Dl bollette slitta, Meloni chiede 1 miliardo in più. Giorgetti non ci sta. Spada: “Aiuti a imprese contro caro bollette”. Ue pensa a modifiche su aiuti di Stato e CO2

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Il Dl bollette slitta a venerdì (forse), Meloni chiede 1 miliardo di euro in più. Il ministro Giorgetti non ci sta. Spada (Assolombarda): “Aiuti a imprese contro caro bollette”. Ue pensa a modifiche su aiuti di Stato e CO2. La rassegna Energia

Niente da fare per il dl bollette, la riunione del CdM è saltata per la bocciatura di Meloni. La premier ha definito il dl “non soddisfacente” e ha sollecitato i ministri Giorgetti e Pichetto Fratin ad approfondire» ulteriori misure, per dare una risposta «più efficace» a famiglie e imprese, in particolare ai soggetti più vulnerabili, secondo quanto riporta La Stampa. Una strigliata che non è andata giù al ministro dell’Economia, il quale ha vissuto la bocciatura della premier come una “pugnalata alle spalle, un’uscita del tutto inaspettata”, scrive Il Corriere della Sera. Il caro energia pesa come un macigno sulle imprese, che chiedono al più presto misure efficaci. “Chiediamo di poter essere competitivi e per questo ci auguriamo che il provvedimento annunciato vada realmente nella direzione del supporto alle imprese”, ha detto ieri Alessandro Spada, presidente di Assolombarda. Grandi manovre in atto a Bruxelles. Secondo le indiscrezioni raccolte dal Sole 24 Ore l’Ue rivedrà in modo sostanziale il cosiddetto Carbon Border Adjusted Mechanism, che impone un tributo ambientale sui beni importanti. Le piccole e medie imprese (90% della platea di imprese interessate e solo l’1% delle emissioni) saranno esentate da questo meccanismo. Per le grandi imprese, imprese, verranno introdotte alcune semplificazioni amministrative per agevolare lo scambio delle quote “verdi”. Previste novità anche sul fronte del regime di aiuti di Stato associato al Clean Industrial Deal (CID). Se il progetto per cui viene chiesto l’aiuto di Stato rientra nella cornice definita dal CID, la Commissione “presume” che l’aiuto sia compatibile con le regole europee del mercato interno. La rassegna Energia.

IL DL BOLLETTE SLITTA A VENERDI’. MELONI: MANCA 1 MILIARDO

“Il governo fatica a trovare la quadra sul nuovo decreto bollette e così la riunione del Consiglio dei ministri attesa per stamattina slitta a venerdì, quando è previsto che sul tavolo del governo arrivi anche la nuova legge delega sul nucleare già annunciata da tempo. A fronte di un pacchetto di misure che prevede un impegno superiore a 3 miliardi di euro resterebbe infatti da trovare poco meno di un miliardo. Si stava profilando insomma un decreto più gracile del previsto, decreto che Giorgia Meloni ha definito «non soddisfacente» tanto da arrivare a «strigliare» il ministro dell’Economia e quello dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Giancarlo Giorgetti e Gilberto Pichetto Fratin, e chiedere loro di «approfondire» ulteriori misure, per dare una risposta «più efficace» a famiglie e imprese, con una particolare attenzione ai soggetti più vulnerabili. Caustico, dopo l’annuncio del rinvio, il commento del Pd che parla di «governo nel caos». Il problema è che le misure messe sul tavolo dai tecnici dei due dicasteri compongono un pacchetto sulla carta significativamente robusto e pertanto i due miliardi reperiti sinora non sono sufficienti per procedere, a meno che non si voglia ridurre il ventaglio delle misure o la durata dei sostegni rispetto ai sei mesi del piano inziale”, si legge su La Stampa.

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“Si va, infatti, dall’ipotesi di alzare sino a 15 mila euro (dagli attuali 9.530 euro) la soglia Isee per consentire a 5,8 milioni di famiglie di accedere al bonus sociale (misura che da sola vale almeno 1,3 miliardi di euro), all’abbattimento del differenziale fra il costo del gas sul mercato di Amsterdam e quello sul mercato all’ingrosso italiano(…) sino al potenziamento del cosiddetto energy release, e cioè la possibilità di poter concedere elettricità a prezzi calmierati per le imprese energivore che ricorrono a fonti rinnovabili, ad una possibile riduzione degli oneri per la distribuzione del gas naturale alla proroga delle concessioni idroelettriche”, continua il giornale.

“Due le idee presentate via social dalla segretaria Elly Schlein assieme ad Antonio Misiani e Annalisa Corrado: la prima punta a disaccoppiare il prezzo dell’energia dal prezzo del gas. La seconda riguarda la proposta di legge per istituire un acquirente pubblico unico in modo da ottenere prezzi dell’energia più bassi. «Su queste continueremo a incalzare il governo Meloni che non ha fatto nulla» ha affermato Schlein, secondo la quale i bonus «hanno una loro utilità ma danno risposte di corto respiro, mentre servono risposte sul lungo periodo. Per questo chiediamo una svolta sulla politica italiana ed europea». (…) «Servono interventi urgenti, a cominciare dalla progressiva sterilizzazione degli oneri generali di sistema (gravanti per il 23% sulle bollette elettriche del terziario) la cui fiscalizzazione condurrebbe all’abbattimento dei costi per la generalità dei clienti finali» chiede invece Confcommercio, segnalando che nell’ultimo biennio, il divario tra noi ed il resto d’Europa è costantemente aumentato: nel 2023 il prezzo dell’energia elettrica in Italia era più alto del 24% rispetto a quello francese, e maggiore – rispettivamente – del 33% e del 41%, rispetto a quello tedesco e quello spagnolo. Nel 2024 lo stesso differenziale è poi salito a +49% rispetto alla Francia e a +61% rispetto Spagna e Germania”, continua il giornale.

IRRITAZIONE DI GIORGETTI PER BOCCIATURA DL BOLLETTE

“«Non si fa così». Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è andato su tutte le furie ieri pomeriggio quando, a sorpresa, ha appreso dalle agenzie di stampa che la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, aveva bocciato la bozza di decreto legge contro il caro-bollette, giudicandola insufficiente e inefficace a sostenere, in particolare, i soggetti più vulnerabili. Insomma, una premier irritata che striglia i ministri coinvolti nella stesura del provvedimento, al punto da rinviarlo a un successivo consiglio dei ministri, anziché alla riunione prevista per oggi. Con l’invito a fare di più e meglio. (…) Ecco perché il ministro dell’Economia — spiegano i suoi — ha vissuto le parole fatte trapelare da Giorgia come una pugnalata alle spalle, un’uscita del tutto inaspettata”, si legge su Il Corriere della Sera.

“Oggi il ministro parte per il Sudafrica per le riunioni del G7 e G20. Ammesso e non concesso che si volessero fare altri approfondimenti e miglioramenti — si ragiona al ministero — si sarebbe potuto, come si fa tante volte, rinviare il decreto a un successivo consiglio dei ministri per motivi «tecnici», senza sbandierare la bocciatura, quasi si fosse a scuola. Soprattutto quando i compiti sono stati fatti e non erano per nulla facili. Insomma, un minimo di riguardo, sembra pensare Giorgetti.(…) Ma poi bisognerà trovare i miliardi, da tre a cinque, per la nuova Rottamazione che vuole la Lega e quelli per il taglio dell’Irpef che vuole Forza Italia o quelli per tutti e due, se non ci sarà un compromesso. Un po’ troppo. Bisogna ritrovare un metodo. E una misura, secondo Giorgetti”, continua il giornale.

ENERGIA, SPADA (ASSOLOMBARDA): “COMPETITIVITA’ A RISCHIO”

“Un’emergenza, ormai diventata strutturale. Alla vigilia del varo del decreto annunciato dal Governo per contrastare il caro-energia, Assolombarda ribadisce la necessità di interventi rapidi e incisivi, puntando ad eliminare uno dei gap che pesa sulle imprese. «Chiediamo di poter essere competitivi – spiega il presidente Alessandro Spada nell’evento dedicato al tema (Le imprese al centro della transizione energetica) – e per questo ci auguriamo che il provvedimento annunciato vada realmente nella direzione del supporto alle imprese. (…) Per le imprese è fondamentale agire in più direzioni, guardando anzitutto ai differenziali di prezzo esistenti con gli altri Paesi europei. Paesi, spiega Spada, che hanno fatto scelte diverse, andando verso il nucleare (Francia), oppure spingendo su rinnovabili ma anche rigassificatori (Spagna). «Soluzioni ve ne sono – spiega – e vanno attuate: dobbiamo disaccoppiare il prezzo del gas da quello dell’energia elettrica, fare acquisti comuni europei, puntare sui rigassificatori e velocizzare i permessi sulle rinnovabili. E puntare sul nucleare (…) A gennaio – ricorda il vicepresidente con delega alla Transizione Ecologica di Assolombarda Alberto Dossi – per l’energia elettrica in Italia abbiamo avuto un differenziale di prezzo a nostro sfavore del 20% nei confronti della Germania, del 29% verso la Francia, del 32% nei confronti della Spagna”, si legge su Il Sole 24 Ore.

“Scenario, quello che deve affrontare la manifattura, decisamente più complesso rispetto al passato, spiega il presidente dell’autorità di regolazione Arera, Stefano Besseghini. «L’elemento di cambiamento più significativo – aggiunge – è l’aver “perso” i costi ridotti del combustibile di transizione, cioè il gas, un paradigma cambiato radicalmente dal 2022. (…) Tra gli obiettivi – spiega Besseghini – c’è quello di garantire una continuità nello sviluppo delle rinnovabili, senza continui stop and go autorizzativi e normativi, vincoli burocratici che inevitabilmente si trasferiscono a valle, rappresentando dei costi occulti nel bilanciamento complessivo». Passi avanti in questo senso ne sono comunque stati fatti – chiarisce nel suo intervento il presidente di Gse Paolo Arrigoni – con una capacità rinnovabile installata che cresce di anno in anno, dal GW del 2021 ai 7,5 dello scorso anno, che portano il totale a 74,5, con un target al 2030 di 131 GW. «Obiettivo raggiungibile – spiega – alla luce dei trend che vediamo negli ultimi anni. Certo, non tutto è elettrificabile e queste fonti inoltre non sono stabili e programmabili: ecco perché il gas deve continuare a svolgere un ruolo di accompagnamento nella transizione». (…) Per le Comunità energetiche sono 1.700 le domande arrivate, di cui il 60% ha già ottenuto il via libera. La scadenza del 31 marzo per presentare le domande – spiega Arrigoni – sarà però quasi certamente spostata in avanti”, continua il giornale.

LE NUOVE REGOLE UE SU CO2 E AIUTI STATO

“Ha le sembianze quasi di uno tsunami, i cui effetti però saranno tutti da capire e verificare nei prossimi mesi, la massa di provvedimenti che la Commissione europea si appresta a varare per rilanciare la competitività dell’economia dell’Unione. Mercoledì verrà presentato il Clean Industrial Deal, con cui Bruxelles rivede profondamente il Green Deal del primo esecutivo von der Leyen, con l’obiettivo di “stemperare” alcuni vincoli climatici considerati troppo penalizzanti per la competitività dell’industria europea. Il provvedimento sarà accompagnato dai primi due pacchetti “omnibus” di semplificazioni, sulla sostenibilità e sugli investimenti, più un action plan per garantire a imprese e cittadini energia a prezzi accessibili. (…) Secondo le indiscrezioni raccolte dal Sole 24 Ore e dalle ultime bozze circolate, verrà rivisto in modo sostanziale il cosiddetto Carbon Border Adjusted Mechanism, tassello essenziale dell’ormai “vecchio” Green Deal e che impone un tributo ambientale sui beni importanti per contrastare il dumping ai danni dell’ambiente fuori dai confini europei. Le piccole e medie imprese, «che rappresentano il 90% della platea di imprese interessate e solo l’1% delle emissioni», saranno esentate da questo meccanismo simile a quello degli ETS . Per le grandi imprese vengono invece introdotte alcune semplificazioni amministrative per agevolare lo scambio delle quote “verdi”. (…) Altro intervento molto rilevante riguarda il regime di aiuti di Stato associato al Clean Industrial Deal (CID). Una comunicazione che accompagna il CID, capovolge in qualche modo la logica della compatibilità dell’aiuto pubblico. In pratica, se il progetto per cui viene chiesto l’aiuto di Stato rientra nella cornice definita dal CID, la Commissione “presume” (un verbo che compare più volte nel testo della comunicazione) che le condizioni perché l’aiuto sia compatibile con le regole europee del mercato interno siano rispettate. La “presunzione” riguarderà tre aree di investimento: lo sviluppo delle fonti di energia rinnovabili e degli stoccaggi; la decarbonizzazione dei processi produttivi industriali tramite elettrificazione o uso dell’idrogeno e, infine, aiuti agli investimenti che accelerino la transizione verso un’economia a zero emissioni. (…) L’unico limite che rimane è la proporzionalità dell’aiuto rispetto alle dimensioni dell’investimento complessivo previsto, con una serie di soglie in base al tipo di aiuto e al tipo di investimento”, si legge su Il Sole 24 Ore.



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