi mesi.

Nonostante una crescita delle vendite retail del 2,4% nel 2024, i numeri positivi nascondono fragilità diffuse:

  • Aumento delle insolvenze: oltre 30 grandi retailer falliti nel 2024, livelli che non si vedevano dalla “Apocalisse del Retail” degli anni 2010.
  • Concentrazione del mercato: Walmart, Amazon e Costco da sole hanno generato quasi il 50% della crescita delle vendite retail tra il 2023 e il 2024.
  • Redditività in calo: il margine EBITDA delle aziende quotate è in declino da tre anni, segnale di un settore sempre più polarizzato tra giganti e attori in difficoltà.
  • Aziende a rischio: il 31% delle società retail presenta una debole copertura degli interessi, mentre il 48% ha un elevato livello di indebitamento. Tra le più esposte: Gamestop, Victoria’s Secret, Petco, Groupon e Land’s End.
  • Dazi e pressione sui margini: il nuovo dazio del 10% sulle importazioni dalla Cina rischia di erodere ulteriormente i margini dei retailer statunitensi.

I dati positivi a livello aggregato favoriscono solo una parte dell’industria e nascondono un calo generalizzato della redditività. Gli indicatori di rischio sono tornati ai massimi storici e le prospettive sono negative, con l’arrivo di nuovi dazi.

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Valutazione del rischio regionale del settore retail secondo Coface

  • Asia-Pacifico: Medio
  • Europa Centrale ed Orientale: Medio
  • America Latina: Molto Alto
  • Medio Oriente & Turchia: Alto
  • Nord America: Alto
  • Europa Occidentale: Alto

Nel 2024, il numero di fallimenti di grandi aziende retail negli Stati Uniti è aumentato in modo significativo, con oltre 30 casi riportati da S&P Global, livelli che non si vedevano dai tempi della cosiddetta “Apocalisse del Retail” negli anni 2010 (Grafico 1). Questo aumento delle insolvenze suggerisce che i dati complessivi del settore retail, apparentemente positivi, nascondano vulnerabilità più profonde.

Nonostante le vendite retail siano cresciute del 2,4% nel 2024, superando le aspettative per buona parte dell’anno (Grafico 2), questa resilienza non è distribuita in modo uniforme. Un’analisi più approfondita mostra che i livelli di rischio nel settore retail statunitense sono tornati ai livelli pre-pandemia, suggerendo che gli anni successivi al COVID-19 abbiano rappresentato solo una tregua temporanea.

Perché sta accadendo?

I dati sulle vendite retail nascondono differenze significative tra i vari segmenti e aziende. Mentre l’e-commerce continua a essere il motore di crescita del settore, alcune categorie – come hobby, arredamento, materiali da costruzione e grandi magazzini – hanno registrato una crescita negativa.

Al contrario, i settori dell’elettronica, dell’alimentare e dell’abbigliamento hanno riportato incrementi, ma inferiori al tasso d’inflazione (2,9% nel 2024), segnalando una riduzione dei volumi reali di vendita.

Per comprendere meglio queste disparità, Coface ha analizzato i dati finanziari di 141 aziende retail, che rappresentano oltre 2.500 miliardi di dollari di vendite annuali, pari al 51% delle vendite core del settore retail statunitense (escludendo automobili, farmaci e carburante).

I risultati mostrano una forte concentrazione: solo tre aziende – Walmart, Amazon e Costco – hanno generato quasi il 50% della crescita delle vendite retail negli Stati Uniti tra il 2023 e il 2024. La loro quota di mercato combinata è aumentata dal 19% nel 2019 al 24% nel 2024.

Guardando ai profitti, emerge un netto contrasto tra le grandi aziende e il resto del settore. La crescita degli utili medi è in declino da quasi tre anni consecutivi.

Un’interpretazione plausibile è che i retailer più piccoli, specialmente quelli che vendono beni non essenziali, siano particolarmente vulnerabili. I consumatori attenti al prezzo si stanno spostando sempre più verso grandi catene con un vantaggio competitivo in termini di costo, sia online che nei negozi fisici.

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Le flessioni dei margini EBITDA tra i retailer quotati negli Stati Uniti nel 2023-2024 ricordano molto l’andamento dell’Apocalisse del Retail, confermando che la pandemia e il periodo immediatamente successivo (2020-2022) abbiano rappresentato solo una parentesi temporanea di ripresa.

L’Apocalisse del Retail è stata generalmente attribuita a una combinazione di fattori, tra cui la crescente diffusione dell’e-commerce, il cambiamento delle preferenze dei consumatori, l’elevato indebitamento, l’eccesso di negozi fisici (soprattutto nei centri commerciali) e la pressione sui prezzi da parte dei discount, che hanno portato al fallimento di molte catene tradizionali.

Sorprendentemente, l’aumento dei tassi di interesse ha avuto un impatto limitato. Il tasso d’interesse apparente mediano e quello ponderato sono aumentati in modo significativo dal 2022, ma rimangono vicini alla loro media di lungo termine, rispettivamente intorno al 2% e al 2,5%.

Rischi attuali

Attualmente, la quota di aziende retail con una copertura degli interessi insufficiente o un elevato livello di indebitamento ha superato i livelli pre-pandemia, raggiungendo rispettivamente il 31% e il 48%, livelli vicini ai massimi storici.

Sebbene la frequenza delle insolvenze sia preoccupante, la loro gravità dipende dal punto di vista adottato. Le aziende a rischio rappresentano tra l’1% e il 2% del totale delle passività commerciali del nostro campione se si considera la copertura del debito, ma fino al 9% se si considera l’indebitamento.

I segmenti più a rischio sono l’e-commerce, l’elettronica di consumo e i prodotti per il tempo libero. Anche i grandi magazzini e i negozi discount stanno affrontando difficoltà: i primi sono in declino strutturale da oltre vent’anni, mentre i secondi faticano a causa dell’inflazione e della crescente concorrenza di Walmart e Amazon.

Guardando al futuro, i nuovi dazi del 10% sulle importazioni dalla Cina introdotti dall’amministrazione Trump potrebbero aggravare ulteriormente la situazione. Studi precedenti sulla guerra commerciale USA-Cina hanno dimostrato che, mentre i dazi hanno fatto aumentare i prezzi all’importazione, i prezzi al dettaglio sono aumentati a un ritmo molto più lento, comprimendo i margini di profitto.

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Infine, l’economia statunitense sta entrando in una fase di maggiore incertezza. La spesa dei consumatori, finora sostenuta dalle fasce di reddito più elevate, potrebbe subire rallentamenti, con un impatto sulla crescita economica, che è prevista in calo dal 2,7% nel 2024 al 2,2% nel 2025.



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