A Verona arriva lo stent di ultima generazione: «Dimezza la durata dell’intervento»

medicina personalizzata

Azienda ospedaliera universitaria integrata di Verona prima in Veneto e seconda in Italia con la nuova tecnologia

La medicina personalizzata ha fatto un altro passo avanti nell’ospedale di Borgo Trento. Succede nella sala operatoria della Chirurgia Vascolare, dove il direttore prof. Gian Franco Veraldi e la sua équipe stanno utilizzando un nuovo dispositivo medico di ultimissima generazione.

Si tratta dello stent BeFlared, un innovativo stent metallico che permette di curare l’aneurisma (dilatazione anomala) dell’aorta toraco-addominale. Una patologia grave che richiede un complesso intervento chirurgico e che colpisce principalmente i maschi ultrasessantenni, spesso senza sintomi. L’avvertenza è di avere un regolare controllo dell’ipertensione arteriosa e dell’obesità.

Primi in Veneto e secondi in Italia

Da inizio febbraio, per agganciare l’endoprotesi aortica all’intestino e ai reni e riparare l’aneurisma, scongiurando la rottura del vaso, viene utilizzato uno stent di alta tecnologia e di recentissima produzione. L’Azienda Ospedaliera di Verona è la prima in Veneto e la seconda in Italia (dopo Genova) a utilizzarlo ed è già stato impiantato con successo su alcuni pazienti.

I vantaggi

L’importanza clinica di questo stent è che permette un posizionamento preciso e mirato sul punto da riparare. Fino ad oggi “l’adattamento” dello stent veniva fatto a mano dai chirurghi vascolari in varie fasi successive per permettere il corretto ancoraggio al vaso viscerale, il nuovo dispositivo invece si adatta da solo con poche semplici manovre chirurgiche, permettendo una significativa riduzione dei tempi operatori che si dimezzano passando da 5 a 2 ore circa.

Benefici per il paziente

Con il nuovo stent l’intervento dura molto meno, non essendo più necessarie le manovre aggiuntive del chirurgo. Anche se si tratta di un intervento comunque complesso, il paziente è sottoposto ad un intervento chirurgico mininvasivo e più breve, comportando un’anestesia e un decorso post operatorio meno lunghi.

Costi e formazione

Il fatto che si tratti di una procedura mininvasiva non deve far pensare ad un intervento “semplice”. L’operazione è molto complessa e richiede una formazione specifica dei medici dell’equipe della Chirurgia Vascolare, che si caratterizza per l’età media intorno a 40 anni. Gli specialisti devono acquisire la manualità specifica per questa altissima tecnologia. Questo nuovo stent rappresenta un investimento maggiore ad esclusivo beneficio del paziente. Il costo è, infatti, il doppio rispetto allo stent tradizionale, che si aggiunge a quello dell’endoprotesi che ha un valore di circa 25 mila euro. In totale, il costo per ogni paziente è di circa 40 mila euro fra endoprotesi e 4 nuovi stent. 

Alla conferenza stampa erano presenti: Callisto Bravi, direttore generale Aoui; Gian Franco Veraldi, direttore Uoc Chirurgia vascolare; Leonardo Gottin, direttore Terapia intensiva Cardio toraco vascolare; Luca Mezzetto, Marco Macrì, Paolo Criscenti, Lorenzo Scorsone, Giovanni Abruzzino, Lorenzo Grosso e Giacomo Abatucci, équipe chirurgica; Violeta Garcia Landaverde, specializzanda.

Bravi: “I veronesi e i veneti sono fortunati perché se capita un problema grave come questo, qui hanno una risposta di cura immediata e innovativa. Il nostro ospedale è hub e integrato con l’università, per noi nuovi metodi e nuovi processi sono fondamentali. Il maggior costo non un problema perché grazie alla preparazione dei nostri professionisti le nuove tecnologie sono sempre abbinate all’appropriatezza. Questo fa sì che si tratti di investimenti in salute, visto che i vantaggi per i pazienti sono molti, e non di maggiori costi”.

Prof Veraldi: “Nel 2024 abbiamo operato 155 aorte di cui 68 open e 87 con endoprotesi, di queste la maggior parte sono stati casi ‘advanced’ cioè complessi. L’utilizzo delle endoprotesi evita, in generale, l’intervento open di apertura dell’addome o del torace. Adesso, l’endoprotesi con il nuovo stent è un intervento ancora di più mininvasivo perché i tempi operatori di dimezzano. Serve solo un passaggio per adattare lo stent alla protesi e ai vasi che portano il sangue agli organi, mentre prima dovevamo adattarlo a mano con più passaggi successivi. Il vantaggio clinico è indubbio e siamo i primi in Veneto e secondi in Italia ad utilizzare la nuova tecnologia. Il paziente avrà minori dosi di anestesia, minor dolore e una degenza più breve”.

Prof Gottin: “La collaborazione tra me e il prof Veraldi è partita nel 2008, questo ci ha permesso di costruire due équipe, chirurgica e anestesiologica, con specifiche competenze in questo tipo di interventi piuttosto complessi, con pazienti ad elevato rischio. La tecnica endovascolare riduce tantissimo lo stress chirurgico sull’organismo ed è il presupposto principale per migliorare la prognosi, ma non è esente da rischi. Per noi anestesisti le problematiche da gestire riguardano il sistema cardiocircolatorio, il sanguinamento acuto ma anche una potenziale ischemia del midollo spinale. La competenza dell’anestesista è di gestire tutte le condizioni di protezione del midollo per evitare complicanze al paziente, servono una collaborazione strettissima con il chirurgo e una conoscenza accurata delle procedure chirurgiche”.